Sala e Boeri indagati, il futuro di Milano passa dalle chat: ecco cosa sta succedendo
- Postato il 18 luglio 2025
- Di Panorama
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Certe frasi sembrano fatte per restare. Quelle che ti rimangono impresse non per la forma, ma per la sostanza. Tipo: «Non posso far spuntare torri dove oggi non c’è nulla». È una chat, sì. Di quelle che ormai costellano ogni inchiesta, ogni ricostruzione. Ma è anche molto di più: è una visione politica, una sintesi (forse amara) di ciò che l’urbanistica milanese è diventata – o non è mai riuscita a essere del tutto.
A scriverla è Beppe Sala, sindaco in carica e da pochi giorni al centro di un’indagine giudiziaria che coinvolge 74 nomi tra architetti, tecnici, imprenditori e membri della macchina pubblica. A leggerla, invece, è Stefano Boeri, archistar globale, presidente della Triennale, urbanista di lungo corso. Due figure che hanno definito il profilo estetico e politico di Milano nell’ultimo decennio. E che oggi si ritrovano, come in un cortocircuito, nello stesso faldone della Guardia di Finanza.
Non servono più i rendering in 3D o i plastici alla Calatrava. Per progettare il futuro urbanistico di Milano basta un cellulare, qualche emoji e il tono giusto su WhatsApp. E così, tra un “ok. Buona serata” e un “ci sentiamo pom”, prende forma il destino della città più verticale d’Italia.
Il sindaco e l’architetto
“Non posso far spuntare torri dove non c’è nulla”: così scriveva Sala a Boeri nel febbraio 2022, spegnendo con una riga il sogno (verticale) di un nuovo skyline. Un messaggio che oggi, alla luce dell’inchiesta, pesa come cemento armato. Soprattutto perché quelle torri – e altre ancora – potrebbero non essere nate solo da idee brillanti, ma da intrecci un po’ meno trasparenti tra interessi pubblici e privati.
Nella ricostruzione della Procura, tutto ruoterebbe attorno alla nomina sospetta della Commissione per il Paesaggio, organo fondamentale per dare il via libera a progetti urbanistici. Secondo gli inquirenti, sarebbe stata formata ad hoc per favorire determinati studi professionali. Tra questi, anche lo studio dell’architetto Boeri, che insieme a Sala avrebbe avuto rapporti più che istituzionali con il presidente della Commissione, Paolo Pezzotta, anch’egli indagato.
Un file Excel, qualche chat e 30.000 euro
Nel copione di questo intrigo milanese ci sono tutti i protagonisti: il sindaco “rigeneratore”, l’architetto visionario, l’assessore tecnico senza partito, e persino l’ex presidente della Commissione Paesaggio con un file Excel salvato nel computer come chi tiene il diario segreto sotto il materasso. Peccato che lì, invece delle poesie, ci siano parcelle da 30.000 euro, indicazioni su progetti già approvati e una lista dettagliata dei compensi percepiti per ogni intervento, come in un tariffario da boutique.
E mentre il fascicolo si allarga, spuntano intercettazioni via WhatsApp in cui i toni amichevoli tra i protagonisti sembrano confermare una certa confidenza: “Grande! Allora ci sentiamo pom.” – “Ottimo, buon lavoro!” – “Il team è a disposizione!”. Poche parole, ma sufficienti a far tremare mezza urbanistica milanese.
Cronache da Palazzo Marino
Nel frattempo, dentro il Palazzo, la giunta si muove come una compagnia teatrale improvvisata alle prove generali. Sala piange. Non crolla, ma si incrina. Lunedì parlerà in aula, ma intanto il telefono vibra di messaggi di solidarietà, come in una fiction a metà tra House of Cards e Don Matteo. Marotta dell’Inter bussa alla porta per capire che fine farà San Siro, mentre l’assessore Tancredi entra in motorino e, senza dire una parola, diventa il mistero più chiacchierato del giorno. Si dimette? Non si dimette? Per ora resta. Come certi cantieri: fermi, ma con le transenne già montate.
Tancredi, va ricordato, è l’unico tra i protagonisti a non essere indagato, ma il suo nome spunta spesso tra i progetti contestati. Il suo silenzio – ad oggi assoluto – pesa più di una dichiarazione.
Il Salva Milano
In Parlamento si parla del “Salva Milano”, un decreto che dovrebbe rimettere in moto il settore edilizio ma rischia di far sembrare tutto un condono travestito da riforma. Il Pd si muove con la grazia di un equilibrista, mentre il centrodestra fa il tifo per la paralisi altrui. E mentre la città resta sospesa tra grattacieli in attesa e cantieri congelati, i 5 Stelle urlano “Far West urbanistico!” in Commissione, come se fosse uno spaghetti western ambientato tra Porta Nuova e CityLife.
E poi c’è Euro 2032, un sogno tricolore con un cuore milanese: San Siro. Ma l’impianto è ancora in un limbo progettuale, sospeso tra demolizioni, progetti alternativi e tensioni politiche. Le inchieste potrebbero rallentare tutto, mettendo a rischio anche i piani di UEFA e FIGC.
Milano, sogni e torri in bilico
Alla fine, resta la città. Quella vera. Dove i residenti di Cadorna non si lamentano del vuoto, e dove il parco promesso da Boeri è rimasto una nuvola di pixel. Dove si parla di “interessi collettivi” ma si risponde in tempo reale ai promotori privati. Dove tutto si gioca tra le righe di una chat, ma le conseguenze sono ben più pesanti di un “visualizzato alle 16:08”.
E intanto Milano, capitale del design, della moda, oggi indossa un tailleur stropicciato dal vento delle inchieste. Elegante, sì. Ma con l’orlo che si scuce.