Regione Sicilia, la maggioranza in frantumi sulla manovra: così FdI avvisa Schifani (su input) di Roma
- Postato il 10 ottobre 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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Dietro la crisi in Sicilia c’è “un disegno politico nazionale”. Ad indicarlo sono in molti e nessuno ha dubbi: il deus ex machina della débâcle del governo siciliano è Gaetano Galvagno. Il presidente dell’Ars non avrebbe agito secondo un disegno personale ma con un preciso mandato da Roma. Il giorno dopo la Caporetto del governo Schifani, battuto a ripetizione sulla manovra quater, la ricostruzione di quel che è successo nelle retrovie è chiara: “Non è un avviso di sfratto, è un campanello: se qualcuno finora ha pensato che Fratelli d’Italia potesse stare di lato senza conseguenze, si è sbagliato”, confida un esponente del partito della premier Giorgia Meloni.
Una batosta che è dunque un messaggio chiaro per il presidente della Regione, Renato Schifani, reo di avere spostato l’asse politico al centro. Nel mirino di Fratelli d’Italia c’è soprattutto Totò Cuffaro. L’ex presidente della Sicilia, tornato a fare politica dopo gli anni di carcere a Rebibbia per concorso esterno con la mafia, ha – secondo i meloniani siciliani – troppo peso in questo governo. Che tra Fratelli d’Italia e Cuffaro non corra buon sangue è stato, d’altronde, evidente alla Festa dell’Amicizia che Totò Vasa Vasa ha organizzato a Ribera lo scorso fine settimana: una tre giorni in cui erano invitati tutto i coordinatori regionali dei partiti di maggioranza, tranne Luca Sbardella, alla guida di Fdi nell’Isola. La goccia che ha fatto traboccare il malcontento meloniano è stata poi la nomina di Salvatore Iacolino come dirigente generale alla pianificazione strategica dell’assessorato alla Salute.
La scelta non è andata giù a molti: “Intanto perché non è legale, bisognava restare all’interno, non si poteva fare una nomina esterna, poi ci voleva un tecnico vista la condizione della sanità siciliana e non un uomo che fa campagna elettorale per Fi”, indicano ancora dalle quinte della politica siciliana ma in rigido anonimato. Ad aggiungersi ad un clima generale in cui la bilancia del potere siculo stava scivolando tutta verso i “centristi”, c’è stato anche il gran ritorno di Luca Sammartino, rinominato assessore all’Agricoltura: una poltrona dalla quale si era dimesso seguito al suo coinvolgimento nell’ambito di un’indagine per corruzione.
Uno degli scontri più accesi di giovedì non a caso si è consumato tra i banchi dell’Aula proprio tra Sammartino e Alessandro Aricò, assessore alle Infrastrutture in quota Fdi. Ma a guidare l’Aula verso lo smacco a Schifani è stato Galvagno, come indicano in molti. Lui oggi smentisce tutte le ricostruzioni, ma intanto giovedì a Palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea regionale siciliana, il governo è andato sotto ben 17 volte. A un certo punto, Forza Italia, Dc e Lega sono uscite dall’aula, mentre FdI sosteneva la legge con le opposizioni. Si votava la manovra quater: 50 articoli, più 300 emendamenti “territoriali”, il nuovo termine usato da alcuni per evitare di chiamarle mance. La maggioranza è andata però clamorosamente sotto in maniera quasi sistematica e alla fine è stata bocciata la stragrande maggioranza degli emendamenti. Solo 25 articoli sono rimasti in piedi. Ad essere cassati sono stati soprattutto gli articoli cari al presidente Schifani, dal south working al film su Biagio Conte. Tutti interventi “spot”, secondo qualcuno: “Schifani sta mirando al consenso e non sta governando. Pensa soltanto ad essere confermato per una nuova legislatura”, indicano i più esperti.
Intanto dai banchi dell’opposizione c’è soddisfazione: “Abbiamo portato in evidenza le loro lotte intestine che sono di certo molto profonde. Abbiamo fatto saltare tutti quegli emendamenti che portavano un nome e un cognome e abbiamo salvato tutti quelli che incidono sulla vita dei siciliani”, commenta Nuccio Di Paola, portavoce del M5s. Mentre il segretario regionale del Pd Anthony Barbagallo indica: “Schifani affonda come il Titanic. Quello che sta succedendo all’Ars non ha precedenti, a mia memoria non ricordo un episodio così grave. Il governo è andato sotto i colpi della stessa maggioranza ma la responsabilità è tutta del presidente della Regione che vuole imporre i suoi diktat senza far toccare palla a nessuno, neanche ai suoi alleati che si sono opposti al contentino offertogli maldestramente”.
Di una Caporetto, parla, invece, Ismaele La Vardera: “È un dato politico incontrovertibile Fratelli d’Italia ha deciso di andare contro la sua stessa colazione e noi opposizione siamo diventati maggioranza. Mi chiedo con quale faccia Schifani possa ancora pensare di essere il re assoluto di questa Regione, considerato il quadro chiaro che si è delineato. Ma sappiamo tutti che a scaricare le responsabilità agli altri, quindi non posso che fare la mia solidarietà all’attuale ma già ex assessore Dagnino che chiaramente si dovrà prendere la responsabilità di questo fallimento per salvare la faccia a un presidente che, forse, ormai comanda solo a casa sua”. Di certo la crisi è adesso aperta, ma Schifani cerca di minimizzare: “Non azzero nulla”, ha detto il presidente che ha anche convocato un vertice di maggioranza per lunedì. Quando potrebbe “scoppiare la pace”, secondo qualcuno. Sempre che il presidente abbia inteso gli avvertimenti arrivati da Roma, è chiaro.
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