Sandro Iacometti: fuga dall'auto elettrica, meno 44% di vendite

  • Postato il 20 settembre 2024
  • Di Libero Quotidiano
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Sandro Iacometti: fuga dall'auto elettrica, meno 44% di vendite

I numeri catastrofici snocciolati ieri dall'associazione dei costruttori europei sono una sorpresa solo per chi negli ultimi mesi è vissuto in orbita su una navicella spaziale di Elon Musk oppure è stato impegnato a mettere insieme la fotocopia della maggioranza Ursula per guidare la Ue fingendo che nulla fosse accaduto. Tutti gli altri hanno capito abbastanza chiaramente che il vero sconfitto alle elezioni del 9 giugno, più di Macron e Scholz, è stato il green deal forsennato e ideologico sostenuto da Bruxelles negli ultimi anni. E siccome gli elettori sono anche consumatori, il giudizio viene ribadito giorno dopo giorno nelle scelte sugli acquisti. Ed ecco il risultato: ad agosto le vendite di auto elettriche in Europa si sono fermate a 92.627 unità, si tratta del 43,9% in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Un mese difficile? Non si direbbe. Dall'agosto del 2023, infatti, la quota di mercato dei veicoli green che l'Europa imporrà a tutti di commercializzare dal 2035 è scesa dal 21 al 14,4%.

Insomma, le auto a batteria per ora non le vuole nessuno. Il problema è che in attesa di ridiscutere il futuro divieto, perché ormai è inevitabile non farlo, ai motori tradizionali, l'ostilità alle quattroruote a batteria sta trascinando giù tutto il mercato. Qualcuno mercoledì si è scagliato contro l'asse governo-Confindustria sulla necessità di introdurre massicce dosi di realismo e pragmatismo nel percorso della transizione ecologica «impregnato di errori» tracciato da Bruxelles. Ebbene, la desertificazione industriale dell'automotive non è uno spauracchio dei negazionisti climatici, ma uno scenario che si trova dietro l'angolo.

 

 

 

Le immatricolazioni complessive in Europa sono crollate del 18,3%, con perdite che hanno riguardato tutti i principali mercati, a partire però, guarda un po', da quei Paesi governati da forze politiche che hanno preso più schiaffoni alle elezioni europee. La Germania ha infatti registrato un calo del 27,8% e la Francia del 24,3%. Un po' meglio è andata all'Italia (-13,4%) e alla Spagna (-6,5%). Ma va detto che da noi il dato è molto condizionato dalle performance di Stellantis, unico produttore Ue che ora si dice pronto ad andare avanti sulle elettrico e non vuole cambiare le regole, ma che ad agosto ha preso una botta del -28,7% sulle vendite, con una quota di mercato scesa in un anno dal 16,1 al 13,7%. A parte la Tesla, che proponendo solo auto elettriche è precipitata del 36,4%, il gruppo controllato a metà dagli Agnelli-Elkann è stato nettamente il peggiore d'Europa, dove nessuno, manco la Volkswagen alla canna del gas, ha superato il 15% di flessione.

Ma dalle parti di Stellantis non si percepisce sconcerto. Anzi. Il ceo Carlos Tavares continua a dire che il gruppo è pronto per affrontare la transizione ecologica e ieri da Mirafiori hanno fatto sapere che gli operai in cassa integrazione possono fare i salti di gioia perché stanno arrivando le prime auto cinesi della Leapmotor e alcuni di loro potranno tornare a prendere lo stipendio pieno controllando che i veicoli siano a posto. Anche per i sindacati c'è una buona notizia. Il gruppo ha firmato l'accordo sul Comitato aziendale europeo. In pratica, le politiche aziendali saranno discusse con le sigle a livello europeo. In pratica gli operai della Fiat di Torino verranno messi contro gli operai della Fiat di Tychy, in Polonia, che ormai producono più modelli “made in Italy” di quelli fatti veramente in Italia.

Al di là di Stellantis, comunque, i produttori sono assai preoccupati. Anche perché il calo delle ecologiche inizia a riguardare anche le ibride plug-in, scese del 22,3%. Resistono per ora solo le ibride-elettriche (+6,6%), unico tipo di veicolo che viene considerato immune da eventuali tagliole normative senza avere gli svantaggi delle batterie (ricariche, autonomia, ecc). La quota di mercato dell'ibrido-elettrico ha raggiunto il 31,3%, rispetto al 24% dell'agosto 2023. Allargando l'orizzonte temporale il quadro cambia poco.

 

 

 

Da inizio anno la Spagna (+4,5%) e l'Italia (+3,8%) hanno registrato performance positive ma modeste. I mercati francese e tedesco hanno invece segnato risultati stagnanti (rispettivamente -0,5% e -0,3%). La sostanza è che le vendite nei primi 8 mesi sono circa il 20% in meno dei livelli prepandemici. Motivo per cui, dopo i rilievi di Draghi, Orsini e Meloni, pure l'Acea (l'associazione dei costruttori) ha fatto sua la proposta del ministro del Made in Italy Adolfo Urso, chiedendo che siano immediatamente ridiscussi i vincoli sulle emissioni per auto e camion che dovrebbero invece essere rinegoziati rispettivamente nel 2026 e 2027. Il rischio, se continua così, è che fra un anno non ci sia più nulla su cui discutere.

 

 

 

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Libero Quotidiano

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