Sallusti al “Corriere” omaggia il nonno fascista “fucilato dai partigiani”. Anpi: “Verità distorta, offende la Resistenza”
- Postato il 17 aprile 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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“Io orgoglioso di mio nonno che fu fucilato dai partigiani, ma non ho avuto la tentazione di diventare fascista”. In un’intervista con questo titolo, pubblicata tre giorni fa sul Corriere della sera, il direttore del Giornale Alessandro Sallusti ha parlato del nonno paterno Biagio, repubblichino fucilato dopo la Liberazione: “Non so se mio nonno fosse davvero fascista. Certo non era un gerarca, era un ufficiale dell’esercito. Come tanti, dopo l’8 settembre si schierò con quella che si è dimostrata la parte sbagliata della storia”, ha detto ad Aldo Cazzullo. Biagio Sallusti fu il presidente del tribunale della Repubblica di Salò che condannò a morte il partigiano ventenne Giancarlo Puecher come rappresaglia per una serie di uccisioni di fascisti. Una vicenda che però il nipote minimizza: “Alcuni miliziani erano stati uccisi. Vennero arrestati partigiani considerati responsabili. Il presidente del tribunale era fuggito, il suo vice pure. Il nonno era il comandante militare della piazza di Como. Deve aver sofferto per quella sentenza di morte: i condannati dovevano essere quattro, lui riuscì a farli scendere a uno“, ha sostenuto.
Una narrazione a cui si oppone l’Anpi di Como, in un comunicato firmato dal presidente Manuel Guzzon: “Ancora una volta il tentativo è evidentemente di distorcere la verità storica e processuale, dando in pasto all’opinione pubblica una versione dei fatti totalmente inverosimile“, denuncia insieme a Sergio Simone, presidente del comitato comasco per le celebrazioni dell’ottantesimo anniversario del 25 aprile, e a Lauretta Minoretti, presidente dell’istituto di storia contemporanea “Pier Amato Perretta” di Como. L’intervista, scrivono, “contiene una serie di falsità lesive dell’onore dei combattenti della Resistenza”: “Il tenente colonnello Biagio Sallusti non era un militare sprovveduto ma il comandante del distretto militare di Como, aderente al partito fascista repubblicano e primo seniore della milizia fascista. Non è stato fucilato dai partigiani bensì come esecuzione della sentenza di un regolare processo, emessa dalla Corte d’Assise straordinaria di Como, regolarmente costituita, oltre tutto dopo un ricorso respinto, e infatti la fucilazione avviene non all’indomani della Liberazione ma l’8 febbraio 1946“, puntualizzano.
Sallusti senior, sottolinea l’Anpi, “aveva il compito di assistere i familiari dei prigionieri e la sua “ assistenza” consisteva, come ampiamente dimostrato nel dibattimento processuale, in continue e reiterate vessazioni, violenze, percosse, insulti e minacce ai prigionieri. Nel dicembre 1943 presiede il tribunale, poi dichiarato illegittimo dalla stessa Rsi, che condannerà a morte Giancarlo Puecher in un processo farsa. In nessun modo favorisce l’attenuazione delle condanne degli imputati come dichiarato. Gli unici ad intercedere a favore degli imputati sono l’avvocato difensore Gianfranco Beltramini e in parte il podestà Airoldi. Resta fedele fino all’epilogo al fascismo repubblicano e all’alleato nazista”.
L’associazione dei partigiani si scaglia poi contro l’accostamento, fatto da Sallusti nell’intervista, tra le lettere scritte dal nonno e da Puecher subito prima della condanna a morte, in cui, afferma, chiedevano “le stesse cose: pacificare, riunire, rinascere, ricostruire l’unità nazionale”.”È inaccettabile, oltraggioso e vergognoso utilizzare l’ultima lettera di Giancarlo Puecher, martire della libertà e medaglia d’oro al valor militare della Resistenza, per accostarla volgarmente e subdolamente a quella di Biagio Sallusti, con lo scopo di porre sullo stesso piano due vite, due modi di pensare e di agire diametralmente opposti, come lo sono stati Puecher e la lotta resistenziale per la Liberazione da un lato, e Sallusti e la violenta e opprimente azione dell’apparato repressivo repubblichino dall’altro. Così come riteniamo vergognoso il modo in cui le affermazioni contenute nell’intervista non siano state verificate prima della loro pubblicazione”, conclude il comunicato.
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