Salvini ancora contro Macron: “Pensi alle sue periferie e convochi meno ambasciatori”. Poi evoca la Cee: “Funzionava, ora solo euroburocrazia”
- Postato il 27 agosto 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Invece di convocare un ambasciatore al giorno, Macron dovrebbe preoccuparsi della situazione economica e sociale di molte periferie francesi”. Matteo Salvini continua a prendersela con il presidente francese. Dopo l'”attaccati al tram” degli scorsi giorni, frase che ha comportato la convocazione all’Eliseo dell’ambasciatrice italiana, il leader della Lega è tornato a criticare Emmanuel Macron in una intervista a ilSussidiario.net, rilasciata in occasione del Meeting di Rimini.
Il vicepremier ha mostrato anche una forte nostalgia per la Comunità economica europea (Cee), sciolta nel 2009: “Funzionava benissimo, questa euroburocrazia è invece la morte del nostro continente. Anche dal punto di vista valoriale, visto che la sinistra ha perfino impedito di riconoscere le radici giudaico-cristiane dell’Europa, molte città sono ormai in mano alla prepotenza islamica“.
L’intervista continua con le considerazioni del ministro sulla posizione dell’Italia sullo scenario internazionale: sta giocando “assolutamente” bene il suo ruolo sull’Ucraina e “rivendico la nostra posizione equilibrata e saggia, a differenza di altri governi europei e di alcuni vertici di Bruxelles che – ribadisce Salvini- insistono a parlare di armi, eserciti, bombe e missili“. “Si ascolti Papa Leone – aggiunge – e si investa sulla diplomazia, invece di pensare a improbabili guerre contro la Russia che in passato, da Napoleone a Hitler, non hanno portato nulla di buono”.
Quanto alla partita dei dazi, per Salvini ora “serve cambiare l’Europa, togliendo burocrazia e limiti come quelli sui motori benzina e diesel dal 2035. L’America difende se stessa e fa bene, Cina e India fanno lo stesso. È l’Europa che invece sbaglia, lo ha ricordato lo stesso Draghi proprio qui al Meeting: mentre le altre potenze innovano e liberano energie, Bruxelles sforna norme, limiti, regolamenti assurdi e divieti”. Per il vicepremier “la risposta non può essere “più Europa”, semmai un’Europa che, in linea con quanto i padri fondatori pensavano, si occupi di meno cose e lo faccia bene, lasciando agli Stati nazionali le scelte che li riguardano più da vicino”.
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