Riforma della giustizia, a che punto siamo?

  • Postato il 27 febbraio 2025
  • Di Agi.it
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Riforma della giustizia, a che punto siamo?

AGI - La porta al dialogo sul tema della giustizia da parte del governo è aperta dal giorno dell'elezione a presidente dell'Anm di Cesare Parodi, appartenente al gruppo di Magistratura Indipendente, corrente considerata moderata: la premier Giorgia Meloni si è subito detta pronta ad accogliere "con favore la richiesta di un incontro col governo" auspicando "che, da subito, si possa riprendere un sano confronto sui principali temi che riguardano l'amministrazione della giustizia nella nostra nazione, nel rispetto dell'autonomia della politica e della magistratura".

La sentenza sul 'caso Delmastro' ha creato poi nuove fibrillazioni ma anche il vertice tenutosi a palazzo Chigi ha chiarito che formalmente la postura dell'esecutivo non è quella della chiusura sul disegno di legge costituzionale sulla separazione delle carriere. "A patto che ci sia intenzione dall'altra parte di aprire...", il 'refrain' nel governo. Si tratta di una partita a scacchi, perché "in caso di barricate noi andremo avanti come un treno", sottolinea un 'big' della maggioranza. "Dipende da quanto spazio di autonomia ha Parodi... Da cosa ci viene a proporre...", la tesi.

In sintesi, se la posizione dell'Anm dovesse essere quella di chiedere il ritiro del disegno di legge costituzionale o anche solo di frenare, la risposta potrebbe essere quella di accelerare, sottolinea la stessa fonte. Ma intanto si è deciso di stemperare le tensioni nel giorno dello sciopero dei giudici che, secondo l'Anm, ha raggiunto l'80% delle adesioni.

Il punto di caduta potrebbe essere quello di introdurre un sorteggio temperato dei membri laici e togati, sottolineano fonti che hanno partecipato all'incontro nella sede del governo. Un'altra ipotesi potrebbe essere quella di estendere l'Alta corte disciplinare oltre che per i magistrati ordinari anche per quelli amministrativi, contabili e militari.

Mentre altre eventuali richieste, come quella di tornare a un solo Csm, vengono considerate difficilmente esaudibili. Insomma, la linea è quella di attendere le proposte dell'Anm, ma senza rinunciare alla riforma. "Ascolteremo quali sono le loro idee e le loro proposte", spiega il vicepremier Antonio Tajani. Non vogliamo assolutamente travalicare i confini del potere esecutivo. "Da parte nostra non ci sarà mai nessun tentativo di mettere sotto l'ala del governo i magistrati", puntualizza il ministro degli Esteri.  

In realtà, all'interno delle forze politiche che sostengono l'esecutivo in tantissimi ritengono che "non cambierà niente" e che alla fine il ddl non verrà modificato. Le resistenze nel centrodestra a correzioni di rotta del resto sono fortissime. "È chiaro - spiega per esempio un 'big' di FI - che se modifichi qualcosa si rischia di far cadere tutto l'impianto. Punteremo dritto al referendum".

La linea della maggioranza resta quella di sottolineare che la riforma della giustizia non è concepita contro i magistrati, ma nell'interesse dei cittadini. La riunione nella sede del governo è servita per preparare gli incontri del 5 marzo prima con l'Unione delle Camere Penali e successivamente con l'Anm. A marzo, poi, la Camera proseguirà l'esame della riforma della durata delle intercettazioni, con il limite dei 45 giorni. In un ordine del giorno della maggioranza, che il governo sta preparando per l'Aula, si allargherà ai reati da codice rosso le eccezioni previste, secondo la maggioranza, per mafia e terrorismo.

Ma Nordio a inizio marzo ha già messo in programma un punto con la maggioranza per discutere tutte le riforme in cantiere. La maggioranza - riferisce una fonte parlamentare del centrodestra - è pronta ad aprire a ipotesi di modifiche del testo della separazione delle carriere ma solo con la garanzia che non sia una formula dilatoria. Eventualmente ci dovesse essere un punto di convergenza con l'Am si andrebbe a cambiare il disegno di legge ma soltanto se l'approvazione del testo avverrebbe in tempi celeri.

"Penso che la politica debba ascoltare, però debba anche decidere", dice il portavoce di FI Raffaele Nevi. "Una cosa che mi sembra veramente inaccettabile quella di uno sciopero di una parte dello Stato, non un potere, ma un ordine dello Stato che dovrebbe essere preposto al rispetto delle leggi. Si può essere non d'accordo, ma questo non toglie che siano il governo e il Parlamento a proporre e approvare le leggi", ha affermato il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana.

"La riforma porta al sogno malcelato della destra: giudici assoggettati alla politica", ha rimarcato la segretaria dem Elly Schlein alla direzione Pd. "Difendiamo i principi sanciti dalla Costituzione in cui fermamente crediamo. Mi ferisce quando sento parlare da alcuni di questa protesta come una difesa di casta e di privilegi. Se fosse così la maggior parte di noi non sarebbe qui", ha detto il presidente dell'Anm Cesare Parodi. "Obiettivo di questa riforma - ha detto Il segretario generale dell'Anm Maruotti durante l'assemblea a Roma - è indebolire, privare la giurisdizione di autorevolezza. Di fronte a una riforma così non ci sono margini di trattativa, l'indipendenza e l'autonomia non sono negoziabili: no accomodamenti al ribasso". "La sottoposizione dei magistrati alla politica è la cosa peggiore", ha affermato l'ex pm di Mani Pulite Gherardo Colombo, presente all'assemblea dei magistrati milanesi. 

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Agi.it

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