ReportCalcio 2025 della Figc, ecco la fotografia del calcio italiano

  • Postato il 31 luglio 2025
  • Di Panorama
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Il calcio italiano rimane grande malato, ma qualche timido segnale in controtendenza emerge e fa sperare che il fondo sia stato toccato. E’ la fotografia del movimento che emerge dal ReportCalcio 2025 della Figc, realizzato in collaborazione con AREL e PwC Italia. Malato perché lo squilibrio economico che lo caratterizza da sempre rimane “significativo”, con perdite di centinaia di milioni di euro spalmate su tutto il comparto, non solo quello professionistico, e debiti che crescono senza sosta.

Eppure, l’analisi dei conti economici della stagione 2023/2024 – ultima i cui bilanci siano stati approvati e depositati – dice anche che le perdite, pur ingenti, stanno diminuendo e la crescita del giro d’affari è superiore rispetto a quella dei costi. Segnali timidi di un’inversione di tendenza facilitata, forse, anche dallo sbarco massiccio in Serie A e Serie B delle proprietà straniere e in particolare dei fondi made in Usa con il loro approccio molto pragmatico allo sviluppo del business.

Una condizione che non consente di abbassare la guardia. Anzi. Soprattutto nelle serie minori le storie di piazze, anche importanti, che sono sparite o rischiano di farlo nei prossimi mesi devono far tenere alta l’attenzione e continuare a ragionare sull’opportunità di una dose robusta di riforme per restringere il campo del professionismo laddove sia sostenibile e non semplicemente un vuoto a perdere.

ReportCalcio 2025, il profilo economico e finanziario del calcio italiano

Partiamo da qui, dalla fotografia dei conti del pallone italico. Il calcio italiano continua a essere un settore in perdita e non deve sorprendere, se è vero che negli ultimi 17 anni (quelli analizzati dalla serie storica dei ReportCalcio della Figc) la perdita aggregata complessiva di Serie A, B e C è stata di 9,3 miliardi di euro. Non solo perché in mezzo c’è stato lo tsunami del Covid (-3,6 miliardi in tre anni, ovvero oltre 3 milioni di euro bruciati ogni giorno), ma perché strutturalmente il disequilibrio è patologico. Ben 1.289 dei 1.609 bilanci analizzati dal 2008 in poi è stato in rosso bilanci in ‘rosso’: l’80%.

Il timido segnale positivo è dato, però, da quanto accaduto negli ultimi due anni. Il business è cresciuto arrivando nel 2024 a superare i 4,5 miliardi di euro, record assoluto, facendo registrare un tasso di progressione del 32,3% di gran lunga superiore al +7,2% della crescita del costo del lavoro che da sempre rappresenta la voce più importante tra quelle delle spese. Se nel 2021/2022 la perdita era stata di 1,4 miliardi di euro, alla fine del 2024 il dato si è dimezzato a 731 milioni di euro e l’incidenza degli stipendi sul fatturato è stata compressa dal 69,8 al 56,5%.

Il calcio italiano schiacciato dai debiti

Non concede respiro, invece, l’altro grande rilevatore dello stato di salute dell’industria del calcio italiano. I club professionistici non hanno smesso di indebitarsi per garantirsi la prosecuzione dell’attività. Anzi. Una curva ormai slegata dagli effetti dell’ondata della pandemia che aveva messo in ginocchio il pallone, anche per la mancanza di concreti sostegni da parte del governo.

Se i debiti aggregati rispetto alla fase pre Covid erano raddoppiati, passando dai 2,4 miliardi di euro del 2007-2008 ai 4,8 del 2018-2019, la tendenza si è accentuata anche fuori dall’effetto pandemico. La situazione finanziaria delle società alla fine del 2024 dice che i debiti sono cresciuti fino a 5,5 miliardi e se nel 2007/2008 i ricavi erano in grado di coprire il 97% dell’indebitamento, nel 2023/2024 questa percentuale è scesa all’83%.

