Robert Francis Prevost, ecco chi è Papa Leone XIV
- Postato il 9 maggio 2025
- Di Panorama
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Quando Robert Francis Prevost si è definito «un figlio di Agostino», ha scelto una chiave di lettura profonda per raccontare se stesso. È un richiamo spirituale e intellettuale che lo accompagna da sempre, legandolo al pensiero di uno dei padri della Chiesa, il vescovo di Ippona, tra i più grandi filosofi cristiani della storia.
Quel pensiero, tutt’altro che addomesticabile, Prevost lo porta con sé anche nel suo modo di essere nella Chiesa. Quando il vicepresidente americano J.D. Vance ha provato ad arruolare Agostino per giustificare le politiche migratorie restrittive dell’amministrazione Trump — «Si ama la propria famiglia, poi si ama il prossimo, poi si ama la propria comunità, poi si amano i propri concittadini e, infine, si dà priorità al resto del mondo…» — Prevost ha risposto con fermezza, pur senza alzare i toni: ha condiviso su «X» un editoriale del National Catholic Reporter critico verso quelle parole, aggiungendo: «J. D. Vance sbaglia: Gesù non ci chiede di fare la classifica del nostro amore per gli altri».
Mite, riflessivo, poco incline alle polemiche o alla visibilità, Prevost si è sempre distinto per il rigore intellettuale e la dedizione pastorale. Papa Francesco lo aveva voluto a capo del Dicastero per i Vescovi, una delle posizioni di maggior peso nella Curia romana, incarico che comporta la supervisione sulle nomine episcopali in tutto il mondo. Ma anche in quel ruolo delicato, il cardinale americano aveva mantenuto il profilo basso. Ai media vaticani diceva: «Mi considero ancora missionario. La mia vocazione come quella di ogni cristiano è l’essere missionario, annunciare il Vangelo là dove uno si trova». E ancora: «Il vescovo è un pastore vicino al popolo, non un manager».
Alle congregazioni generali si presentava come sempre: attraversando a piedi il braccio sinistro del Colonnato del Bernini per entrare nella curia generalizia degli Agostiniani. Oggi è il primo Papa statunitense della storia, anche se il suo legame con l’America Latina — dove ha vissuto e lavorato per oltre vent’anni — gli conferisce anche cittadinanza peruviana. È inoltre il primo pontefice proveniente dall’Ordine di Sant’Agostino, famiglia religiosa nata nel Duecento, di cui è stato priore generale all’inizio del nuovo millennio.
Nato a Chicago il 14 settembre 1955, Robert Francis Prevost è figlio di Louis Marius, di origini francesi e italiane, e di Mildred Martínez, di radici spagnole. Cresciuto con i due fratelli Louis Martín e John Joseph, ha compiuto gli studi nel Seminario minore degli Agostiniani e alla Villanova University, laureandosi in Matematica nel 1977, anno in cui è entrato nel noviziato. Dopo la professione solenne dei voti, ha proseguito la formazione teologica a Roma, all’Angelicum, dove è stato ordinato sacerdote il 19 giugno 1982.
Proprio in quegli anni inizia la sua lunga esperienza missionaria in Perù. Tra il 1985 e il 1986, mentre prepara la tesi di dottorato in Diritto Canonico, viene inviato a Chulucanas, nella regione di Piura. L’anno dopo torna negli Stati Uniti come direttore delle missioni e delle vocazioni della Provincia «Madre del Buon Consiglio» di Olympia Fields, ma ben presto rientra in Perù, a Trujillo. Lì si dedica alla formazione dei giovani agostiniani, diventa vicario giudiziale, insegnante di teologia e parroco nella periferia povera della città, dove guida la comunità di Nostra Signora Madre della Chiesa e, dal 1992 al 1999, amministra anche la parrocchia di Nostra Signora di Monserrat.
Nel 1999 è eletto priore provinciale della sua Provincia agostiniana a Chicago. Due anni più tardi, viene scelto come priore generale dell’intero ordine e confermato nel 2007 per un secondo mandato. Al termine, nel 2013, torna a Chicago come direttore della formazione. Ma Francesco lo richiama subito: nel novembre 2014 lo nomina amministratore apostolico della diocesi peruviana di Chiclayo e vescovo titolare di Sufar. L’ingresso in diocesi avviene pochi giorni dopo, il 7 novembre, mentre l’ordinazione episcopale si tiene il 12 dicembre, festa della Madonna di Guadalupe.
Nel 2015 diventa vescovo di Chiclayo, poi membro della Congregazione per il Clero (2019) e dei Vescovi (2020). Il 30 gennaio 2023, Francesco lo sceglie come prefetto del Dicastero per i Vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina. Qualche mese dopo, il 30 settembre, viene creato cardinale.
Ma nel corso della sua carriera ecclesiastica, Prevost ha dovuto affrontare anche momenti delicati. È stato infatti coinvolto in due controversie relative ad abusi sessuali da parte del clero – la prima a Chicago, la seconda a Chiclayo, in Perù -, episodi che hanno attirato l’attenzione mediatica ma dai quali è sempre stato difeso con decisione da chi lo conosce da vicino. Alcune voci critiche hanno parlato di un presunto insabbiamento, ma la diocesi ha smentito queste accuse, spiegando che il vescovo Prevost aveva incontrato personalmente le presunte vittime, avviato un’indagine canonica preliminare e raccomandato il ricorso alla giustizia civile.
Ora è Papa Leone XIV. Un Papa americano, ma anche un Papa sportivo. Prevost ama il tennis, che ha sempre praticato a livello amatoriale («mi considero un buon dilettante»), ma negli anni si è avvicinato anche al calcio. Se il suo predecessore tifava San Lorenzo de Almagro, lui ha scelto un’altra squadra del cuore. A rivelarlo è stato padre Giuseppe Pagano, del convento agostiniano di Santo Spirito a Firenze: «Prevost nel calcio è un grande tifoso della Roma».
Il motto episcopale che ha scelto, e che ora accompagna anche il suo pontificato, è tratto da sant’Agostino: In Illo uno unum, ovvero «sebbene noi cristiani siamo molti, nell’unico Cristo siamo uno».