Rispetto la manifestazione di Catanzaro, ma i partiti non hanno titolo a protestare

  • Postato il 7 maggio 2025
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Rispetto la manifestazione di Catanzaro, ma i partiti non hanno titolo a protestare

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Il governatore Roberto Occhiuto: ecco perché non sarò alla vostra iniziativa sulla sanità


Gentile direttore, ho letto il suo fondo di ieri (martedì 6 maggio), con l’attenzione che solitamente dedico agli articoli pubblicati sul suo giornale che riguardano la sanità e più in generale le problematiche della nostra Regione.


Le rispondo subito: non parteciperò alla manifestazione di sabato. E le spiego il perché.
Tre anni e mezzo fa, quando ho vinto le elezioni e sono diventato presidente, ho chiesto da subito al governo nazionale – allora guidato da Mario Draghi – di essere nominato commissario alla sanità in Calabria. Avrei potuto, come hanno fatto in passato alcuni miei predecessori, delegare ad altri, non occupandomi di questa delicatissima materia.


Sarebbe stato sicuramente più comodo, e invece ho deciso di impegnarmi in prima persona, di metterci la faccia, di sporcarmi le mani, perché credo che chi sceglie di assumersi l’onore e l’onere di governare un territorio non debba in alcun modo sottrarsi da responsabilità, anche mastodontiche, ma al contrario abbia il dovere di agire con coraggio e confrontarsi a viso aperto con i problemi, per tentare di risolverli.


Sono vice segretario nazionale di Forza Italia e parte attiva del gruppo dirigente del mio partito, e quando ho da fare battaglie e rivendicazioni per la Calabria ho dimostrato di non aver alcun timore reverenziale nei confronti dei leader nazionali.


Tante sfide le ho lanciate a viso aperto e non in retroguardia, e molte altre le conduco sotto traccia, senza cercare consenso e senza sventolare bandierine, ma pensando solamente all’interesse dei cittadini.


Sono abituato a lavorare per trovare soluzioni concrete, e cerco di far parte di quella schiera di calabresi che ogni giorno si alza per fare fino in fondo e attivamente il proprio dovere, impegnandosi per cambiare la Regione.


Altri, invece, aspettano passivamente che sia qualcun altro a risolvere i problemi. Non condivido questa impostazione: le iniziative per superare le criticità esistenti devono partire da noi, senza pretendere che ci sia sempre qualcuno ad accompagnarci con la manina.
Purtroppo, per decenni la classe politica e dirigente della Calabria ha avuto questo atteggiamento remissivo e arrendevole, e se oggi il quadro è molto complicato è perché nel passato, anche recente, chi aveva ruoli istituzionali ha ragionato e agito così: io ho un modo diverso di governare.
Ho grande rispetto per il mondo dell’associazionismo e per la società civile, realtà che devono rappresentare un pungolo per le Istituzioni e per chi è chiamato a decidere. Così come ho rispetto per l’iniziativa promossa dal suo giornale. Nel vostro caso è legittimo protestare e scendere in piazza, è il modo che avete per stimolare le soluzioni.


A mio avviso la categoria della protesta non può, però, appartenere ai partiti e a chi governa le Istituzioni: noi le cose le dobbiamo decidere e le dobbiamo fare.


Ho accettato con spirito costruttivo il confronto, partecipando a un forum nella redazione del “Quotidiano del Sud” con una lunga e articolata intervista che mi ha dato modo di spiegare le azioni messe in campo fino ad oggi e quelle in cantiere per i prossimi mesi.


Sono certo che i presupposti dell’evento del 10 maggio siano per nulla polemici, resta il fatto però incontrovertibile che partiti e oppositori vari hanno strumentalizzato l’iniziativa, come si evince dagli interventi pubblicati in queste ultime settimane dalla sua testata, all’interno dei quali emerge in modo chiaro come l’adesione sia frutto di una contrapposizione ideologica, a prescindere, e priva di argomentazioni, alla Giunta regionale che presiedo.


