San Francesco torna festa nazionale, il 4 ottobre sarà giorno festivo. Ma solo dal 2027

  • Postato il 18 settembre 2025
  • Cronaca
  • Di Blitz
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La cosiddetta “sfida dei santi” in Parlamento si è trasformata in una decisione concreta: il 4 ottobre, giorno dedicato a San Francesco d’Assisi, tornerà a essere festa nazionale. Dal 1977 la ricorrenza era stata abolita come festività civile, ma a partire dal 2026 sarà nuovamente inserita tra i giorni in rosso del calendario. Tuttavia, poiché quell’anno la data cadrà di domenica, gli effetti pratici si vedranno soltanto nel 2027, anno in cui scuole, uffici pubblici e gran parte delle attività rimarranno chiusi.

Due le proposte di legge confluite in questo provvedimento: la prima a firma del leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi, la seconda di Fratelli d’Italia. La maggioranza si è mostrata compatta, con il sostegno di Forza Italia e Lega. L’occasione simbolica è l’ottocentesimo anniversario della morte del poverello d’Assisi, che ricorrerà proprio nel 2026. L’introduzione di una nuova festività comporterà costi per lo Stato, stimati in oltre 10 milioni di euro annui, ma anche benefici economici diretti per i lavoratori dipendenti.

Valori francescani e memoria storica

Il testo di legge non si limita a ripristinare una festività, ma vuole rendere omaggio anche al messaggio universale di San Francesco. Nella relazione introduttiva, si legge che il santo è “icona per i valori di pace, fraternità e rispetto per la natura”, valori ripresi e rilanciati da Papa Francesco, che ha scelto il nome pontificale proprio in onore del patrono d’Italia.

La decisione del Parlamento richiama inoltre precedenti storici legati alla gestione delle festività civili. Nel 1977, con la legge n. 54, furono abolite diverse ricorrenze religiose e civili per contenere i costi e ridurre i cosiddetti “ponti”. Tra queste figuravano l’Epifania, San Giuseppe, l’Ascensione, il Corpus Domini e la Festa delle Forze Armate. Negli anni successivi, però, non mancarono ripensamenti: l’Epifania, ad esempio, venne reintrodotta nel calendario civile nel 1985 e resa nuovamente festa nazionale nel 2011. Il ritorno del 4 ottobre si colloca dunque in una lunga tradizione di aggiustamenti, in cui simboli religiosi e scelte politiche si intrecciano.

Costi, benefici e limiti della riforma

Per i lavoratori del settore privato, la novità rappresenta un vantaggio concreto, dal momento che i festivi garantiscono un trattamento economico superiore. Anche alcune categorie del pubblico impiego, come forze dell’ordine e personale sanitario, beneficeranno di compensi aggiuntivi. Lo Stato si farà carico di un onere di circa 10,6 milioni di euro l’anno, di cui 8,7 milioni destinati al servizio sanitario e 1,8 milioni a polizia, forze armate e vigili del fuoco.

Il voto a Montecitorio è fissato tra il 17 e il 18 settembre, prima del passaggio al Senato per il via libera definitivo. Resta escluso l’emendamento del deputato Dieter Steger, che proponeva di rendere festa nazionale anche il 19 marzo, giorno di San Giuseppe. Il governo ha motivato lo stop con ragioni di bilancio e con la volontà di evitare che si aprisse la strada a ulteriori richieste. Nei corridoi della Camera, qualcuno ha commentato ironicamente: “E allora mettiamo anche San Girolamo o San Tommaso”.

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Blitz

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