Salario, pensioni e armi: l’Usb proclama uno nuovo sciopero generale. “Torniamo a bloccare tutto”

  • Postato il 23 ottobre 2025
  • Lavoro
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Un nuovo sciopero generale “contro la finanziaria di guerra” affinché si torni a investire su salari, pensioni e sanità invece di comprare e costruire nuove armi. L’Usb è pronta a bloccare tutto di nuovo, per usare lo slogan che ha accompagnato le manifestazioni oceaniche legate al massacro di Israele nella Striscia di Gaza. L’esecutivo nazionale confederale dell’Unione sindacale di base ha indicato il 28 novembre come data per l’astensione dal lavoro di tutte le categorie: la data sarà ora sottoposta all’approvazione dell’assemblea nazionale dei delegati e delle delegate in programma a Roma l’1 novembre, ma il via libera definitivo è scontato.

Al centro dello sciopero, spiega Usb, c’è la questione del salario: l’invito del sindacato è quello di rimettere in discussione la firma degli ultimi contratti nazionali perché, “tutti devono assicurare almeno 2mila euro come livello minimo di partenza e in paga base, somma che rappresenta la linea invalicabile per garantire una retribuzione dignitosa e consentire il recupero delle fortissime perdite accumulate dai salari negli ultimi trent’anni”. Inaccettabile poi – continua il sindacato – “che si continui ad allungare l’età pensionabile che va invece riportata a 62 anni”.

A pagare “devono essere le banche, che hanno incassato extraprofitti e stanno affamando il Paese, approvando interventi veri ben diversi dalle iniziative ipocrite inserite nella legge di Bilancio”, scrive l’Usb in relazione alla “mancia” richiesta dal governo agli istituti di credito. “Le tariffe dei beni e servizi essenziali vanno messe sotto regime controllato – prosegue l’esecutivo nazionale – Invece di comprare e costruire nuove armi è ora di tornare a costruire case popolari e di affrontare l’emergenza della sanità pubblica, investendo in personale e strutture sanitarie”.

Dopo lo sciopero generale del 28 novembre, Usb propone anche di costruire una grande manifestazione nazionale per sabato 29 novembre con i movimenti sociali e le realtà indipendenti: “È ora di riprendere la pratica del ‘Blocchiamo tutto’, utilizzata efficacemente in difesa del popolo palestinese, contro il genocidio e a sostegno della Global Sumud Flotilla, per fermare la corsa al riarmo e costruire un nuovo futuro”.

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Il Fatto Quotidiano

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