Romano Prodi spiazza Gruber e Schlein, i riformisti del Pd aspettano le elezioni: le ultime della politica

  • Postato il 29 ottobre 2025
  • Politica
  • Di Blitz
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Non c’è nessun rischio per la nostra democrazia”: ad affermarlo è Romano Prodi, non Matteo Salvini.

Sillaba queste parole in tv, in quello che molti definiscono il salotto chic della sinistra. A condurre il programma che vira sempre più da una parte (quella mancina) una incredula Lilli Gruber, giornalista di razza, che riteneva intervistando l’indimenticato creatore dell’Ulivo, di dare un brutto colpo alla maggioranza di governo.

Al contrario è finita come quei pifferai che andarono per suonare e tornarono suonati.

Prodi e la democrazia in Italia

Romano Prodi spiazza Gruber e Schlein, i riformisti del Pd aspettano le elezioni: le ultime della politica , nella foto Lilli Gruber
Romano Prodi spiazza Gruber e Schlein, i riformisti del Pd aspettano le elezioni: le ultime della politica (Foto Ansa) – Blitz Quotidiano

Prodi non ha avuto la minima esitazione quando gli è stato posto questo interrogativo. Quale deriva democratica, non scherziamo! “Piuttosto, se la sinistra vuol provare a vincere le prossime elezioni non vada alla ricerca di frasi ad effetto, proponga invece un’alternativa credibile”.

Quella, ad esempio, che aspettano e vorrebbero quegli elettori che il giorno del voto invece di rimanersene a casa vadano al seggio a deporre la propria scheda.

La piccola platea, ospite de La7, è stupita, quasi non crede sia stato Romano Prodi a dire certe cose. Comprendiamo lo stupore di chi guida la trasmissione che ha pure un titolo pieno di ottimismo, 

“otto e mezzo”, un voto che tutti avremmo voluto quando andavamo a scuola.

La lezione è stata impartita soprattutto  ad un Pd che continua a dire sempre le stesse cose senza una idea ben precisa. Elly Schlein ha un solo obiettivo in testa, quello del campo largo che continua a balbettare e a non trovare una via d’uscita: un programma ben preciso che induca tutti, compresi i cespugli, ad alzare la mano per dimostrare di essere d’accordo.

Invece, si va avanti a fasi alterne, un giorno si e l’altro no, tanto che non si può dare torto a Giuseppe Conte quando ritiene che prima della firma si deve essere concordi su quel che si vuol fare in futuro.

Sulla riva del fiume

A gongolare per il credo di Prodi non è solo la maggioranza (che sorride), ma soprattutto quella parte del Pd che non sopporta più le idee rivoluzionarie della segretaria. “Si è spinta troppo a sinistra”, sostengono i nostalgici di un tempo che fu.

Chi sono? I vecchi democristiani che avevano detto si ad un riformismo che non fosse così acceso. È quel che professano quegli iscritti che adoravano la Margherita, ma che hanno molti dubbi sul dirizzone che ha preso il partito da quando in via del Nazareno siede la Schlein.

Ecco la ragione per la quale oggi questi amici-nemici si accomodano sulla riva del fiume in attesa di un futuro diverso. Le prossime elezioni regionali potrebbero essere un buon viatico: se non dovessero andar bene molti invocherebbero un congresso per contarsi e per capire dove vuole andare il Partito.

Da quella donna intelligente che è, la Schlein non può non aver capito dove si annida il pericolo. “Se è così”, ripetono i contrari, “allora abbandoni il suo sinistrismo acceso e torni con i piedi in terra. A queste condizioni, si ritroverebbe  una unità nel partito e non dovremmo sottostare alle mille correnti che lo dividono”.

Sono ben altri i problemi che si debbono affrontare. Primo fra tutti il pericolo di una ripresa delle ostilità a Gaza. Nuovi bombardamenti, nuove vittime. Italia ed Europa debbono svegliarsi, non pensare più ai veti e controveti, ma piuttosto ad una linea comune che possa rintuzzare il pericolo di coloro che non disdegnerebbero un ritorno alle armi. Hamas deve essere sconfitto, i guerrafondai non debbono avere nessuna voce in capitolo, Stati Uniti e Russia non hanno altre possibiità: una pace duratura, quella stessa che invoca Leone XIV da quando siede in Vaticano.

Domani il Senato approverà l’ultimo atto della riforma della giustizia prima che sia il popolo a dire la sua con il referendum confermativo in calendario per la prossima primavera. Nel frattempo, sarebbero auspicabili toni meno aggressivi e meno violenti di quelli odierni. Una contrapposizione di idee che non travolga il politically correct.

Cesare Parodi, il presidente dell’associazione nazionale magistrati,  dice che se il referendum dovesse confermare la legge lui dovrebbe dimettersi. C’è pure chi parla di una crisi di governo se gli elettori risponderanno con un no secco. Non è il caso adesso di parlare prevedendo un futuro carico di tensioni.

Si faccia campagna elettorale senza eccedere:gli italiani ne sarebbero ben contenti.

Christine Lagarde, il presidente della banca centrale europea, è andata ieri a Firenze scegliendo un mercato per fare alcuni acquisti. Alla fine, sbalordita, ha pronunciato queste parole: “I prezzi sono troppo alti, non lo pensavo”. Francamente non c’era bisogno di aspettare una affermazione del genere, bastava chiederlo ad una qualsiasi massaia che la mattina va a fare la spesa per preparare pranzo e cena. Sono mesi che lo predicano, ma nessuno le ascolta.

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Blitz

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