Roma cuore di pace, per ora son 10 miliardi: guardiamo come si muove l’Europa

  • Postato il 11 luglio 2025
  • Politica
  • Di Blitz
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Roma potrebbe diventare in futuro la città crocevia della pace. Forse l’Europa è uscita dal torpore e si affida alla Città Santa per organizzare un vero piano di ricostruzione dell’Ucraina.

Sono già pronti 10 miliardi, ce ne vorranno altri, ma è stato compiuto un passo significativo per salvare Kiev. Alla Nuvola (una meravigliosa costruzione per ospitare i grandi) sono arrivati ieri in tanti: da Merz a Ursula von der Leyen, da Costa a Sanchez fino al polacco Tusk. Insieme con loro l’inviato di Trump Keith Kellog. Presenza significativa perchè vuol dire che gli Stati Uniti plaudono a questa iniziativa,

Naturalmente, le prefiche hanno cominciato a piangere e a frignare. “Dieci miliardi sono pochi, ce ne vogliono assai di più”, sostengono. Forse sarà vero, ma il fatto che siano stati firmati duecento accordi non è una notizia di poco conto.

È il solito ritornello: si cerca sempre un cavillo per polemizzare e boicottare una manifestazione che ha dimostrato che l’Europa unita può avere ancora molta voce in capitolo per fermare una deriva che potrebbe avere gravissime conseguenze.

Roma vuole dire pace

Nella foto impartecipanti alla conferenza sulla ripresa dell'Ucraina a Roma
Roma cuore di pace, per ora son 10 miliardi: ecco come si muove l’Europa (foto Ansa) – Blitz Quotidiano

Roma vuol dire pace, allora? Non si deve andare oltre il limite, però non bisogna dimenticare che sempre ieri Zelensky è stato ricevuto da Leone XIV il quale gli ha ripetuto che il Vaticano è sempre disponibile per ospitare un qualsiasi convegno che freni bombardamenti, missili e droni.

È sempre la nostra Capitale al centro delle iniziative mondiali che vogliono davvero la pace. L’Italia intera ne dovrebbe essere orgogliosa invece che fare opposizione per pura ideologia. Così, si cerca di andare avanti e di concretizzare un discorso che ieri alla Nuvola ha dato i primi segnali.

Al microfono Giorgia Meloni sostiene con forza: “Mosca ha fallito. Noi dovremo essere sempre dalla parte dell’Ucraina, una Nazione democratica che non vuole piegarsi alla dittatura”.

Sergio Mattarella fa sentire forte la sua voce: “Noi saremo sempre dalla vostra parte. Non rimarrete mai soli”, dice guardando Zelensky seduto in prima fila. Il premier ucraino si commuove, abbraccia calorosamente Giorgia, orgogliosa di avere qui a Roma una comitiva di grandi che la pensano come lei.

Ma la guerra continua

Purtroppo, però, la guerra continua a portare sterminio.  La violenza non ha mai tregua, nonostante gli sforzi dei tanti pacifisti. Ancora incursioni aeree su Kiev e dintorni; ancora scene strazianti sul territorio di Gaza dove un gruppo di bambini, in coda per avere un bicchiere di latte viene colpito a morte dai nemici che non hanno un bruciolo di umanità.

Tutto sotto gli occhi della CNN che filma la tragedia. Questo vuol dire che il sogno di una tregua è ancora lontano, che le armi non smetteranno di colpire finchè i nemici non la smetteranno di odiarsi gli uni contro gli altri? No, si deve essere ottimisti e far capire a chi ha il potere di placare gli animi che il futuro deve avere una rotta diversa se il mondo vuole  vivere in tranquillità.

Se questa è la rotta giusta per arrivare alla pace, bisogna smetterla di litigare e polemizzare per questioni di bottega. In Italia, siamo maestri in questo gioco. L’importante è che il nostro orto abbia acqua sufficiente per un buon raccolto.

Se poi il resto della campagna non dà frutti, peggio per chi non ha avuto fortuna. Così si continuano ad inseguire traguardi insperati che hanno però il privilegio di mettersi in vetrina e dimostrare ai propri sostenitori che il loro lavoro alla fine renderà.

Dividersi diventa un imperativo categorico: bianchi o neri, mai grigi. Per cui a soffrirne è chi non ha la possibilità di intervenire e fermare queste meschine manovre.

Anche in Europa, i partiti hanno dato il meglio di sè quando si è trattato di votare se sfiduciare o no Ursula Von der Leyen: destra e sinistra si sono prodigati per evidenziare la loro pochezza. Alla fine, il presidente della commissione europea (lontana perchè a Roma) ne è uscita indenne, ma la maggioranza ha messo in evidenza le proprie pecche.

In Parlamento non  si trova lo straccio di un accordo, ma pure a livello locale (leggi regioni) la lotta è furibonda perchè dopo l’estate si vota e quelle elezioni potrebbero essere una vittoria per gli opposti schieramenti. 

Si va alla ricerca di vecchi discorsi che non hanno più fondamento perchè è ,la storia che li ha cancellati. Torna di moda la parola fascismo pure se non ci credono più gli stessi sostenitori di questa tesi. Come si rincorrono vecchi tabù  che fanno comodo. “Portano voti”, si dice e non è vero come dimostra la realtà.

Ma all’Unità (il vecchio quotidiano del Pci) la parola patrimoniale piace moltissimo e la spara in prima pagina anche se nessuno ne desidera più parlare.

Allora, meglio pensare a Jannick Sinner che oggi pomeriggio, sull’erba di Wimbledon incontrerà Novak Diokovic, due generazioni a confronti. In tv saranno migliaia a vedere questa partita che potrebbe voler dire rinnovamento o ritorno al passato.

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Autore
Blitz

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