Rimborsopoli lucana, la prescrizione salva tutti
- Postato il 7 febbraio 2025
- Notizie
- Di Quotidiano del Sud
- 3 Visualizzazioni
![](https://www.quotidianodelsud.it/wp-content/uploads/2025/02/il-consiglio-regionale-lucano-che-venne-sciolto-nel-2013.jpg)
Il Quotidiano del Sud
Rimborsopoli lucana, la prescrizione salva tutti
Chiuso per estinzione dei reati il processo “madre” sulle spese pazze a via Verrastro ossia la Rimborsopoli lucana, la prescrizione salva tutti
POTENZA – Tutti prescritti. Si è concluso così ieri mattina il processo “madre” su rimborsi e spese pazze di consiglieri e assessori regionali, che nel 2013 portarono allo scioglimento anticipato del parlamentino lucano.
Il Tribunale di Potenza, come annunciato già a maggio dell’anno scorso, ha preso atto del decorso dei termini per l’estinzione dei reati contestati a una ventina di imputati illustri. Dall’attuale presidente del Consiglio regionale Marcello Pittella (Azione) all’attuale capogruppo di Fratelli d’Italia a via Verrastro, Michele Napoli. Passando per il sindaco di Venosa Franco Mollica, l’ex governatore Vito De Filippo (Pd), l’ex assessore e noto imprenditore materano Nicola Benedetto, e tanti altri ancora.
Poco prima che il collegio presieduto da Valentina Rossi si ritirasse in camera di consiglio, in realtà, le difese avevano provato a chiedere un’assoluzione nel merito. Ma nel verdetto si parla espressamente di non luogo a procedere per estinzione del reato.
Nei mesi scorsi erano state già definite le posizioni di altri imputati di questo e di un secondo processo nato dalla maxi-inchiesta “rimborsopoli”. Inclusi il commissario del Parco dell’appennino lucano Antonio Tisci, prescritto, o l’ex presidente del Consiglio regionale Vincenzo Santochirico, assolto come l’ex assessore alla Sanità Attilio Martorano.
Unica condanna ancora in piedi, quindi, resta quella di un altro ex assessore, Vincenzo Viti, che in Appello si è visto confermare una pena a 2 anni e 4 mesi di reclusione ma potrebbe avvalersi della prescrizione in Cassazione.
RIMBORSOPOLI LUCANA E PRESCRIZIONE, GLI ACCERTAMENTI
Gli accertamenti condotti tra il 2012 e il 2013 da finanza, carabinieri e polizia sui rimborsi riconosciuti a consiglieri e assessori regionali si erano concentrati sulle spese di esercizio del mandato dei singoli consiglieri, e quelle per l’attività dei loro gruppi politici di appartenenza.
Le spese emerse dall’esame di rendiconti e scontrini giustificativi, infatti, in molti casi avrebbero avuto ben poco di politico: dall’orsetto di peluche ai cd musicali acquistati in autogrill, passando per il singolo caffè, le caramelle e prodotti da forno di ogni tipo, il noleggio di un auto in Costa Smeralda in altissima stagione, vacanze, pernottamenti in albergo con accompagnatrici imprecisate, e quant’altro.
Diversi, inoltre, sarebbero gli scontrini corretti a penna gonfiandone l’importo – e il relativo rimborso -. E in qualche caso hanno documentato persino spese “impossibili”. Come quelle per pranzi e cene che lo stesso consigliere avrebbe consumato lo stesso giorno, alla stessa ora, ma in ristoranti distanti centinaia di chilometri di distanza.
Proprio in seguito alle accuse mosse dai pm di Potenza il Consiglio regionale eliminò l’obbligo di giustificare l’utilizzo dei fondi a disposizione dei suoi componenti per l’esercizio del mandato.
Nel 2022 fece scalpore la pubblicazione di alcune intercettazioni, risalenti a un paio di anni prima, in cui veniva prospettata a uno degli imputati del processo “madre” la possibilità di convincere l’allora presidente del collegio giudicante, con cui si era incontrato poco prima, ad «accompagnare» il processo verso la prescrizione. Ne seguì l’immediato avvicendamento alla presidenza del collegio stesso.
Il Quotidiano del Sud.
Rimborsopoli lucana, la prescrizione salva tutti