Dov’erano i partiti che oggi protestano contro il governo regionale e nazionale – penso al Partito democratico e al Movimento 5 Stelle – quando guidavano il Paese negli esecutivi presieduti da Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte I, Conte II, Draghi? Il Pd ha governato 10 degli ultimi 14 anni, l’M5S nella scorsa legislatura, per quasi 5 anni, ha sempre fatto parte della maggioranza.
Dov’erano i dem e i 5 Stelle quando in Calabria sono stati nominati commissari alla sanità personaggi pittoreschi come il generale Cotticelli, colui che in piena pandemia si era perso il piano Covid e parlava di poteri forti che lo avevano drogato prima che avesse rilasciato interviste a tv nazionali?


Sabato in piazza, gentile direttore, faccia queste domande ai suoi compagni di manifestazione. Tanti notabili, dopo anni di mutismo selettivo, hanno aderito alla sua iniziativa trasformandola in un evento di opposizione contro il governo nazionale e regionale.
La sanità in Italia vive una stagione complicata, e quella calabrese ha tanti problemi da risolvere, ma da noi le cose sono sicuramente migliorate negli ultimi tre anni, e negarlo non è intellettualmente onesto.


Oltre 3.500 assunzioni tra medici e infermieri, il reclutamento di 350 camici bianchi cubani, la certificazione del debito sanitario, la chiusura dei bilanci delle Asp e delle Ao, due indicatori Lea verdi su tre, la riforma del 118, l’acquisto di 90 nuove ambulanze, l’azienda unica “Dulbecco” di Catanzaro, la netta accelerazione sulla costruzione dei nuovi ospedali della Sibaritide, di Vibo Valentia e di Gioia Tauro.


Nelle scorse settimane la Conferenza delle Regioni ha fatto sua una nostra proposta per pagare di più e concedere avanzamenti di carriera ai medici che lavorano in zone disagiate, come ad esempio la Calabria, e siamo fiduciosi che il governo possa sposare questo progetto.
Molti di quelli che stanno nei partiti che sabato andranno in piazza mi deridevano quando prendevo i medici cubani, salvo poi rimangiarsi goffamente le critiche sterili a quella mia iniziativa. Sono consapevole che questa non possa rappresentare una soluzione strutturale: i cubani – che, prorogando la legge, come già abbiamo fatto in passato, potranno comunque rimanere anche dopo il 2027 – staranno con noi fintanto che non avremo abbastanza specializzati, formati anche nelle università calabresi, capaci di sostituirli.


Anche e soprattutto per questo abbiamo incentivato l’apertura di due nuove Facoltà di Medicina a Cosenza e a Crotone, e abbiamo finanziato tantissime nuove borse di studio di specializzazione.
E potrei continuare. Abbiamo fatto davvero il possibile, e siamo ad un passo dall’uscita – dopo oltre 15 anni – dal commissariamento.


Basta? Certo che no. Non ho mai detto che va tutto bene, e sono consapevole che c’è ancora tantissimo da fare: ma come sempre fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce.
I rappresentanti dei partiti che protesteranno in piazza insieme a lei perché queste cose non le hanno realizzate negli ultimi 20 anni? Perché sono rimasti inermi mentre la nostra sanità veniva terremotata da commissari nominati dai loro stessi partiti?
Gli stessi che non hanno fatto nulla per la Calabria oggi alzano il ditino contro il governo nazionale e regionale e salgono in cattedra a fare i professorini. Troppo facile così…
Non sarò in piazza, gentile direttore, perché credo – lo ripeto con convinzione e determinazione – che i problemi vadano affrontati e risolti con un approccio risoluto e concreto, non ho il retropensiero tipico di certa classe politica calabrese che ha sempre aspettato con il cappello in mano che altri risolvessero le nostre criticità.


Credo nell’impegno fattivo e quotidiano, agisco e non rivendico, come hanno invece fatto prima di me tanti governatori, senza raggiungere alcun risultato ma anzi deteriorando l’immagine della Calabria, facendola percepire come un territorio debole, subalterno e incapace di autodeterminarsi, a tal punto da convincere i vari governi nazionali che la nostra sanità fosse cronicamente ingovernabile, ingestibile e perduta per sempre.
Non è così, lo stiamo dimostrando, e continueremo a dimostrarlo.

*Presidente
della Regione Calabria

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