Roberto Saviano: “Storie di una notte? Difficile, mi fido poco. Faccio l’amore meno di quanto vorrei, la sessualità è il mio spazio di libertà”
- Postato il 12 maggio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Roberto Saviano ha appena pubblicato L’amore mio non muore che, dice, “è la più potente storia d’amore che io abbia mai incontrato”. Il libro: Rossella Casini s’innamora di Francesco Frisina. Sono due studenti fuori sede ma lui è ‘ndranghetista. Lei prova a ‘salvarlo’, in nome dell’amore. E lei, Rossella, scompare nel 1980 a Palmi. Imputati nei processi per la scomparsa assolti. Versione credibile secondo i giudici e per via delle parole di un pentito, Rossella stuprata e fatta a pezzi per aver disonorato la famiglia Frisina.
“Con Rossella – spiega Saviano in una lunga intervista a Vanity Fair – ho potuto affermare che il primo momento di un rapporto, l’innamoramento, è sottovalutato. Uso il metodo naturalista, la terza persona universale, che mi consente una distanza che posso sostenere. Incontro di volta in volta Rossella nelle dinamiche che sento di poter conoscere o in cui mi immedesimo”.
A proposito di amore, lo scrittore spiega di detestare “l’argomento tipico ‘l’amore muta poi diventa altro, ci si smette di desiderare più si diventa qualcosa di più importante’. Se accade questo non è amore, o meglio, il problema è che abbiamo nella nostra lingua solo la parola “amore” generica, a differenza dei greci, che ne hanno molte di più: “eros”, per descrivere l’amore denso di passione, “pragma” per descrivere l’amore maturo basato sull’impegno e sull’organizzazione. Nessuno è meglio dell’altro, sia chiaro, ma sono diversi. Credo nel dare il giusto nome alle cose”.
Dal racconto dei genitori separati alle sue storie: “Ho avuto una fidanzata, e a lungo, tra il 16 e i 24 anni, abbiamo vissuto tante fasi, da quando avevo i capelli lunghi a mezza schiena al liceo fino a quando li ho persi all’università, e li ho tagliati a zero: lei mi ha accompagnato”. E dopo? “Una situazione di organizzazione del mio tempo, sotto protezione, che mi impedisce la libertà dell’amore, se non dentro l’occasione“. Tradotto, niente storie di una notte: “Difficile che succeda, mi fido poco”. Dunque, il tempo e il modo per fare l’amore? “Meno di quanto vorrei. La sessualità è il mio spazio di libertà“. Il discorso si fa più intimo, perché Saviano spiega di come, in una storia d’amore, quando ne vive una, “manca davvero è la possibilità di vivere una sorta di spontaneità. Tutto è sempre segreto, tutto è sempre nascosto. E niente, come la come la segretezza, compromette la serenità. Il dover proteggere la persona, il dover schermare, è stato un veleno assoluto sempre. E poi c’è la mancanza di fiducia: non riesco ad avere fiducia al cento per cento di nessuno, penso sempre che mi fregheranno”.
Vent’anni sotto scorta, e un’insicurerezza che “deriva dal sentirmi sotto attacco sistematicamente da 20 anni. Sono un bersaglio a cui scagliare contro il fango, e non mi riferisco alle critiche, che ti nutrono, ma a campagne politiche. Sia chiaro sono io a mettermi in queste situazioni, lo so”. Lo scrittore è deciso nel dire che chi si avvicina a lui “entra in un pozzo nero”. Il motivo? Nelle storie “non si riesce ad andare avanti. Perché ci si può incontrare sempre e solo in casa, diventa ‘organizzazione’, come dicevo. La fase dell’innamoramento si schiaccia. Non esistono viaggi, mostre, cene fuori, passeggiate, cazzeggio“. Il racconto che Saviano fa a Vanity Fair è articolato, importante. Oggi, spiega “passo il giorno a leggere, scrivere, lavoro. E adesso sono riuscito ad aggiungere la palestra, pesi, tapis roulant. Mi fa bene. Non solo al corpo. L’altro giorno dei ragazzini mi hanno riconosciuto e vedendo che sollevavo 100 chili si sono stupiti: prendi le pillole? Mi hanno chiesto. Non riuscivano associare uno scrittore a una persona “forte” fisicamente. Mi ha fatto ridere”.
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