Rimborsopoli, dopo 12 anni prescrizioni, assoluzioni e quattro condanne in appello a Milano
- Postato il 20 novembre 2024
- Giustizia & Impunità
- Di Il Fatto Quotidiano
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Prescrizioni, assoluzioni e rideterminazioni della pena. L’inchiesta Rimborsopoli sulle spese pazze di ex consiglieri ed ex assessori lombardi aggiunge un nuovo capitolo. A oltre 12 anni di distanza dai fatti contestati è stata emessa a Milano un’altra sentenza d’appello, un secondo grado ‘bis’, sulle ultime posizioni. L’inchiesta, relativa agli anni 2008-2012, con al centro l’accusa di peculato, aveva accertato che decine di politici si erano fatti rimborsare con soldi pubblici, per un totale di circa 3 milioni di euro in quattro anni, le spese più varie, tra cui soprattutto pranzi e cene.
Sono stati prosciolti “per intervenuta prescrizione” sei imputati, tra cui l’ex assessore Massimo Buscemi e l’ex consigliere ed ex fisioterapista del Milan, Giorgio Puricelli. E ancora Gianluca Rinaldin, Giorgio Pozzi, Carlo Saffioti e Doriano Riparbelli, assistito dall’avvocato Paolo Cassamagnaghi. È stato assolto da alcune imputazioni e prosciolto da altre Stefano Zamponi.
Per le altre posizioni su alcuni capi di imputazione ci sono state assoluzioni o proscioglimenti per prescrizione e alla fine sono state rideterminate le pene per quattro imputati. A 2 anni e 20 giorni è stato condannato l’ex consigliere Angelo Giammario e ad un anno e 9 mesi, pena sospesa, Gianmarco Quadrini. La III Corte d’appello (presidente Renata Peragallo) ha anche confermato le provvisionali di risarcimento, tra i 10mila e i 40mila euro, a favore della Regione (avvocato di parte civile Antonella Forloni) e a carico di sei degli undici imputati.
La Cassazione, nel novembre 2022, aveva azzerato, in parte per prescrizione in parte riqualificando le accuse e dichiarandole prescritte, le condanne del maxi processo. In secondo grado nel 2021 erano stati condannati una quarantina di ex consiglieri. Poi, la Suprema Corte aveva riqualificato l’accusa di peculato in “indebita percezione di erogazioni pubbliche” per una parte degli ex esponenti della politica lombarda e aveva dichiarato per loro la prescrizione. Era stata cancellata senza rinvio la condanna, tra gli altri, di Renzo Bossi, figlio del Senatur. Per altri imputati, quelli del verdetto odierno, la Cassazione aveva annullato la sentenza con rinvio al nuovo giudizio di appello.
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