Regione, Baruzzo (Pd): “Altro che tutele: Bucci vuole depotenziare i consultori. Noi vogliamo che anche lì si possa accedere alla RU486”
- Postato il 29 luglio 2025
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- Di Il Vostro Giornale
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Liguria. “Cinquant’anni fa veniva approvata la legge 405 che istituiva i consultori. Una conquista fondamentale per i diritti delle donne e per una sanità pubblica realmente vicina alle persone. Ma oggi, invece di rafforzare questi presìdi, c’è chi – come il Presidente Bucci e la destra ligure – prova a smantellarli, passo dopo passo, sotto una coltre di ambiguità”. Lo dichiara la consigliera regionale del Pd Carola Baruzzo, intervenendo nel dibattito sull’accesso alla RU486 e il futuro dei consultori in Liguria: “La destra ligure, infatti, ha bocciato in consiglio la richiesta di poter accedere all’interruzione farmacologica di gravidanza anche nei consultori”.
“La giunta Bucci – spiega Baruzzo – vuole escludere i consultori dal percorso dell’interruzione volontaria farmacologica di gravidanza, relegandoli a meri centri informativi, senza la possibilità di accompagnare realmente le donne che scelgono di ricorrere alla RU486. Questo significa ridurre uno spazio pubblico di ascolto, cura e prossimità a una funzione burocratica. È un modello pericoloso che, di fatto, toglie diritti e indebolisce la sanità territoriale”.
Secondo Baruzzo, l’operazione della destra genovese rientra in un disegno più ampio: “Bucci, sotto la pressione di ambienti ideologicamente orientati, sta progressivamente smantellando un modello pubblico e laico di tutela della salute, aprendo la porta a soggetti privati che rischiano di operare secondo logiche moralistiche anziché sanitarie. È un arretramento culturale prima ancora che normativo, un pericolo per le donne”.
La proposta alternativa, invece, è chiara: “Noi chiediamo che anche in Liguria, come già avviene in regioni come Toscana ed Emilia-Romagna, sia possibile effettuare l’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica direttamente nei consultori, in regime ambulatoriale, come previsto dalle linee guida nazionali. È una possibilità prevista dalla legge, sicura da un punto di vista medico, e rispettosa dell’autodeterminazione delle persone. Una scelta che rende il percorso più accessibile, meno ospedalizzato e meno stigmatizzante”.
“Non possiamo accettare che si riporti indietro l’orologio dei diritti – conclude Baruzzo – Difendere i consultori significa rafforzare la sanità pubblica, garantire libertà di scelta, e dare risposte concrete a chi vive momenti delicati della propria vita. La Liguria ha bisogno di più cura, più ascolto, più vicinanza. Non di retorica e chiusura”.
Fa eco Cgil Liguria: “Nel giorno del cinquantesimo anniversario dell’approvazione della Legge 405 del 29 luglio 1975, arriva la notizia che la Regione Liguria con la giunta Bucci, celebra il mezzo secolo di impegno dei Consultori Familiari ostacolando la piena applicazione delle linee guida nazionali sull’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) farmacologica, che prevedono anche la possibilità di assunzione della pillola abortiva a casa. Tutto ciò, in pieno contrasto con la decisione presa due anni fa dalla precedente giunta di centro destra, che aveva iniziato il percorso per la somministrazione della pillola abortiva Ru486 presso il proprio domicilio, senza la necessità di un ricovero ospedaliero. La concomitanza della notizia con l’anniversario della nascita dei consultori, è uno schiaffo all’autodeterminazione delle donne, considerate come un’eco e un sussurro altrui e non una voce intera, svilisce le tante battaglie che le donne hanno portato avanti verso un cammino di civiltà e modernità e che oggi, si sta cercando di deviare su percorsi legati ad una visione retrograda che colpevolizza la maternità e non si occupa della salute riproduttiva”.
“Bloccare questa possibilità significa colpire soprattutto le donne più fragili, quelle che vivono in contesti familiari violenti, che non possono assentarsi dal lavoro o che abitano lontano dagli ospedali. Significa moltiplicare la sofferenza e il rischio, non prevenirlo. E se questa notizia non bastasse a funestare la celebrazione della legge 405/75, se ne aggiunge un’altra che presenta altrettanti elementi di gravità e di allarme: la Regione Liguria ha deciso, durante la discussione dell’assesto di bilancio, di non stanziare 80 mila euro per i corsi di educazione all’affettività nei consultori pubblici. Uno colpo basso alla legge d’istituzione dei consultori, alla quale anche le parlamentari cattoliche impegnate allora nella sua promulgazione, avevano deciso di imprimere una impronta di laicità”.