Rubini: Per battere Meloni Prodi ricaccia l'ulivo. Ma il centrino sa già di vecchio...
- Postato il 19 gennaio 2025
- Di Libero Quotidiano
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Rubini: Per battere Meloni Prodi ricaccia l'ulivo. Ma il centrino sa già di vecchio...
La buona notizia per i cattolici del Pd è che ieri a Milano, al battesimo di “Comunità democratica” c'era davvero tanta gente. Tra le varie sale erano in seicento, ma le richieste di accredito superavano il migliaio. Insomma quella parte di sinistra moderata che Elly Schlein ha un po' silenziato in questo scorcio di segreteria, ha ripreso a parlare e a parlarsi. E ha detto in maniera chiara - anche da Orvieto - che nelle scelte future del partito vuole contare di più. La notizia meno buona è che a fronte di tanto entusiasmo, le ricette che sono uscite da questa prima convention, sanno di stantio. È così anche il tanto atteso intervento di Enrico Maria Ruffini - l'ex direttore dell'Agenzia delle Entrate, che dovrebbe fare da federatore dell'area catto-dem -, che si risolve in una serie di luoghi comuni che in certi momenti ha ricordato (anche alla platea che ascoltava smarrita) la migliore imitazione di Veltroni fatta da Corrado Guzzanti. Tipo: «Ormai siamo abituati a interessarci solo al “chi” e non al “cosa” o al “perché”, siamo assuefatti ai talent show e alle nomination»; o ancora: «L'idea non è quella di costruire un'operazione di cosmesi, ma un'agenda seria.
Non si tratta di costruire nuovi partiti o nuove aree, si tratta di coinvolgere nuovi elettori». Tutto chiaro no? Anche la proposta finale sulla maggioranza Ursula che «nata in un momento di difficoltà (per l'Europa), potrebbe diventare una scelta solida per essere alternativi alla destra (in Italia)», appare un già sentito. Senz acontare che per realizzare questo progetto bisognerebbe portare nel centrosinistra Forza Italia. Impresa più facile a dirsi che a farsi. Per tacere del fatto che attualmente la maggioranza Ursula non se la passa benissimo in tema di solidità. Ma non ditelo a Ruffini, che alla fine si porta comunque a casa gli applausi dei presenti. In platea ad ascoltarlo ci sono, tra gli altri, Barbara Pollastrini, Maria Pia Garavaglia (che invoca il ritorno al proporzionale), Giuliano Poletti, Pierluigi Castagnetti, Lorenzo Guerini, Simona Malpezzi, il sindaco di Milano Beppe Sala (che attacca Schlein sul “no” al terzo mandato) e anche Maria Elena Boschi, plenipotenziaria di Renzi che precisa: «Sono qui ad ascoltare un amico (Ruffini, ndr), ma prima devono venire le idee, poi i nomi». Sul palco, invece, due degli organizzatori di “Comunità democratica”, l'ex ministro Graziano Delrio e l'ex consigliere regionale lombardo Fabio Pizzul. Ruffini a parte c'era attesa anche per l'altro grande protagonista di giornata: Romano Prodi, che da giorni appare in pianta stabile in tv per parlare dei cattolici che «finalmente dopo due annidi silenzio sono tornati a farsi sentire».
L'ex premier si collega da Fabriano e, se possibile, in fatto di proposte delude ancor più del suo nuovo pupillo. La sintesi è: rifacciamo l'Ulivo, ma non chiamiamolo Ulivo. Un po' pochino. Ma ecco cosa ha detto: «Siamo stati corrosi dal mito dell'uomo, o della donna, sola al comando, ma la democrazia si salva solo con la partecipazione. Sono molto contento che ci sia un'analoga iniziativa ad Orvieto. La democrazia è confronto e partecipazione». Poi chiarisce: «Non penso a un partito dei cattolici, ma al necessario indispensabile, anche se non sempre riconosciuto, contributo dei cattolici per la costruzione di un Paese più giusto». Poi riconosce ad Elly Schlein il merito di essere riuscita a «rafforzare il ruolo del Pd come catalizzatore della capacità di cambiamento». Ora «se il Pd sarà capace di apertura e condivisione, potrà costruire un'alleanza vincente». Insomma l'Ulivo 4.0. Anche in fatto di temi, che Prodi elenca alla rinfusa: «Politica ambientale, immigrazione, Ong, lotta all'evasione fiscale». Insomma la solita minestra già sonoramente bocciata dagli elettori. Prodi ha infine attaccato il governo, che a suo dire «sui temi economici strombazza risultati che nella realtà non ci sono». L'attacco più feroce, però, è sulla politica estera. «L'alleanza con gli Usa è necessaria spiega -, ma serve una politica europea unitaria, che non può accettare il rapporto unilaterale, coi singoli Paesi fra Usa e nazioni europee. Alleati e amici profondi degli Usa sì, ma non sudditi». E invece «abbiamo un governo che pensa che un bilateralismo di obbedienza porti frutti positivi per l'Italia». Qualche mugugno dalla platea si alza quando l'ex premier parla di difesa comune e di spesa per gli armamenti («giusto spendere di più, ma solo per l'esercito comune»). Non quando invoca «la fine del sistema dell'unanimità nel prendere decisioni in Europa». Fine. La speranza per un cammino migliore alla gente di “Comunità democratica” prova a darla Delrio nel suo intervento finale: «Oggi è l'inizio di un percorso- spiega-, non di un partito. La risposta che c'è stata dimostra che c'è un bisogno. Ci diamo l'impegno di non perderci di vista». Insomma a sentire gli organizzatori, quella di ieri a Milano e ad Orvieto non è stata né la nascita di un partito né di una corrente interna al Pd. Ma al Nazareno le orecchie devono essere fischiate per bene...
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