Sanatoria infinita: la maggioranza torna a spingere per una nuova edizione del ravvedimento speciale
- Postato il 4 luglio 2025
- Economia
- Di Il Fatto Quotidiano
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La maggioranza torna in pressing per affiancare alla nuova edizione del concordato preventivo, il patto biennale con l’Agenzia delle Entrate su cifre da dichiarare e tasse da pagare, una nuova sanatoria sul pregresso. Consentendo a chi aderisce per il biennio 2025-2026 di sfruttare il “ravvedimento speciale”, condono forfettario che durante la prima edizione del concordato ha consentito di mettersi in regola con lo sconto per i mancati versamenti del passato. Il presidente della commissione Finanze della Camera, Marco Osnato (FdI), ha presentato un emendamento ad hoc al decreto fiscale, per cercare di far rientrare dalla finestra quel che era uscito dalla porta del decreto correttivo sul concordato approvato dal consiglio dei ministri il 4 giugno. Quando il governo non ha accolto una proposta identica arrivata dalla stessa commissione nel parere sul provvedimento. Ora il partito della premier Giorgia Meloni ci riprova, nel tentativo di aumentare l’appeal del finora fallimentare concordato voluto dal viceministro Maurizio Leo.
La modifica, che dovrà ora andare al voto in commissione, strizza l’occhio a una platea di circa 2,2 milioni di autonomi soggetti agli Indici sintetici di affidabilità fiscale potenzialmente interessati all’accordo con le Entrate. Se passerà, potranno sanare il nero fatto tra 2019 e 2023 pagando un’imposta sostitutiva dell’Irpef del 10, 12 o 15% – crescente al diminuire dell’affidabilità fiscale – sul reddito già dichiarato incrementato di una quota fissa legata sempre al punteggio Isa: 5% per chi ha Isa pari a 10, 10% tra 8 e 10, 20% tra 6 e 8, 30% tra 4 e 6, 40% tra 3 e 4, 50% sotto il 3. Va ricordato che un voto inferiore a 8 indica che l’amministrazione fiscale giudica poco credibili i dati comunicati, ovvero sospetta che quel contribuente sia un evasore. E il 55% delle partite Iva soggette agli Isa corrisponde all’identikit. Per l’Irap la sostitutiva si fermerebbe al 3,9%. E, come per la prima edizione, per il 2020 e 2021 le imposte sarebbero anche ridotte del 30% per tener conto della pandemia. In ogni caso, il valore complessivo dell’imposta sostitutiva per ogni annualità sarà di almeno 1.000 euro.
La richiesta arriva “al buio” rispetto ai risultati del primo ravvedimento. Ilfattoquotidiano.it ha presentato all’Agenzia delle Entrate una richiesta di accesso per sapere quanti abbiano aderito e con quale gettito per lo Stato, ricevendo un diniego motivato con l’assenza di dati “immediatamente disponibili” e la necessità di effettuare “apposite elaborazioni”. Gli stessi senatori di FdI, Forza Italia e Lega firmatari della proposta originaria, approvata lo scorso anno, avevano previsto che lo Stato, rinunciando a risorse che avrebbe potuto recuperare senza sconti, ci avrebbe perso in totale 1 miliardo di euro. Peraltro, nonostante l’allettante offerta, le adesioni al concordato sono state meno di 600mila di cui solo 190mila da parte del vero target dell’operazione, i contribuenti in odore di evasione che Leo voleva gradualmente portare alla piena affidabilità. Eppure la maggioranza non si rassegna al flop dello strumento.
Per Maria Cecilia Guerra, componente della commissione Bilancio e responsabile nazionale Lavoro del Partito democratico, FdI “torna all’attacco per riproporre un bel condono“, ennesimo tentativo di “piegare la leva fiscale a una concezione profondamente clientelare: provvedimenti di favore per gruppi ben identificati di contribuenti, con l’obiettivo evidente di ottenerne il sostegno elettorale“. Ulteriore tassello di un “fisco colabrodo, dove a parità di reddito si pagano imposte profondamente diverse. Un sistema in cui chi rispetta le regole viene doppiamente penalizzato: paga più degli altri e subisce la concorrenza sleale di chi, evadendo le imposte, può offrire prezzi più bassi senza alcuna conseguenza. La morale, purtroppo, resta sempre la stessa: rubare alla collettività non è considerato un furto”.
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