“Ristretti in agosto”: a Genova avvocati e magistrati nel carcere di Marassi
- Postato il 12 agosto 2025
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- Di Genova24
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Genova. Avvocati e magistrati in visita nel carcere di Marassi questa mattina a Genova. La visita è stata organizzata nell’ambito dell’iniziativa delle Camere penali italiane “Ristretti in agosto”.
La delegazione è stata accompagnata alla Presidente della Camera penale Ligure Fabiana Cilio e dal Segretario Nicola Scodnik. Con loro anche due magistrate: la presidente della sezione gip del tribunale di Genova Nicoletta Guerrero e la sostituta procuratrice Francesca Rombolà, a dimostrazione della consapevolezza anche da parte degli uffici giudiziari delle difficili condizioni di vita e di lavoro dei detenuti e degli agenti di polizia penitenziaria.
“Abbiamo voluto dare un segno di attenzione e vicinanza da parte dei penalisti rispetto a tutte le problematiche penitenziarie – spiegano gli avvocati Cilio e Scodnik – mettendoci anche a disposizione per contribuire fattivamente con la nostra associazione per cercare di costruire quell’indispensabile ponte ideale tra il carcere ed il mondo esterno” La delegazione ha incontrato prima i vertici della casa circondariale, poi ha visitato le diverse sezioni.
Tra i problemi riscontrati quello del caldo, che in queste giornate rappresenta una vera e propria emergenza. Lo scorso anno la Camera penale ligure aveva acquistato una partita di ventilatori da donare ai detenuti più indigenti e a giorni ripeterà il gesto.
Ma i problemi del carcere genovese di Marassi, che ospita 675 detenuti di cui oltre la metà stranieri, ovviamente vanno ben oltre: “Si tratta – dicono gli avvocati – di un istituto del tutto inadeguato a dare risposte in termini di rispetto dei diritti dei detenuti che soffrono condizioni di vita per la più parte inaccettabili, che molto spesso sono all’origine di pericolosi conflitti sociali come anche i recenti episodi accaduti a Genova hanno dimostrato, nonostante gli sforzi del personale amministrativo e degli operatori della polizia penitenziaria che si trovano a convivere con risorse economiche assai limitate che non consentono di poter garantire ai detenuti di vivere dignitosamente il loro percorso ‘dietro le sbarre’”.