Rocca di Neto, sconti in Appello per la cosca con proiezioni a New York
- Postato il 2 luglio 2025
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Il Quotidiano del Sud
Rocca di Neto, sconti in Appello per la cosca con proiezioni a New York
Condanne (ma con sconti) anche in Appello nel filone processuale del rito abbreviato per la cosca Corigliano-Comito di Rocca di Neto
ROCCA DI NETO – Sconti in Appello nel processo contro la cosca Corigliano-Comito, i cui tentacoli si allungavano da Rocca di Neto fino allo Stato di New York. Tant’è che scattarono anche perquisizioni negli Usa in un’inchiesta collegata a quella che portò a una maxi retata sul finire del 2022. Per Michele Antonio Comito, di 62 anni, la pena scende da 20 anni a 15 anni e 9 mesi. Per salvatore Comito (38), da 20 anni a 17 anni e 8 mesi. Inoltre per Martino Corigliano (59), da 13 anni e 5 mesi a 8 anni e 8 mesi. Per Gabriele Stefanizzi (32),da 8 anni e 8 mesi a 6 anni e 11 mesi. Confermata la condanna a 20 anni per Michele Antonio Comito (34).
Sono tutti di Rocca di Neto. Le quattro assoluzioni del primo grado non sono state impugnate dall’accusa e sono pertanto definitive. Per la mancata impugnazione della sentenza la pena è stata ridotta da 4 anni a 3 anni e 4 mesi per Luca Frustillo (40), di Cirò, e da 5 anni e 10 mesi a 4 anni e 5 mesi per Luigi Corigliano (29), di Rocca di Neto.
IL PROCESSO
Gli imputati erano difesi dagli avvocati Arturo Bova, Nuccio Barbuto, Renzo Cavarretta, Luca Cianferoni, Mario Nigro, Gianni Russano, Fabrizio Salviati. Associazione mafiosa, narcotraffico, estorsioni e reati in materia di armi le accuse contestate a vario titolo.
In particolare, regge il capo d’imputazione relativo all’associazione mafiosa: secondo l’impianto accusatorio, Pietro Corigliano, che ha scelto il rito ordinario ed è stato già rinviato a giudizio insieme a una ventina di imputati, è indicato al vertice della ‘ndrina, in quanto «costituiva, dirigeva e organizzava la compagine, dettando le linee operative per il suo funzionamento, curava i rapporti con i vertici degli omologhi organismi di altri territori, impartiva le direttive ai propri sottoposti, dirimeva le controversie eventualmente insorte, indicava gli obiettivi delle estorsioni, dettava i criteri per ripartire i proventi delle estorsioni, incaricava l’approvvigionamento e la custodia delle armi».
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L’INCHIESTA
L’inchiesta avrebbe accertato l’operatività della cosca nella Valle del Neto. Tra le vittime i titolari della clinica Romolo Hospital che sarebbero stati costretti a versare un pizzo mensile di duemila euro. Le mazzette nelle intercettazioni erano mascherate sotto forma di cornetti da consegnare in quanto un gruppo di dipendenti della clinica avrebbe avvisato gli esattori del clan quando appunto cornetti e caffè erano “disponibili”.
Il monitoraggio degli indagati, oggi imputati, avrebbe consentito di fare luce anche sulla disponibilità di armi da fuoco e di documentare il loro effettivo utilizzo, durante una prova compiuta dagli indagati in una zona isolata del territorio di Rocca di Neto. Non a caso nel corso di mirati servizi furono sequestrati quattro fucili e una pistola.
Luce anche su un traffico di stupefacenti, principalmente di cocaina e marijuana. Gli imputati avevano vari fornitori in provincia di Crotone e poi smerciavano la droga a Rocca di Neto, affare che era appannaggio della famiglia Comito.
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