Ritrovamento del dottor Ivaldo, i medici colleghi: “Si chiude un capitolo, seppur molto doloroso”

  • Postato il 31 luglio 2025
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  • Di Il Vostro Giornale
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nicola ivaldo

Pietra Ligure. “Con il ritrovamento del suo corpo oggi si è chiuso un capitolo, seppur molto doloroso, aperto lo scorso 15 settembre quando il dottor Nicola Ivaldo aveva fatto perdere le sue tracce in Val Varaita, nel cuneese, lungo i crinali del Monviso“. Commenta così la notizia sull’esito positivo delle ricerche, ricominciate ieri dopo oltre nove mesi, uno dei suoi più stretti collaboratori, il dottor Tony Mangano, che fa parte dell’équipe ortopedica nella struttura ospedaliera acquese di Villa Egea.

“Sono stati mesi difficili e drammatici per il figlio, per i famigliari e per tutti coloro che hanno sempre voluto bene a Nicola. Non si può certo parlare di un lieto fine, ma se non altro il medico “può tornare a casa”, avere una degna sepoltura e fare metabolizzare meglio la sua scomparsa ai suoi cari. Anche da un punto di vista legale, il suo ritrovamento è senz’altro un punto fermo che semplifica gli aspetti più burocratici. Resta il dolore per la perdita di una persona eccezionale, un professionista di cui abbiamo già sentito molto la mancanza”, sottolinea il medico.

A settembre il collega di Ivaldo aveva raccontato ai microfoni di Ivg.it di “averlo sentito l’ultima volta il sabato precedente alla sua escursione, per la quale è partito domenica all’alba dalla sua abitazione a Pietra Ligure con un’auto di cortesia perché la sua era in carrozzeria per un piccolo sinistro. Il lunedì mattina era atteso per un appuntamento importante, e il pomeriggio avrebbe dovuto essere presente nel suo studio per le visite programmate. Un professionista così attento come lui non avrebbe mai evitato di annullare i suoi impegni se fosse stato impossibilitato ad ottemperarli”, ed ecco che era scattato l’allarme.

E aveva precisato: “Ivaldo era un alpinista esperto che conosceva molto bene la zona del Monviso, con abilità tecniche e un fisico prestante, una persona che non lasciava mai nulla al caso, seppur in montagna anche il più navigato può incorrere in un imprevisto. Sul lavoro resta il numero uno, un medico scrupoloso, che ha fatto del suo staff il punto di riferimento per la protesi alla spalla”.

“Nicola aveva un grande talento, era il numero uno sia nella professione medica sia nello sport – aggiunge l’anestesista valbormidese Stefano Quaini, che ha lavorato a Villa Egea a stretto contatto con il dottor Ivaldo per molti anni – Della scuola del dottor Lorenzo Spotorno e del Santa Corona di Pietra Ligure, è stato un pioniere della disciplina e ha portato l’ospedale di Acqui Terme ad essere il primo centro specializzato italiano e non solo per artroscopie e protesi alla spalla. Aveva un carattere fermo e competitivo, che gli ha permesso di raggiungere traguardi davvero encomiabili”.

E prosegue: “Un recordman anche nello sport, oltre al ciclismo che praticava e che lo aiutava a tenersi in forma, l’alpinismo era la sua grande passione, come la montagna, che affrontava con coraggio e abilità tanto da essere stato in grado di scoprire nuove vie poi battute successivamente da altri atleti. Aveva indubbiamente coraggio e determinazione, anche se purtroppo al Monviso non sono bastati”.

Sempre Quaini ricorda anche “Jimbo“, il cengese Michele Bruzzone, suo amico di infanzia, morto a poca distanza da Ivaldo quasi due mesi fa. “In poco tempo ho perso un collega straordinario e una persona che per me era come un fratello, entrambi accomunati dalla stessa passione e sono morti scalando la parete nord del Re di Pietra, senza fare ritorno a casa”.

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Il Vostro Giornale

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