Samba, gonne e messaggi sull’inclusione: quanto giova il ritorno del “brasiliano” Braathen Pinheiro al mondo (vecchio) dello sci
- Postato il 23 novembre 2024
- Sport
- Di Il Fatto Quotidiano
- 1 Visualizzazioni
Quando ha tagliato il traguardo della seconda manche, sul ghiacciaio di Soelden, il pubblico è impazzito: miglior tempo. Lui ha tolto gli sci e mentre tutte le telecamere erano su di lui, ha ballato la samba. Signore e signori, ecco a voi Lucas Braathen Pinheiro, con un accento in più sul secondo cognome, quello brasiliano. Sì, perché ora il fuoriclasse nato a Oslo corre con la nazionalità della mamma, di cui ha sempre mantenuto il cognome: il Brasile, appunto. È il ritorno, dopo un anno di inattività, del figliol prodigo; del campione – e istrione – di cui il movimento dello sci alpino ha bisogno, senza tuttavia averne consapevolezza.
Unghie delle mani rigorosamente smaltate (con colori sempre diversi), per l’occasione anche verde-oro, passerelle e sfilate quando non danza tra i pali stretti dello slalom speciale, gonne e messaggi sull’inclusione, Braathen Pinheiro ha appena 24 anni, ma col suo modo di fare – e con le sue parole – sta già portando una piccola rivoluzione all’interno del Circo Bianco. “Voglio ispirare le persone a mostrare le differenze e la propria personalità“. E ancora: “La bellezza sta nell’abbracciare le differenze”. Di fronte a lui c’è chi storce il naso, perché lo ritiene un personaggio troppo fuori dagli schemi (e pazienza se ha sempre dimostrato grande professionalità e sportività); e chi, invece, lo adora. Per semplificare, i primi fanno parte della vecchia guardia (non necessariamente dal punto di vista anagrafico) del mondo dello sci; i secondi, e qui sì che il dato anagrafico conta, sono per lo più giovani.
Braathen Pinehiro ha corso, fino alla stagione 22/23, con la Norvegia. E con la Norvegia ha vinto la Coppa del mondo di slalom (vincendo, quell’anno tre gare, più una di slalom gigante). Ma dissidi con la federazione, principalmente legati a sponsor e diritti d’immagine, lo hanno allontanato progressivamente dal piacere di competere. Fino all’annuncio choc: “Mi ritiro, non sono più felice e voglio tornare ad esserlo”. Poi l’anno sabbatico in giro per il mondo, il surf, la moda (è diventato recentemente ambassador di Moncler), la casa a Milano, Rio de Janeiro. E, infine, il ritorno coi colori brasiliani: “I giornalisti continuano a farmi domande sullo sci, senza chiedermi da dove venga il mio fantastico senso per il fashion…“.
Braathen Pinheiro, dunque, è tornato. E nonostante l’assenza dalle gare, è ancora fortissimo. A Soelden, in gigante, è partito col pettorale 41, si è qualificato per la seconda manche, poi ha fatto il miglior tempo di gara ed è risalito fino ai piedi del podio. Alla fine ha abbracciato i suoi ex compagni di squadra (è legatissimo al coetaneo Atle Lie McGrath). Stesso risultato nello speciale di Levi: parte fuori dal gruppo dei 30, si qualifica e alla fine arriva quarto. Il podio è dietro l’angolo, la vittoria pure (e sarebbe storica per il Brasile). L’obiettivo del fuoriclasse – seguito da un super team composto, tra gli altri, da Mike Pircher, ex allenatore della leggenda Marcel Hirscher – è Milano-Cortina. E c’è da scommettere che nel 2026 si presenterà al cancelletto di partenza tra i favoriti per mettersi al collo la medaglia olimpica più preziosa.
Il confronto col vecchio mondo dello sci, la cui cultura conservatrice vede di cattivo occhio tutto ciò che le risulta “diverso”, è abbastanza impietoso. Basta pensare alla scenata del norvegese Henrik Kristoffersen – uno dei più vincenti in attività – quando l’anno scorso a Gurgl due attivisti per il clima tentarono di colorare di arancione la zona del traguardo. In quell’occasione Kristoffersen cercò di saltare addosso a uno dei due attivisti, a stento il personale di servizio riuscì ad allontanarlo. E che dire, a proposito di differenze, quando Sofia Goggia dichiarò che tra gli sciatori (maschi) era impossibile ci fossero gay perché devono buttarsi giù dalla Streif (la discesa libera di Kitzbühel)?
“Penso che lo sport e la bellezza dello sport sia la sua diversità. È la differenza tra noi atleti che lo rende interessante”. No, non l’ha detto la campionessa italiana per correggere l’uscita sugli atleti omosessuali. È sempre di Braathen Pinheiro. Che poco prima di tornare a gareggiare, in un’intervista a Olympics.com ha detto: “Spero solo che ci siano dei ragazzi là fuori che si sentano ispirati a osare e a seguire il loro sogno, qualunque esso sia, a prescindere dall’aspetto, dalla provenienza o da ciò che pensano i loro amici a scuola o i loro genitori a casa. Il vostro sogno è vostro e nessuno dovrebbe portarvelo via”. Forza Pinheiro, vamos dançar!
Mail: a.marzocchi@ilfattoquotidiano.it
L'articolo Samba, gonne e messaggi sull’inclusione: quanto giova il ritorno del “brasiliano” Braathen Pinheiro al mondo (vecchio) dello sci proviene da Il Fatto Quotidiano.