Rinascita-Scott: il pentito Fortuna racconta l’agguato dei Soriano a Bonavota
- Postato il 11 marzo 2025
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Il Quotidiano del Sud
Rinascita-Scott: il pentito Fortuna racconta l’agguato dei Soriano a Bonavota
I nuovi verbali del pentito Francesco Fortuna depositati al processi Rinascita-Scott in cui parla anche del ferimento, per sbaglio, di Pasquale Bonavota ad opera dei Soriano che poi si scusarono e della latitanza di Mimmo Bonavota in Liguria, appoggiato dal Onofrio Garcea.
VIBO VALENTIA – Il verbale in questione – depositato nell’ambito del processo Rinascita-Scott – è l’ultimo in ordine di tempo in quanto risale al 21 febbraio scorso: a parlare è Francesco Fortuna, ex killer del clan Bonavota, attuale collaboratore di giustizia che risponde alle domande del pm della Dda, Andrea Buzzelli su alcuni episodi di particolare interesse investigativo.
IL PENTITO RACCONTA LA LATITANZA DI MIMMO BONAVOTA E I RAPPORTI CON GARCEA
Il pentito Fortuna riferisce della permanenza di Domenico Bonavota a Genova sottrattosi all’operazione “Uova del drago”, dove venne arrestato (2008), aggiungendo che era stato appoggiato da Onofrio Garcea ma di non saperne i dettagli tuttavia riferendo di aver conosciuto in precedenza quest’ultimo, intorno alla fine degli anni ’90, per poi rincontrarlo nel 2006/07 dopo una lunga carcerazione.
“La latitanza di Domenico Bonavota – aggiunge – fu a Genova, perché i Bonavota stimano molto Garcea, si dicono cugini anche se non credo che lo siano. È una ragione di rispetto reciproco. Dai racconti dei Bonavota, so che già Garcea li aveva appoggiati vicino durante la guerra di ’ndrangheta a Sant’ Onofrio quando avevano grossi problemi economici”. Fortuna aggiunge che quando venne a salutarlo dopo la detenzione a Genova, rientrando in Calabria, Domenico Bonavota gli avrebbe riferito di salire di nuovo da lui per aiutarlo, vista la detenzione e così si sarebbe deciso l’acquisto di un bar tra i tre, in Via Sestri, versando come acconto 40mila euro e poi pagato a 2000 euro al mese.
IN GIRO PER CANTIERI DEL NORD ITALIA
Il collaboratore ricorda poi di aver vissuto in Calabria dal 2010, e volta finita la sorveglianza speciale di aver iniziato a viaggiare per lavoro per la Isea Generai contractor: “Andavo a Genova e frequentavo Torino. Dovevo trovare cantieri per la lsea per cominciare a lavorare. Quando venne Barone mirava a spolpare la società ed io con lui”. Tuttavia, Fortuna “scagiona” i Bonavota con l’Isea, “benché avessi loro accennato la questione”, precisando che ci sarebbero entrati in seguito, investendo il capitale ma solo “se Francesco Mandaradoni avesse preso i lavori, solo che ciò non avvenne”.
I VIAGGI DEL PENTITO FORTUNA IN PIEMONTE
Proseguendo il suo racconto, Francesco Fortuna ricorda i viaggi in Piemonte, a Moncalieri, recandosi “da Antonio Serratore, sia per visita, incontrando anche Mandaradoni o altri perché li conoscevo dall’infanzia”, sia perché si muoveva con “Gaetano Lo Schiavo, cugino di Serratore e genero di Giovanni Barone. Non c’era un collegamento tra le visite a Moncalieri e quelle in Liguria. Mandaradoni stava in Piemonte per affari da una vita, inizialmente era vicino ad Antonino Defina” mentre Serratore “conosceva benissimo anche Garcea, ma non aveva affari con lui, anche perché all’epoca quest’ultimo era in carcere”.
GIUSEPPE BARBIERI, ALIAS PADRE PIO”
Riferendo su alcuni soggetti a suo dire affiliati al clan di sant’Onofrio, il pentito si sofferma su Giuseppe Barbieri: “Si fa chiamare “Padre Pio” perché ha una immagine del santo tatuata sul braccio; è un appartenente alla cosca Bonavota, si occupa di estorsioni ed altro. È stato colpito dalla operazione “Rinascita-Scott” e dal 2007 ha avuto un ruolo primario perché gli altri appartenenti erano detenuti o sottoposti a misura di prevenzione”.
L’AGGUATO FALLITO A BARBIERI E IL FERIMENTO DI PASQUALE BONAVOTA
Uno degli episodi appreso da prima fonte da Fortuna riguarda Pasquale Bonavota che rischiò di morire, seppure per sbaglio. La vicenda risale ai primi anni ’90, subito dopo la guerra con i Petrolo-Matina-Bartolotta: “Bruno Cugliari e Pasquale Bonavota si accompagnavano con Francesco e Nino Barbieri di Pannaconi, con Salvatore Vita di Porto Salvo e Rosario Guastalegname di Triparni con i quali commettevano furti e rapine, proprio per questo legame che avevano, durante una festa, mentre Pasquale stava salutando Antonino Barbieri, alcuni colpi d’arma da fuoco lo raggiunsero. Era un agguato a danni di quest’ultimo da parte dei Soriano di Filandari, che poi si scusarono per l’accaduto dicendo che non era loro intenzione colpire Pasquale”.
IL PENTITO E LA MORTE DI ROBERTO SORIANO
L’episodio che poteva avere serie ripercussioni sul piano criminale, si chiarì “perché Pasquale non morì, anche se in qualche modo lasciò una minima freddezza fra le due famiglie”. A seguito di questo agguato, per come raccontatogli da Domenico e Nicola Bonavota, il pentito Fortuna riferisce che Pasquale “ha subito vari interventi chirurgici” ma di non sapere chi, materialmente, della famiglia Soriano, l’avesse perpetrato, specificando, tuttavia, di aver appreso che si collocava “nell’ambito della faida tra i Soriano e gli Accorinti Zungri e aggiunge che di aver appreso all’interno della cosca che la morte di Roberto Soriano fosse da inquadrarsi “proprio nella faida che era in corso tra le due famiglie. Non vi erano però rapporti criminali tra i Bonavota e i Soriano, ma semplici rapporti di conoscenza”.
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Rinascita-Scott: il pentito Fortuna racconta l’agguato dei Soriano a Bonavota