Riforma della giustizia, le camere penali liguri per il sì al referendum: “Carriere separate sono garanzia per il cittadino”
- Postato il 18 dicembre 2025
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- Di Genova24
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Genova. “La riforma ci allinea a tutte le democrazie consolidate e moderne, nelle quali l’organizzazione del giudice e l’organizzazione del pubblico ministero sono separate a garanzia del cittadino, perché giudice e pubblico ministero non sono colleghi e non svolgono lo stesso lavoro. Il pubblico ministero indaga, il giudice è proprio il limite al potere del pubblico ministero, la garanzia per il cittadino e quindi bisognerebbe piuttosto chiedersi perché no, non perché sì, dato che l’Italia è un’anomalia assoluta mondiale che ha ancora un’organizzazione unitaria della magistratura che però proviene da un modello che è stato generato nel periodo fascista nel 1941 di uno Stato autoritario, di uno Stato liberale e moderno a organizzazioni separate”. Così Rinaldo Romanelli, presidente delle Camere penali italiane riassume le ragioni per dire sì alla riforma della giustizia nel referendum che si terrà la prossima primavera.
Rispetto al sorteggio del doppio Csm, previsto dalla riforma e fortemente contestato dai magistrati Romanelli chiarisce che “la proposta aveva suscitato anche fra noi avvocati diverse perplessità, ma alla fine si è rivelata l’unica soluzione possibile perché il Csm da organo di garanzia dei magistrati è diventato una sorta di terza Camera, un potere a sé. Il sorteggio a nostro avviso non ha lo scopo di mortificare i magistrati ma anzi, di liberarli dall’egemonia delle correnti restituendo loro autorevolezza e credibilità”.
Oggi il Comitato ligure per il Sì al referendum delle camere penali si è presentato alla stampa, nella sede dell’ordine degli avvocati di Genova. A farne parte sono i presidenti della camere penali della Liguria (Fabiana Cilio, Fabio Sommovigo, Marco Bosio, Andrea Scella e David Capetta). Oltre a loro ne fa parte fra gli altri, la ex senatrice Francesca Scopelliti, vedova di Enzo Tortora e presidente dell’omonima fondazione.
“Io non potevo portandomi addosso tutta la vicenda di Enzo e avendo in tutti questi anni, dall’ottantotto quando Enzo è morto, portato avanti la sua battaglia, non potevo farmi perdere questa occasione ed è per me un impegno fortissimo perché devo vincerla” dice. “Devo vincere questa battaglia proprio per omaggiare Enzo che come vittima della giustizia. Dall’ottantottoci sono stati in Italia 26 governi di tutti colori, pentapartito, centrodestra, centrosinistra, verdi, gialli e mai nessuno ha avuto il coraggio, la capacità e la cultura di iniziare una riforma suggerita proprio dalla vicenda di Enzo Tortora”.
Per Scopelliti quindi “quest’occasione è arrivata grazie anche gli avvocati dell’Unione delle Camere Penali che hanno presentato nel 2017 il testo di legge, poi modificato, Adesso la parola va ai cittadini e io non posso far mancare il mio appello proprio a quei cittadini che rappresentavano il pubblico di Enzo e che hanno amato Enzo anche dopo tutta la vicenda giudiziaria. Quindi sono qui proprio per portare la testimonianza di una storia che non deve più verificarsi”.