Rivoluzione WTA e nel tennis femminile, riconosciuti congedo di maternità fino a 12 mesi e altri diritti con il fondo PIF

  • Postato il 7 marzo 2025
  • Di Virgilio.it
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Nel tardo pomeriggio di giovedì 5 marzo, nel flusso delle notizie, compare anche un comunicato – annunciato ed estremamente atteso – che sigla il raggiungimento dell’accordo con con la WTA in cui viene presentato ufficialmente un programma per sostenere le tenniste durante la maternità. Il piano prende il nome di ‘PIF WTA Maternity Fund Program’.

E già nella denominazione c’è la ragione prima del raggiungimento di un progresso civile, ancor prima che sportivo, in cui viene consentito alle pro di poter accedere a un congedo di maternità retribuito e di “benefici completi” fino ai 12 mesi per consentire alle tenniste di avere le garanzie necessarie.

WTA, diritti garantiti grazie al fondo PIF

Una svolta finanziata dal fondo che sta acquisendo sempre più spessore e centralità nell’ambito dell’organizzazione di eventi sportivi in generale, e peso specifico nell’ambito del tennis ospitando in Arabia Saudita l’evento più rilevante della stagione ovvero le WTA Finals, divenendo primo naming partner della classifica del tour, un ruolo che il PIF ricopre anche nella classifica ATP maschile.

L’annuncio di giovedì ha segnato la prima iniziativa significativa guidata dal fondo, con circa 320 giocatrici del tour femminile che ora hanno diritto a un congedo di maternità retribuito fino a 12 mesi, nonché a sovvenzioni per trattamenti di fertilità, come il congelamento degli ovociti, e ulteriori benefici che vertono sui diritti delle stesse.

Il programma PIF WTA Maternity Fund si svolgerà nell’ambito del più ampio “Family Focus Program” che, secondo l’organizzazione, mira a “consentire alle giocatrici di conciliare la vita familiare con lo sport professionistico”, si legge nel comunicato. Ulteriori indennità garantiranno alle giocatrici che si allontanano dallo sport durante la gravidanza e il post-partum una classifica protetta, fino a tre anni dopo il parto.

Sebbene queste classifiche protette siano antecedenti al coinvolgimento del fondo PIF, le campionesse hanno spesso offerto una ricostruzione dissonante rispetto a quel che dovrebbe essere attuato con un simile progetto: le star del tennis femminile hanno avuto poche altre tutele finanziarie quando si sono prese una pausa dal circuito, anche se per via della maternità.

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Le reazioni e i dubbi

Viktoria Azarenka, rimasta incinta nel 2016 prima di dare alla luce suo figlio Leo, è tornata a giocare a livello professionistico un anno dopo accogliendo questo annuncio come un “cambiamento significativo” nello sport.

“Sono onorata di presentare questo programma, promosso dalle giocatrici e reso possibile grazie al supporto del PIF e della WTA”, ha affermato la due volte campionessa del Grande Slam e rappresentante del WTA Players’ Council.

“Questo segna l’inizio di un cambiamento significativo nel modo in cui sosteniamo le donne nel tennis, rendendo più facile per le atlete perseguire sia la loro carriera sia il loro sogno di formare una famiglia”. “Garantire l’esistenza di programmi come questo è sempre stata una mia missione personale e non vedo l’ora di vedere l’impatto duraturo che avranno sulle generazioni future”.

Dall’introduzione del congedo di maternità protetto nel 2019, numerose atlete di alto livello hanno potuto tornare in campo dopo essersi prese del tempo per avere figli; Belinda Bencic ne è un esempio recente e convincente.

L’ex numero 4 al mondo ha partorito ed è tornata nel tour all’inizio dell’anno, arrivando al quarto turno dell’Australian Open a gennaio, prima di aggiudicarsi il suo primo titolo WTA500 Abu Dhabi dopo il parto il mese scorso.

Belinda Bencic

In un’intervista con l’Athletic, Bencic ha affermato di essere stata “davvero ispirata” dalle madri che attualmente competono nel tour, tra cui Elina Svitolina e Naomi Osaka, per aver dimostrato che è “possibile” tornare a competere ai massimi livelli, e che la CEO della WTA Portia Archer ha affermato di sperare che questa iniziativa continui, poiché “offre all’attuale e alla prossima generazione di giocatrici il supporto e la flessibilità necessari per supportare la vita familiare”.

I timori sui diritti delle donne

Ma la partnership tra la WTA e il PIF non è stata esente da insidie: alle finali WTA dell’anno scorso è stato ripetutamente chiesto alle giocatrici di affrontare l’apparente incompatibilità dell’accordo dovuta alla scarsa reputazione dell’Arabia Saudita in materia di diritti delle donne.

La vincitrice del torneo, Coco Gauff, ha ammesso di essere stata “preoccupata” quando è stata annunciata la sede delle finali e di aver trascorso del tempo a parlare con delle donne in Arabia Saudita sulle questioni relative ai diritti umani prima di partecipare. Poiché le finali si terranno a Riyadh per almeno altri due anni, Gauff ha anche dichiarato che la sua partecipazione non sarebbe stata garantita in caso di qualificazione.

“Se mi sentissi a disagio o se sentissi che non sta succedendo nulla, probabilmente non tornerei”, ha aggiunto l’attuale numero 3 della classifica WTA, aprendo un inevitabile capitolo su un tema sensibile, come il rispetto dei diritti delle donne.

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Virgilio.it

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