Retromarcia al casello autostradale, la scorciatoia che costa punti, soldi e sicurezza

In apparenza può sembrare una distrazione. Un momento di esitazione, l’ingresso nel varco sbagliato, il panico che sale e la decisione di ingranare la retromarcia. Ma ciò che molti automobilisti ancora sottovalutano è che questa manovra al casello autostradale, oltre a essere vietata, può avere conseguenze gravissime, non solo sul piano amministrativo, ma anche penale e assicurativo. La dinamica è sempre la stessa: ci si avvicina al casello, si entra per errore in un varco Telepass o in un’uscita non compatibile con il proprio tragitto, e anziché aspettare assistenza, si prova a rimediare tornando indietro. Ma in autostrada e nelle aree limitrofe ai caselli – come sancito dall’articolo 176 del Codice della Strada – la retromarcia è sempre vietata perché è una condotta pericolosa per la sicurezza pubblica.

In questi contesti ad alta intensità di traffico con visibilità ridotta o margini ristretti, la scelta di tornare indietro sorprende altri veicoli in arrivo con collisioni, tamponamenti o incidenti multipli. L’errore non si limita alla valutazione individuale, ma si trasforma in una minaccia collettiva. La Corte di Cassazione, con una sentenza del 2020, ha chiarito che la zona immediatamente precedente ai caselli rientra nell’ambito delle carreggiate autostradali e di conseguenza soggetta alle stesse regole: nessuna inversione, nessuna retromarcia, nessuna manovra non autorizzata.

Un’azione che pesa su patente, portafoglio e sicurezza

L’imprudenza di pochi metri può costare cara. La multa base prevista per chi effettua una retromarcia in autostrada oscilla fra 430 euro e 1.731 euro, ma nei casi in cui si configuri un’inversione di marcia – magari per cambiare corsia o per uscire dalla barriera d’ingresso – la sanzione sale fino a 8.000 euro, con l’aggiunta della sospensione della patente e della decadenza di 10 punti dalla stessa. In alcune situazioni, soprattutto se la manovra è stata documentata da sistemi di sorveglianza o ha generato danni a terzi, può scattare anche il fermo amministrativo del veicolo, e nei casi di recidiva, la revoca della patente.

Un elemento di rigidità è rappresentato dalle nuove normative introdotte dal 14 dicembre 2024, che permettono alle autorità di utilizzare le immagini delle telecamere di videosorveglianza posizionate nei pressi dei caselli per certificare l’infrazione. Fino a quel momento, molte sanzioni non potevano essere emesse in assenza della presenza fisica di un agente, ma oggi la registrazione, se munita di data, ora e localizzazione precisa è sufficiente a giustificare una contestazione differita. Questo ha reso le multe più frequenti e i ricorsi sempre più difficili da sostenere, se non per meri vizi procedurali.

Non va dimenticato che la compagnia assicurativa, in caso di sinistro provocato da una manovra vietata come la retromarcia, può rifiutarsi di coprire i danni. Di conseguenza l’intero onere economico è a carico del conducente. In casi estremi, se dovesse esserci un ferito, la responsabilità può assumere rilievo penale con l’ipotesi di lesioni colpose o omicidio stradale, a seconda della gravità.

Differenze tra inversione e retromarcia

Anche se spesso confuse, la distinzione tra inversione di marcia e retromarcia è decisiva: la retromarcia si limita a indietreggiare mentre l’inversione prevede anche lo spostamento in senso opposto. Il Codice della strada punisce entrambe, ma l’inversione porta a sanzioni superiori, fino a 8.186 euro con revoca della patente e fermo amministrativo.

Per chi paga entro cinque giorni dalla notifica, è prevista comunque una riduzione del 30% sugli importi massimi, un incentivo che tuttavia non elimina il rischio di decurtazione dei punti sulla patente. Il ricorso resta in ogni caso una possibilità in caso di vizi formali o carenze documentali nella contestazione.

Tecnologia, istinto e comportamenti virtuosi

La modernizzazione dei caselli autostradali e l’introduzione di sistemi elettronici automatizzati non hanno reso più semplice il compito per chi si trova in difficoltà. L’eliminazione graduale delle barriere fisiche e degli operatori in presenza può spingere alcuni automobilisti a sentirsi abbandonati nel momento dell’errore. Ma ogni colonnina è dotata di un pulsante di assistenza, segnalato con il colore rosso: premendolo si entra in contatto diretto con un operatore che può aprire la sbarra da remoto, fornire istruzioni chiare e guidare l’automobilista senza far ricorso a comportamenti vietati.

Normativa alla mano, la fretta, la distrazione o l’ansia non giustificano una condotta illecita, soprattutto se si considera che le autostrade sono tra le infrastrutture con i margini di errore più ridotti. La strada corretta è fermarsi, chiedere assistenza e attendere istruzioni, anche se comporta una breve attesa o un leggero rallentamento della marcia.

Una questione di prevenzione, non solo di Codice

Al di là delle cifre, dei verbali e degli articoli di legge, la questione della retromarcia al casello chiama in causa la dimensione più ampia della civiltà stradale. In un Paese in cui ancora si registrano migliaia di incidenti l’anno causati da manovre azzardate, la cultura della responsabilità resta un passaggio fondamentale in termini di prevenzione. Ogni volta che un automobilista decide di risolvere un errore con una mossa vietata, sottovaluta l’impatto della scelta.

Da parte loro le società concessionarie autostradali non sono semplici gestori del pedaggio, ma hanno l’obbligo giuridico di garantire la sicurezza operativa di tutta la tratta. Prevede anche la progettazione delle aree di accesso, dei varchi, delle segnalazioni e dei dispositivi di assistenza. In caso di incidente causato da segnaletica ambigua o difettosa, il conducente può richiedere un accertamento di corresponsabilità. Alcuni tribunali hanno già emesso sentenze che riconoscono parzialmente la colpa della società autostradale nei casi in cui i caselli risultavano mal segnalati o non funzionanti.

Chi può fare retromarcia in autostrada

Sebbene il Codice della Strada vieti in modo tassativo la retromarcia e l’inversione di marcia sulle autostrade e nei varchi di accesso, ci sono alcune eccezioni previste dalla normativa. A chiarirlo è l’articolo 176, comma 12, secondo cui i conducenti dei veicoli destinati ai servizi autostradali possono derogare a questo divieto, a condizione che dispongano di autorizzazione rilasciata dall’ente gestore della tratta. Queste manovre sono consentite solo in presenza di reali esigenze di servizio e devono comunque essere eseguite con la massima prudenza ovvero mantenendo attivo il dispositivo a luce gialla lampeggiante, al fine di segnalare la propria presenza agli altri utenti della strada.

A rafforzare questo quadro di eccezioni interviene anche il comma 14 dello stesso articolo, che estende la possibilità di compiere manovre di retromarcia e inversione anche ai veicoli delle forze dell’ordine, dei vigili del fuoco e delle ambulanze. In questi casi, la deroga è legittima se l’intervento avviene per motivi di servizio e il veicolo circola con dispositivi di segnalazione visiva accesi, così da garantire la massima visibilità e sicurezza durante l’esecuzione della manovra.

Autore
Virgilio.it

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