Rider: assicurazione, aumenti sospesi e pause obbligatorie. Cosa cambia davvero

  • Postato il 9 luglio 2025
  • Di Panorama
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Eccoci qua, il mondo dei rider – quei fantastici eroi delle due ruote che, senza sosta, fanno arrivare cibo e pacchi a domicilio – è tornato sotto i riflettori. Ma non per parlare delle loro acrobazie in bicicletta (che comunque meriterebbero un oscar), bensì delle nuove tutele che, finalmente, potrebbero migliorare la loro condizione. Certo, se ci fosse un minimo di coerenza da parte dei sindacati la situazione sarebbe già di gran lunga migliore. E allora ecco una storia che ha tutti gli ingredienti di una commedia (amara).

Ah, i sindacati.  Hanno fatto la storia del movimento operaio, giusto? E oggi, con la stessa passione, sono pronti a risollevare le sorti dei rider italiani, vero? Sì, se per “risollevare” intendiamo bloccare ogni piccolo passo avanti con la stessa energia con cui un bambino rifiuta le verdure. Proprio quando la piattaforma Glovo ha deciso di concedere ai suoi rider un piccolo (ma pur sempre apprezzabile) aumento del compenso – non molto, per la verità, ma  meglio di niente – la Cgil (ma poi anche gli altri)  hanno fatto la voce grossa. Come se il bonus fosse pura vessazione. No, no, è meglio fermare l’incremento e aprire subito un confronto più “complessivo”, dicono. Ma ecco il punto: perché non consentire che l’aumento arrivi nelle tasche dei rider nel frattempo? Forse perché, in fondo, la causa sindacale è più importante del piccolo guadagno di chi gira per la città con il caldo, la pioggia e pure il gelo.

Ma la storia non finisce qui. La Cgil  sempre sul piede di guerra, si batte  per l’introduzione di restrizioni sulle ore di lavoro nei periodi più caldi della giornata. Un’iniziativa che, in teoria, dovrebbe tutelare la salute dei rider. Però c’è un piccolo dettaglio che i sindacati sembrano dimenticare.  Mentre un muro si può costruire anche alle 6 o l’erba si può tagliare alle 17, il pranzo si consuma necessariamente tra le 12 e le 15. Vietare le consegne dei cibi in questa fascia oraria significa semplicemente non far lavorare i ciclofattorini. Che, non essendo dipendenti, non possono godere di cassa integrazione o altri ammortizzatori. Per tutelarti meglio, insomma, ti lascio senza garanzie

A questo punto, una domanda è d’obbligo: “Ma alla fine, i rider, che tutele hanno davvero?”  Nel corso degli anni, la situazione è cambiata, e finalmente, nel 2025, si sta cominciando a vedere una luce . La circolare del Ministero del Lavoro ha finalmente fatto chiarezza: se una piattaforma decide quando, come e quanto lavora un rider, il suo lavoro non è più considerato “autonomo”. Con il termine “subordinato” cominciano a scattare contributi previdenziali, assicurazioni, indennità e, udite udite, ferie. Avete capito bene: ferie. Per chi pensava che il lavoro dei rider fosse solo pedalare e basta, ora ci sono anche i diritti da rispettare.

Ah, il compenso. Difficile non parlarne. Eppure, dopo decenni di retribuzioni da brivido – a cottimo, a ordini, a pacchi – finalmente i rider hanno un minimo garantito. Cosa significa? Che il compenso non dipende più solo dal numero di consegne effettuate, ma si alza un po’ (per quanto si possa alzare quando il costo della vita in Italia è quello che è). E non solo: ci sono anche maggiorazioni per il lavoro notturno, festivo e nei giorni di pioggia o calura, per riconoscere un minimo di dignità a chi rischia la pelle per portare un tramezzino caldo a casa.

E per finire, c’è un’altra grande novità: assicurazione obbligatoria. Sì, avete letto bene. Per la prima volta, i rider non sono più degli “eroi” che rischiano il tutto per tutto per un piatto di pasta senza alcuna copertura. Ora l’INAIL dovrà tutelarli in caso di incidenti, proprio come accade per tutti gli altri lavoratori che svolgono attività rischiose.

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Panorama

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