Salari bassi, turni massacranti, contratto scaduto: lavoratori pronti allo sciopero nella Catalogna dei record turistici
- Postato il 24 agosto 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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L’industria turistica catalana continua a registrare numeri da primato, ma il malcontento dei lavoratori cresce. Nel primo semestre di quest’anno, la Catalogna ha accolto 9,25 milioni di turisti stranieri, generando ricavi superiori ai 10,5 miliardi di euro. Numeri straordinari che, tuttavia, non si riflettono nelle buste paga di chi lavora in alberghi e ristoranti.
Giovedì circa 150 sindacalisti della UGT (Unió General de Treballadors), principale sigla del settore, si sono radunati in Plaça Catalunya, a Barcellona, per protestare contro lo stallo delle trattative sul contratto collettivo, scaduto lo scorso anno. La richiesta è chiara: aumenti salariali adeguati al costo della vita e condizioni lavorative dignitose. Se non si raggiungerà un accordo, i lavoratori minacciano lo sciopero.
Lo scontro sugli aumenti
Il nodo principale riguarda le retribuzioni. Il salario base è di 1.500 euro lordi al mese per 14 mensilità (circa 1.200 euro netti), poco distante dal salario minimo spagnolo, pari a 1.100 euro lordi. Durissimo l’attacco del segretario generale della UGT, Pepe Álvarez: “Il comportamento della patronale è da veri avvoltoi: vogliono trattenere tutti i profitti e non redistribuire la ricchezza generata. Non firmeremo mai un contratto al ribasso in un anno di utili milionari”.
Secondo il sindacato, le associazioni imprenditoriali starebbero rallentando le trattative per evitare di applicare gli aumenti durante l’alta stagione. Álvarez ha sottolineato che sarebbe necessario “un incremento dei salari simile a quello ottenuto alle Baleari, dove è stato firmato un accordo che prevede un aumento del 13,3% nei prossimi tre anni”. In questo senso, ha ribadito che “non c’è alcuna ragione per non farlo anche in Catalogna”. La proposta iniziale della UGT prevede addirittura un aumento del 15%.
Camil Ros, segretario generale della UGT di Catalogna, ha a sua volta evidenziato l’atteggiamento “irresponsabile” degli imprenditori, che “pensano solo a sé stessi, al conto economico e ai profitti”, invitandoli a riflettere sul perché manchi manodopera nel settore. “La carenza di personale è dovuta al fatto che la gente preferisce lavorare in altri ambiti piuttosto che nella ristorazione”, ha affermato.
D’altra parte, il sindacalista ha criticato anche le amministrazioni per aver fissato servizi minimi che “impediscono lo sviluppo degli scioperi”, come quello del servizio di handling di Ryanair, convocato per mercoledì, venerdì, sabato e domenica fino alla fine dell’anno. “Gli scioperi si convocano quando c’è attività, per fare pressione”, ha ricordato, aggiungendo che i governi “devono essere consapevoli che i servizi minimi devono essere davvero minimi, e non massimi”.
Turni estenuanti e carenza di personale
Un altro tema centrale è la riduzione dell’orario di lavoro. La UGT denuncia turni “insostenibili” dovuti alla carenza di personale, con dipendenti costretti a svolgere 7-8 ore extra a settimana, spesso non retribuite. L’obiettivo è arrivare a 37,5 ore settimanali, in linea con la proposta della ministra del Lavoro, Yolanda Díaz.
Nel 2023, il presidente di Hostelería de España, José Luis Yzuel, era finito al centro delle polemiche per aver dichiarato: “In tutta la vita nel settore alberghiero abbiamo fatto mezza giornata, dalle 12 alle 12. È un problema? No, in alta stagione bisogna approfittarne”. Le sue parole, seguite dalle scuse del giorno successivo, accesero il dibattito sulla realtà quotidiana di centinaia di migliaia di lavoratori. Oggi quella “mezza giornata” di 12 ore è meno frequente, ma la ristorazione resta uno dei mestieri più sacrificati del Paese.
Secondo l’Encuesta de Población Activa (EPA), i lavoratori a tempo pieno nel settore svolgono in media 37,4 ore settimanali, 3,3 ore in più della media nazionale. Si lavora più che in edilizia (35,7) o in agricoltura (35,6). Il 12% dei salariati —circa 200.000 persone— supera le 50 ore settimanali, rendendo il settore turistico e alberghiero la seconda attività con più lavoratori sottoposti a turni estenuanti, dopo l’agricoltura.
Il settore è anche tra i principali ambiti di lavoro a tempo parziale in Spagna: circa un lavoratore su quattro ha contratti inferiori alle 30 ore settimanali. Questa prevalenza del part-time contribuisce a spiegare perché le retribuzioni siano tra le più basse del tessuto produttivo nazionale. Secondo l’INE, l’Istituto nazionale di statistica, nel 2021 la retribuzione media annua è stata di 14.633 euro, il 44% in meno rispetto alla media nazionale (25.897 euro).
La prossima riunione tra sindacati e rappresentanti della categoria è fissata per la fine di settembre, a stagione turistica conclusa. Sarà allora che si deciderà se la protesta rimarrà simbolica o sfocerà in uno sciopero generale in Catalogna, con possibili ripercussioni su uno dei principali motori dell’economia regionale.
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