Samsung Galaxy Z Fold7, il pieghevole che non si piega… ai compromessi. La recensione
- Postato il 26 luglio 2025
- Di Panorama
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Gli smartphone pieghevoli, specie quelli che si spalancano e diventano un tablet, sono sempre stati un vorrei ma non posso. Una tentazione legittima, delusa però dalla prova dei fatti, dalla condanna a una certa immaturità esistenziale.
Quello performante era troppo spesso e pesante, sacrificando la portabilità che è il requisito primario di ogni telefono; quello un po’ più a dieta aveva una batteria deludente e un comparto fotografico non all’altezza dei top dei gamma tradizionali, pur costando di più delle versioni da pro, con la memoria siderale e lo spazio d’archiviazione esagerato. Mentre, va detto, i campioni di leggerezza e sottigliezza visti negli ultimi tempi, di norma non si sono dimostrati in grado di supportare l’hardware con un software altrettanto convincente. Promossi nella forma, non altrettanto nelle funzioni.
Insomma, gli smartphone pieghevoli hanno sempre portato con sé un peccato originale d’incompiutezza, una certa propensione al compromesso. Seducenti, ma abbandonati. Degni di una cotta fugace, non di un rapporto duraturo. Almeno, forse, finora. Perché il nuovo Galaxy Z Fold7 di Samsung sembra quel salto di qualità atteso da tempo.
È un’evoluzione della specie, senz’altro non una rivoluzione, che però puntella, aggiusta, sistema quelle criticità che, a tanti, in passato facevano escludere il display flessibile a prescindere.
Se magari non vinceranno, non diventeranno mai la maggioranza assoluta nelle nostre tasche e nelle nostre borse, questi prodotti possono quantomeno tentare di giocarsela alla pari. O avere una lista dei pro più lunga dei contro. Entriamo nel dettaglio.
Il fattore magrezza
I numeri dicono poco. Esprimono, però non lasciano percepire la realtà. L’unica evidenza è l’incontrovertibilità del confronto: il Galaxy Z Fold7 maneggiato assieme al Galaxy S25 Ultra, il flagship della casa coreana, pesa di meno. Anche se oltre a un cuore di chip custodisce un secondo display. Per la cronaca, sono 215 grammi. È poco, pochissimo, per un oggetto che è due in uno. E come testimonia l’immagine qui sotto, è anche sottilissimo: 8,9 millimetri da chiuso, 4,2 da aperto. Come per avviene per i modelli tradizionali primi della classe, ci si dimentica di averlo con sé. Le generazioni precedenti ingombravano, sporgevano, erano davvero poco confortevoli, per esempio indossando dei jeans stretti.

Samsung non ha problemi a riconoscerlo: quando fu lanciato sul mercato nel 2019, il primo Fold era grosso 17,1 millimetri. In quel caso dire sottile era altamente inappropriato. Adesso siamo a circa la metà, il 48 per cento in meno a voler fare i precisini. È tantissimo, ci sono voluti molti tentativi ed errori per arrivarci.
L’invito è mettere da parte le reticenze e andare a fare la prova sul campo: maneggiare lo smartphone, aprirlo e poi richiuderlo, metterselo in tasca. Ci si unirà a quanti hanno deciso di dargli fiducia sulla carta, o meglio sulla base delle sue specifiche tecniche: Samsung ha fatto sapere che la nuova serie Galaxy Z ha registrato il numero di preordini più alto di sempre e che oltre la metà delle preferenze sono andate allo Z Fold7, con un aumento superiore al 50 per cento rispetto ai modelli precedenti. Come dire: scendono peso e spessore, sale il consenso.
Fuori è meglio che dentro?
