Regno Unito, armamenti ed economia tornano alla Guerra Fredda

  • Postato il 3 giugno 2025
  • Di Panorama
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Qualche giorno fa il primo ministro britannico Keir Starmer ha annunciato ampie riforme della Difesa del Regno Unito e aumenti della spesa militare, impegnandosi a trasformare la Gran Bretagna in una “nazione corazzata e pronta al combattimento” – queste le sue parole -, presentando i risultati della revisione strategica del suo governo presso il cantiere navale Govan di Glasgow. Tra le misure di riarmo, l’annuncio che il paese costruirà fino a dodici nuovi sottomarini d’attacco, mentre vengono completate nuove fregate “Tipo 26”.

Starmer ha annunciato l’intenzione di aumentare la spesa per la difesa al 2,5% del Pil entro il 2027, con l’ambizione di raggiungere il 3% nella prossima legislatura qualora le condizioni economiche e fiscali lo consentissero. Di fatto il regno di Carlo Terzo affronterà il più grande aumento delle spese militari dai tempi ella Guerra Fredda e dei vecchi aeroplani Vulcan che tutte le notti volavano sul Nord Europa con a bordo ordigni nucleari. Londra amplierà significativamente la sua flotta di sottomarini a propulsione nucleare acquistando una dozzina di nuove unità di tipo Aukus, lo stesso modello acquistato dall’Australia due anni fa, la cui produzione sarà aumentata per consentire il varo di un nuovo sottomarino ogni 18 mesi. Tale programma fa parte di un ambizioso programma di espansione industriale che promette anche la costruzione di “almeno sei nuove fabbriche di munizioni”, le quali, almeno secondo il governo, genereranno oltre 1800 posti di lavoro tra operai, tecnici e personale per la costruzione dei sistemi d’arma tra i quali 7.000 nuovi missili da crociera, come ha specificato nelle ore successive il Segretario alla Difesa John Healey.

Il progetto è di fatto una revisione totale delle esigenze della Marina volta a risolvere alcune limitazioni ormai non più procastinabili: il passaggio allo stato di prontezza operativa come obiettivo centrale delle forze armate, l’aumento dei contributi alla Nato attraverso una politica “Nato first” e l’accelerazione dell’innovazione a un ritmo da economia di guerra. Starmer ha anche confermato un investimento di 15 miliardi di sterline (20,3 miliardi di dollari) nel programma britannico per le armi nucleari, sostenendo che creerà 9.000 posti di lavoro più altre migliaia nella catena di approvvigionamento, limitando la storica dipendenza dagli Usa. Starmer ha fissato l’ambizioso obiettivo di creare “un esercito dieci volte più letale entro il 2035″ attraverso l’integrazione di droni, cacciatorpediniere, intelligenza artificiale e velivoli in tutte le forze armate. Ha promesso di porre fine allo “svuotamento delle nostre forze armate” perseguito dai governi precedenti e di garantire il più grande aumento di stipendio ai militari degli ultimi 20 anni.

Tra le iniziative anche la creazione di reparto di guerra ibrida formati da navi da guerra e da droni volanti e sottomarini convenzionali per rendere capillari le operazioni di pattugliamento del Mare del Nord e poter dare protezione alle isole dell’arcipelago britannico. Il primo ministro inglese sostiene che gli investimenti genereranno posti di lavoro e investimenti in tutto il paese, offrendo al contempo opportunità locali, lavoro qualificato e orgoglio comunitario.

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Panorama

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