Roma, quale futuro? In attesa del nuovo Ceo (Boban, Boniek e Malagò in corsa) spunta la pista della vendita del club ai sauditi

  • Postato il 23 settembre 2024
  • Calcio
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Il 19 settembre l’AS Roma esonera Daniele De Rossi, il 22 c’è l’annuncio delle dimissioni del Ceo giallorosso Lina Souloukou, il 23 il gruppo Friedkin acquista l’Everton: le tempistiche di quello che sta accadendo nell’universo giallorosso sono tra le poche certezze di una spy story calcistica. La domanda, lecita, è che cosa sarà della Roma ora che la proprietà ha messo piede in Premier e dovrà impegnarsi a fondo per evitare la retrocessione dei Toffees, il club più presente in assoluto nella massima serie inglese, 122 partecipazioni su 126 edizioni: la squadra di Sean Dyche è infatti ultima in classifica, in compagnia di Southampton e Wolverhampton. I Friedkin hanno rilevato il 94% dell’Everton. L’accordo dovrà ricevere l’approvazione della Premier League, della Football Association e della Financial Conduct Authority. Un portavoce del gruppo statunitense ha dichiarato: “Siamo lieti di aver raggiunto un accordo per rilevare questo iconico club calcistico. Attendiamo le necessarie approvazioni per completare la transazione”. L’affare era iniziato a giugno, ma si era arenato il 19 luglio. Ora, scrive la BBC “le preoccupazioni relative al prestito di 200 milioni di sterline fornito da 777 Partners sono state risolte” e si è arrivati alla fumata bianca.

Anche a Liverpool, Dan Friedkin dovrà fare i conti con la questione-stadio, opera avviata nel luglio 2021 e dal costo stimato in 900 milioni di euro. L’inaugurazione dovrebbe avvenire nel 2025, ma sull’impianto, che avrà una capienza di 52.888 posti, c’è un contenzioso. Il molo Bramley-Moore si trova infatti all’interno della Liverpool Maritime Mercantile City, patrimonio mondiale Unesco. Presenta una serie di beni patrimoniali a rischio o in stato di abbandono, che la ormai ex proprietà si è impegnata a riparare e conservare.

Nel portafoglio dei Friedkin, ci sono ora tre squadre: Roma, Everton e Cannes, quarta divisione francese, rilevato nel 2023. Seguiranno le orme dei proprietari del Manchester City Group che hanno creato una galassia di dodici club, o si fermeranno qui, magari cedendo la società più problematica per consolidarsi in Inghilterra? Anche l’Everton ha i suoi tormenti, ma nulla di paragonabile alla situazione romana. Fino a otto mesi fa, il problema principale era la pratica-stadio, in piedi da 13 anni. Dal giorno dell’esonero di Mourinho è esplosa però la questione-tecnica, parzialmente oscurata dall’investitura di Daniele De Rossi, ma diventata deflagrante dopo il licenziamento dell’ex capitano della Roma. Il caos di questi giorni ha portato alle misure di sicurezza per proteggere Lina Souloukou e i suoi figli, alle dimissioni della manager greca e alla contestazione all’Olimpico durante Roma-Udinese. Il 3-0, con i fischi ai giocatori a fine match, non ha placato gli animi.

Si parla ora di casting per un nuovo CEO: circolano i nomi di Zvonimir Boban, Zibi Boniek e persino dell’ex Gian Paolo Montali, dirigente giallorosso dal 2009 al 2011, direttore generale della Ryder Cup 2022. Sarebbe in corsa anche il presidente del Coni, Giovanni Malagò, figlio di un ex dirigente romanista e grande tifoso dei giallorossi. I casting dei Friedkin sono di solito laboriosi: cinque mesi per nominare il direttore sportivo dopo la rimozione del portoghese Tiago Pinto, ora al Bournemouth. L’erede, il francese Florent Ghisolfi, secondo i soliti rumors sarebbe già a rischio. La Soulokou appartiene già al passato, ma per provare a capire che cosa sia accaduto negli ultimi tempi e che cosa era in ballo con la sua presenza bisogna invece ripartire dalla dirigente greca. Lina Soulokou ha cominciato a scalare posizioni fresca di laurea. Nel 2018 l’ingresso nel mondo del calcio, all’Olympiakos, il club greco più titolato, il primo a conquistare un trofeo europeo con la Conference vinta lo scorso maggio nella finale contro la Fiorentina. È cresciuta all’ombra di un oligarca, l’armatore Evangelos Marinakis, unico figlio di uno dei fondatori del partito conservatore Nuova Democrazia. Marinakis junior possiede, oltre all’Olympiakos, il Nottingham Forest ed è stato più volte inquisito. Gli è stato contestato il coinvolgimento in un caso di traffico di eroina nel porto di Atene, è stato accusato di aver tentato di truccare alcune partite del campionato greco ed è stato denunciato come il mandante di un attentato ai danni di un arbitro che non avrebbe voluto partecipare a una combine. Le azioni legali contro di lui si sono sempre risolte in un nulla di fatto.