Il bello di questo smartphone è che non bisogna scegliere, che i due display – quello principale da 8 pollici e quello esterno, diciamo da chiuso per capirci, da 6,5 pollici – sono assolutamente complementari, tendono per l’appunto a completarsi, anziché fare concorrenza. Nell’uso quotidiano, quello più intenso e frequente, lo schermo che sta fuori fa lavorare lo Z Fold7 come un telefono tradizionale. Dovete rispondere a un messaggio su WhatsApp, mostrare la carta d’imbarco in aeroporto oppure saltellare tra una canzone e l’altra su Spotify? È lì che rimarrete. Con un’usabilità piena, data dal rapporto 21:9, e la piena accessibilità con una mano sola: per dire, si può arrivare da un estremo all’altro della tastiera per comporre una frase senza patire. Non si ha né la sensazione che sia troppo piccolo, né che possa scivolare mentre lo state utilizzando, finendo rovinosamente a terra.
È quando c’è bisogno di maggiore spazio, di allargarsi, di usare più applicazioni allo stesso tempo, che il secondo schermo viene in soccorso. Digitare testi lunghi come mail complesse e intanto avere accanto un documento o una pagina web da consultare, è parecchio comodo, per non parlare della lettura di un libro o della visione di un video su YouTube. In quest’ultimo caso c’è da fare qualche aggiustamento, ma sicuramente l’occhio ne guadagna.

Senza scendere nei dettagli tecnici, non è lo scopo di questa recensione, tutto scorre in maniera molto fluida, si sente di avere un alleato per la produttività e l’intrattenimento, che fa della versatilità la sua cifra. È una questione di luoghi e di modi: lo schermo chiuso dà il suo meglio quando si sta in piedi, in movimento, per esempio girovagando per una città; quello aperto si presta all’utilizzo sull’autobus, in treno, da seduti. Tutte le volte che ci si vuole immergere nei propri contenuti. E a casa? Così come in ufficio, il telefono si gigioneggia, fa mostra di sé, cattura l’attenzione di chi lo nota.
Grazie alla cerniera che gli lascia prendere la posizione preferita dall’utente, si tende a tenerlo socchiuso, semi-accostato o quasi dispiegato, come un leggio interattivo disponibile immediatamente. Alla lunga, quello che accade è un cambiamento del proprio rapporto con lo strumento. Evolve il modo di averlo accanto sulla scrivania. Si tende, ecco, a usarlo più intelligentemente.
Non è tutto oro…
Questa non vuole essere un’ode sperticata del Galaxy Z Fold7 ma una valutazione fattuale dei cambiamenti, fin qui in meglio. Va detto che il dimagrimento, come qualunque dieta, ha imposto dei sacrifici. In primis, la più evidente, quella del pennino: se chi legge non lo ha mai usato, né sopportato, potrebbe vederlo come un ulteriore punto a suo vantaggio. Ma giacché si tratta di uno strumento per la produttività che è entrato nelle abitudini di molti, potrebbe capitare di sentirne la mancanza.
L’altro punto centrale riguarda la batteria, che poi è stato il punto focale del dibattito – entusiasmi a parte – seguito al lancio dello smartphone: siamo a 4.400 mAh, meno di top di gamma con uno schermo solo. Una capienza che peraltro deve supportare schermi nitidi e luminosissimi. Se la domanda è se si arriva a fine giornata, non sarebbe sensato rispondere un pieno sì. Non perché fallisca a prescindere, ma in quanto dipende dall’utilizzo che se ne fa, dalla frequenza con cui si ricorre alla versione tablet. Di certo, non avvengono drammatici scaricamenti. Il processore è per sempre uno Snapdragon di Qualcomm, è finito – accadeva con altri chip – il tempo in cui bastavano due foto e una chiamata per perdere il 10 per cento di autonomia. Peraltro, giostrandosi con i risparmi energetici, si arriva lontano anche quando di carica ne è rimasta poca.
Lato fotocamere, non siamo ai livelli del Galaxy S25 Ultra, ma complici anche le tante funzioni di bordo di ritocco automatico delle immagini accese dall’intelligenza artificiale, l’utente medio può dirsi ampiamente soddisfatto. Anche perché il guadagno in termini di usabilità e duttilità è ampiamente maggiore. Il Galaxy Z Fold7 di Samsung, in sintesi, è una prova di maturità. Un pieghevole che non si piega ai compromessi.