Riepilogo delle scoperte archeologiche dell’estate 2025. Tra mausolei, tribunali medievali e un’antica città sommersa

L’ultimo ritrovamento di rilievo ci porta a Tarquinia, nella necropoli etrusca dei Monterozzi, dove è ancora possibile stupirsi per la scoperta di antiche tombe inviolate. Ma, complici il moltiplicarsi delle campagne di scavo programmate durante il periodo estivo e i progressi dell’archeologia subacquea, sono numerose le scoperte messe a segno nelle ultime settimane. In Italia e nel bacino del Mediterraneo. Vediamo le principali.

La tomba etrusca decorata nella necropoli dei Monterozzi – Tarquinia

omba a camera, Necropoli dei Monterozzi. Courtesy Parco Archeologico di Cerveteri e Tarquinia
Tomba a camera, Necropoli dei Monterozzi. Courtesy Parco Archeologico di Cerveteri e Tarquinia

Alle porte di Tarquinia, la necropoli dei Monterozzi è stata riconosciuta (insieme alla necropoli di Cerveteri) patrimonio Unesco nel 2004, in quanto testimonianza essenziale per la conoscenza della civiltà etrusca. Il sito archeologico, oggi visitabile, conserva un gran numero di tombe con pitture parietali, documento di grande importanza per lo studio della pittura antica prima dell’età imperiale romana. E continua a sorprendere. Risale all’inizio di settembre la scoperta di una nuova tomba a camera, rimasta intatta, databile alla fine dell’VIII secolo a.C., che reca tracce di colore rosso e giallo, riconducibili a una semplice decorazione pittorica a fasce: la più antica finora documentata a Tarquinia. Il ritrovamento è avvenuto nell’ambito di una campagna di scavi promossa dal Parco Archeologico di Cerveteri e Tarquinia, che ha rivelato anche il corredo funerario della sepoltura, ora sottoposto a restauro.

Il tribunale medievale di Segesta

L'agora di Segesta vista dal drone. Photo Scuola Normale Superiore di Pisa
L’agora di Segesta vista dal drone. Photo Scuola Normale Superiore di Pisa

È merito del team di archeologi della Scuola Normale Superiore di Pisa, impegnata in una campagna di scavi volta a identificare la Segesta medievale, la scoperta di un’antica aula di tribunale identificabile per la presenza della tribuna dei giudici e di diverse sedute intonacate. Inoltre, seguendo i resti degli impianti idrici, gli archeologi hanno rinvenuto anche la struttura dedicata all’attività fisica dei giovani, il Ginnasio, che approfondisce ulteriormente la conoscenza del nucleo abitato di epoca medievale oggetto di studio nell’area del Parco Archeologico di Segesta. L’importante sito siciliano si conferma, così, preziosa testimonianza di una stratificazione urbanistica che ha attraversato secoli di storia. Per chi volesse approfondire, domenica 7 settembre, CoopCulture propone una visita guidata da un archeologo agli scavi recenti.

Il primo mausoleo romano rinvenuto in Albania

Il mausoleo romano di Strikcan, Albania
Il mausoleo romano di Strikcan, Albania

La prima tomba monumentale di epoca romana mai rinvenuta in Albania è stata rinvenuta di recente nella Valle di Bulqizë. La scoperta del mausoleo, in un Paese ricco di siti archeologici, è valsa – per la sua eccezionalità – l’annuncio del presidente Edi Rama: portato alla luce nel villaggio di Strikcan, infatti, il sepolcro si caratterizza per la presenza di rari elementi architettonici ed epigrafici, tra cui un’iscrizione bilingue con la dedica al personaggio sepolto (Gelliano) e al dio Giove.ll monumento funerario, articolato in tre ambienti e introdotto da una scalinata monumentale, ha dimensioni notevoli (circa 9 x 6 metri), e presenta una camera sepolcrale alta 2,4 metri. All’interno sono stati rinvenuti oggetti di un corredo funerario, tra cui vasi in vetro, manufatti in osso, armi e frammenti tessili intrecciati con fili d’oro, segno del prestigio sociale del defunto.

L’antico relitto al largo delle coste turche, nel Mediterraneo delle rotte commerciali

Le ceramiche rinvenute al largo di Adrasan, Turchia
Le ceramiche rinvenute al largo di Adrasan, Turchia

Con una trovata spettacolare che ha amplificato la portata della scoperta, all’inizio di luglio scorso anche il ministro della Cultura e del Turismo turco, Mehmet Nuri Ersoy, si è immerso nelle acque al largo della costa di Adrasan (provincia di Antalya) per vedere con i suoi occhi il relitto della nave di epoca ellenistico-romana rinvenuto nel corso di scavi subacquei. Da tempo la Turchia ha scelto di investire nella disciplina dell’archeologia subacquea, e il ritrovamento dell’imbarcazione, che ha custodito per migliaia di anni centinaia di ceramiche, ancora in buono stato di conservazione, ripaga gli sforzi. A una profondità compresa tra i 33 e i 46 metri, il sito sembrerebbe non avere precedenti nella storia dell’archeologia sottomarina. E la scoperta non sarebbe isolata: il relitto è stato individuato in una zona del Mediterraneo interessata da intensi traffici commerciali in epoca ellenistica e romana. Nel prossimo futuro, conclusa la campagna diretta dall’archeologo Hakan Öniz, parte del sito potrebbe dunque essere aperto al turismo subacqueo.

L’antica città di Canopo riemerge al largo di Alessandria d’Egitto

e statue di Canopo emergono nella baia di Abu Qair. Courtesy Ministero della Antichità d'Egitto
Le statue di Canopo emergono nella baia di Abu Qair. Courtesy Ministero della Antichità d’Egitto

In epoca tolemaica, e poi ancora con i Romani, Canopo era una fiorente città portuale situata sul Delta del Nilo. Fu sommersa dal mare, col vicino porto di Eracleion, a causa di terremoti, tsunami e dell’innalzamento del livello delle acque dei secoli a seguire.
Il 21 agosto scorso, le autorità egiziane hanno presentato i “resti” della città riaffiorati al largo di Alessandria, nella baia di Abu Qir. Reperti di grande impatto: statue (prive di teste e piedi), edifici, cisterne e un antico molo di 125 metri che aiutano a ricostruire la storia di Canopo – che possedeva anche impianti per l’allevamento ittico – e la sua importanza nell’area del Mediterraneo. Tra i ritrovamenti più significativi, una sfinge di quarzo con il cartiglio di Ramses II, una statua tolemaica in granito e un mercantile con ancore in pietra.

Livia Montagnoli

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Artribune