La Souloukou è cresciuta calcisticamente in questo contesto ed è stata abile a scalare posizioni all’interno dell’ECA, l’associazione dei club europei. Consigliata ai Friedkin da Al-Khelaifi (il presidente qatariota del PSG), a Roma si è scontrata con Tiago Pinto, José Mourinho e Daniele de Rossi perché, nella rappresentazione assolutistica del suo ruolo, ha sconfinato nella gestione tecnica. Il caso sull’utilizzo di Dybala ha prodotto la rottura definitiva con DDR, anche se le veline circolate in questi giorni hanno cercato di giustificare il licenziamento dell’ex capitano attraverso i numeri. Peccato che siano proprio i numeri a sconfessare questa verità. A DDR è stato contestato il rendimento delle ultime 13 gare di campionato, ma 9 appartengono alla stagione precedente e il contratto di De Rossi è stato rinnovato il 25 giugno, quando i dirigenti giallorossi avevano già in mano le famose statistiche. Ottantasei giorni prima i numeri non contavano, ma all’improvviso, dopo quattro gare, tre delle quali con il mercato ancora aperto, hanno fatto scattare il licenziamento? Qualcosa non torna. Genova è stata una tappa cruciale: prima e dopo la partita, con il pareggio incassato dalla Roma al 95’, è avvenuto qualcosa. Sarebbe interessante avere in mano i messaggi Whatsapp e SMS tra le parti in causa: in quelle ore è maturato l’esonero. Quando mercoledì è stato ufficializzato l’addio a DDR, era già tutto pronto. Due ore dopo, Ivan Juric, avvistato al Tardini a Parma-Udinese, era sull’aereo, destinazione lo scalo di Ciampino. Nel pomeriggio, ha diretto a Trigoria l’allenamento. Il coach croato è estraneo a tutta questa vicenda: gli è stata offerta un’opportunità e lui l’ha giustamente colta al volo, come fece lo stesso DDR dopo la cacciata di Mourinho.

Ma perché la Souloukou fu chiamata dai Friedkin e che cosa perde la Roma con il suo addio? Indizi e affari conclusi portano verso l’Arabia. La Souloukou ha avviato nei suoi diciotto mesi una serie di rapporti con il calcio saudita, controllato dalla famiglia reale. Con Roma in corsa per l’organizzazione dell’Expo 2030, nell’ottobre 2023 fu ufficializzato il contratto di sponsorizzazione biennale da 25 milioni di euro con “Riyadh Season”. Nel mercato estivo 2023, la cessione di Ibanez all’Al-Ahli fruttò 31,5 mln di euro. Nel 2024, sono approdati nella Saudi Pro League Houssem Aouar (Al-Ittihad), Chris Smalling (Al-Farya) e Joao Costa (Al-Ettifaq, operazione da 9 mln). A sorpresa, la Roma ha acquistato il difensore Saud Abdulhamid. È mancato solo il colpo finale: il trasferimento di Dybala. Il 24 gennaio 2024, la Roma ha giocato un’amichevole a Riyad contro l’Al-Shabab. Questi rapporti fitti giustificano le voci di un obiettivo ben preciso: la vendita del club giallorosso a un acquirente arabo. Il prezzo è fissato: 1 miliardo di euro. I Friedkin negano, ma anche stavolta l’ultima parola saranno i fatti.

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