Riarmo al 5%, Mini su La7: “Gli altri sono già al 3,3%, noi bluffiamo coi conti”

  • Postato il 30 giugno 2025
  • La7
  • Di Il Fatto Quotidiano
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A Coffee Break, su La7, il generale Fabio Mini, già capo di Stato maggiore delle Forze Nato nel Sud Europa, interviene con tono critico sull’impegno dell’Italia e degli altri paesi membri dell’Alleanza Atlantica a portare le spese militari al 5% del Pil entro il 2035.
“Noi stiamo parlando di un impegno che si sono presi tutti i paesi della Nato, salvo un paio, due o tre – spiega Mini – È un tetto che deve essere raggiunto al 2035, e questo tetto è quello che consente di realizzare una difesa e una deterrenza valida”.

Secondo il generale, però, l’Italia si muove troppo lentamente per poter arrivare davvero a quell’obiettivo: “Da oggi fino al 2035, se andiamo un pizzichino alla volta, non raggiungeremo mai nessuna deterrenza. Quindi, campa cavallo”.
Mini sottolinea che il 5% “è articolato in 3,5 e 1,5”, e precisa che “si rivolge praticamente e solamente a noi, perché la Germania, tutti i Paesi baltici, la Danimarca, la Norvegia sono già al 3,3%”.
“E dirò di più – aggiunge – il 3,3% della Germania non considera quello che la Germania spende per l’Ucraina. E siccome nello stesso articolo c’è scritto che le spese degli aiuti all’Ucraina vanno conteggiate nella percentuale, noi con il nostro timido 2%, forse 1,6%, ci arriviamo a malapena. Certo – continua ironicamente – se all’1,6% aggiungiamo poi anche la sicurezza che ci è data dai vigili urbani e dai metronotte, arriviamo anche al 2,5%. Però questi giochetti alla Nato poi li vedono e li scoprono”.

Mini mette quindi in evidenza che il peso dell’impegno è particolarmente gravoso per un paese con crescita debole: “Quello che serve veramente a noi è tanto, quello che noi dobbiamo impegnare è tanto rispetto al Pil. Ora, il Pil essendo la base di riferimento, dobbiamo stare attenti anche a questo. Non siamo in grossa progressione di sviluppo, stiamo in stagnazione e, quando va male, stiamo anche in retrocessione. Quindi, questo Pil è vero che aumenta nominalmente, ma poi nella pratica rimane lì”.
L’intervento si chiude con una constatazione amara: l’impegno del 5% rischia di restare sulla carta, mentre l’Italia, con un’economia ferma e un gioco di percentuali che non convince la Nato, resta indietro rispetto agli alleati.

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