Rupnik resta a Lourdes, ma i suoi mosaici saranno messi in ombra
- Postato il 4 luglio 2024
- Di Il Foglio
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Rupnik resta a Lourdes, ma i suoi mosaici saranno messi in ombra
La settimana scorsa il destino delle opere di uno dei più celebri mosaicisti del mondo, padre Marko Ivan Rupnik (le sue opere sono ovunque) ha portato alla luce uno scontro ai massimi livelli della Chiesa. Mentre il prefetto del dicastero per la Comunicazione, il laico Paolo Ruffini, osservava che la rimozione delle sue opere “non è una risposta cristiana”, il cardinale arcivescovo di Boston (e presidente della commissione per la Tutela dei minori), Sean O’Malley, rispondeva che non una ma tutte le opere artistiche di Rupnik andrebbero eliminate dalla circolazione. Dimesso dalla Compagnia di Gesù un anno fa, l’artista sloveno è accusato da una dozzina di donne – religiose comprese – di abusi psicologici, fisici e sessuali avvenuti nell’arco d’un trentennio. La Compagnia spiegava d’aver imposto “a padre Marko Rupnik di cambiare di comunità e di accettare una nuova missione in cui gli abbiamo offerto un’ultima possibilità come gesuita di fare i conti con il proprio passato e di dare un segnale chiaro alle numerose persone lese che testimoniavano contro di lui, per poter entrare in un percorso di verità. Di fronte al reiterato rifiuto di Marko Rupnik di obbedire a questo mandato, ci è rimasta purtroppo una sola soluzione: la dimissione dalla Compagnia di Gesù”. Lo scorso ottobre, il Papa aveva concesso la deroga alla prescrizione che avrebbe impedito un eventuale procedimento dell’ex gesuita”. Da tempo (anni) si chiedeva un intervento diretto di Francesco, che assai silente era rimasto sul caso.
Dagli sviluppi della vicenda è scaturito un dibattito: che fare con le sue opere? Lasciarle dove sono o condannarle all’oblio? Una delle rappresentazioni più celebri del mosaicista è a Lourdes, all’esterno della Basilica di Nostra Signora del Rosario. La contesa, qui, è stata lacerante: una commissione ha lavorato per mesi e ognuno ha detto la sua, anche “con passione”, ha ammesso il vescovo di Tarbes e Lourdes, mons. Jean-Marc Micas. Che alla fine ha scelto di non decidere: i mosaici restano lì, per ora, finché non maturerà una risposta definitiva. Nel comunicato diffuso dalla diocesi, il presule non nasconde le difficoltà riscontrate: “Dovremmo lasciare questi mosaici dove sono? Dovrebbero essere distrutti? Dovrebbero essere rimossi o visualizzati altrove? Non c’è consenso su nessuna proposta”, ammette, prima di chiarire un punto fondamentale: “La mia posizione personale è nota: questa situazione non ha nulla a che vedere con altre opere il cui autore e le cui vittime sono morte, a volte da diversi secoli. Qui le vittime sono vive e lo è anche il carnefice. Ho anche capito che non era mio compito ragionare in base allo statuto di un’opera d’arte, alla sua ‘moralità’ che va distinta da quella del suo autore. Il mio ruolo è far sì che il Santuario accolga tutti, soprattutto chi soffre, comprese le persone vittime di abusi e violenze sessuali, bambini e adulti. A Lourdes, le persone provate e ferite che hanno bisogno di consolazione e riparazione devono restare al primo posto. Questa è la grazia specifica di questo Santuario: nulla deve impedire loro di rispondere al messaggio della Madonna che li invita a recarsi lì in pellegrinaggio. Poiché per molti questo è diventato impossibile, la mia opinione personale è che sarebbe meglio rimuovere questi mosaici”. Poiché, però, i commissari (cappellani, vittime, artisti, psicologi, cardinali e vescovi) hanno ciascuno un’opinione diversa, al momento si è deciso di non illuminarli più durante le suggestive e molto partecipate processioni serali “aux flambeaux”, con le fiaccole. In attesa, forse, che un segnale definitivo arrivi da Roma.
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