Il calcio italiano, un’industria da oltre 12 miliardi di euro

La realtà è che il calcio, pur con tutti i suoi difetti, continua ad esercitare un fascino enorme sugli italiani. E’ un grande fattore aggregante: oltre 30 milioni di persone si dicono interessate, il dato più alto sia tra gli uomini (79%) che tra le donne (41%). Quattro italiani su cinque lo definiscono sia una questione di tradizioni che un settore economico di grande importanza strategica e in questo sono supportati dai numeri.

I ricavi diretti totali ammontano a quasi 7 miliardi di euro, quelli complessivi considerando anche l’impatto indiretto e indotto sulla catena dei settori coinvolti arriva a 12,4 che significa lo 0,6% del Pil nazionale. I posti di lavoro attivati sono 141mila e la contribuzione fiscale nel 2022 (ultimo dato ufficiale disponibile) ha sfondato il miliardo e mezzo per un totale dal 2008 di 19,8 a fronte di contributi erogati dallo Stato, in tutte le sue forme, che si sono fermati a 965 milioni di euro. Un moltiplicatore di uno a venti su cui la Figc ha spesso battuto nei mesi di dialettica forte con il Governo, chiamato a dotare il calcio italiano di strumenti normativi ed economici per superare le criticità.

Il presidente Gravina: “Priorità all’impiantistica e alle riforme per la sostenibilità”

Un quadro che il presidente della Figc, Gabriele Gravina, fotografa così: “ReportCalcio, grazie alla fondamentale collaborazione di Arel e PwC Italia, è uno strumento di trasparenza e di analisi senza eguali per numero di informazioni e per profondità degli argomenti trattati è di gran lunga lo studio più completo ed esaustivo sul movimento calcistico italiano, che rappresenta sempre il primo riferimento sportivo nazionale per numero di tesserati, valore economico generato e diffusione di progettualità in ambito sociale.

È un documento che, oltre ad analizzare nel dettaglio tutti i trend del nostro movimento, individua strategie e propone soluzioni di medio-lungo termine, anche grazie ad un approfondito studio di benchmarking internazionale, al fine di garantire uno sviluppo reale e stabile all’intero sistema. Le nostre priorità sono: investire nell’impiantistica in maniera decisa, anche grazie al processo di candidatura per UEFA Euro 2032 che sta stimolando percorsi virtuosi in diverse città d’Italia, e nelle riforme sulla sostenibilità economico-finanziaria, perché il miglioramento dello scenario di criticità nelle ultime due stagioni sportive è dovuto all’aumento del valore della produzione e non è ancora così strutturato da mettere in sicurezza i conti del calcio italiano”.

ReportCalcio 2025, il boom del calcio femminile

La dimensione sportiva del calcio italiano è quella di un enorme tribù che si sposta ogni settimana. I tesserati alla Figc sono poco meno di 1,5 milioni, uno su tre nel totale delle federazioni sportive del nostro Paese. La crisi del Covid è alle spalle anche per questo dato: 1.131.906 calciatori tesserati di cui 900mila giovani tra uomini e donne.

Il calcio femminile continua a far segnare progressi numerici: dal 2008 al 2024 le tesserate sono più che raddoppiate e ora sono 50mila, trascinate anche dalle ultime imprese della nazionale affidata alla cura del commissario tecnico Soncin. Uno sviluppo non ancora armonico, ma che fa sperare. Per il professionismo che ha reso più semplice e lineare la carriera delle giocatrici più in vista, ci sono ancora le storie di squadre che nascono e muoiono senza che ci sia una rete di protezione per chi resta invischiato.

A far sperare, però, è una lenta rivoluzione culturale in atto. I dati d’ascolto dell’ultimo Europeo femminile, quello che ha visto le azzurre sconfitte in semifinale dall’Inghilterra e poi ricevute dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sono la punta dell’iceberg di un numero che emerge nelle pieghe del ReportCalcio: 17 milioni di persone si dichiarano interessate al movimento femminile e altri 7 si definiscono tifosi appassionati. Dati da cui partire per provare ad allargare la base.

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Panorama

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