Regionali, Legambiente propone il green deal per la Liguria: “Serve un cambio di passo radicale”

  • Postato il 9 ottobre 2024
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  • Di Genova24
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Generico ottobre 2024

Genova. Sono state presentate questa mattina da Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente e Stefano Bigliazzi, presidente Legambiente Liguria le priorità per la Liguria che l’associazione del cigno verde indirizza ai candidati alle Elezioni regionali 2024.

Dodici punti che sottolineano la necessità di un netto cambio di strategia per la gestione del territorio che dovrà partire – diversamente da quanto accaduto fino ad oggi – dalla tutela dell’ambiente e della biodiversità e svilupparsi attraverso scelte partecipate e condivise dalle persone.

In sintesi Legambiente Liguria chiede l’approvazione di una legge regionale sulla partecipazione per gli impianti, le opere, infrastrutture per la transizione ecologica  sul modello di quanto fatto da altre regioni, come ad esempio la vicina Toscana; la revisione e la realizzazione del Piano Territoriale Regionale, evitando che questo sia una sorta di deregulation rispetto alle destinazioni urbanistiche del territorio; l’approvazione di un Piano Energetico Regionale che porti alla totale della decarbonizzazione del sistema elettrico regionale entro il 2035 e di linee guida regionali per le aree idonee che permettano di realizzare oltre agli impianti fotovoltaici sui tetti, anche nei centri storici, quelli  agrivoltaici sui terreni agricoli con coesistenza delle produzioni agricole con quella elettrica, fotovoltaici a terra nelle aree degradate o industriali, eolici nelle aree ventose con adeguata progettazione paesaggistica; la regione deve procedere all’istituzione di nuove aree protette per contribuire all’obiettivo del 30% di aree protette terrestri e marine che l’Italia deve perseguire per raggiungere gli obiettivi della strategia europea sulla biodoversità; emanare una legge regionale contro il consumo di suolo, superare la concezione delle grandi opere, favorire gli interventi sulla rete ferroviaria (in primo luogo Pontremolese e raddoppio delle ferrovie del Ponente), in particolare, rilanciare a tutti i livelli il Trasporto Pubblico Locale. Per quanto riguarda la portuali auspichiamo una politica comune dei porti liguri e l’elettrificazione delle banchine, evitando il ricorso al gigantismo portuale.

Sulle politiche per i rifiuti approvare un piano regionale sull’economia circolare per la filiera dei rifiuti urbani con cui realizzare impianti industriali per la produzione di compost e biometano, di trattamento dei prodotti assorbenti per le persone, di trattamento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche per il recupero delle materie prime critiche, di trattamento dei rifiuti da costruzione e demolizione, rendendo indipendente ogni comprensorio. 

Aumentare la quota di spiagge libere, sia attraverso un aumento della quota indicata con legge regionale sia attraverso il controllo del rispetto della normativa medesima anche a livello dei singoli comuni.

“Con le proposte che indirizziamo oggi ai candidati governatori in corsa per le elezioni regionali 2024 – dichiara Stefano Ciafanipresidente nazionale di Legambiente – vogliamo proporre uno scenario ambizioso per una Liguria che vuole perseguire convintamente gli obiettivi europei del Green Deal. Una delle principali sfide da affrontare in Liguria riguarda il futuro ambientale di una regione che negli ultimi anni si è trovata a fronteggiare numerose criticità: dall’aumento degli eventi meteo estremi causati dalla crisi climatica all’erosione costiera, dal consumo di suolo all’inquinamento, fino all’aumento delle illegalità, solo per citarne alcune. Criticità che vanno affrontate al più presto con interventi puntuali e ben strutturati, replicando anche quelle buone pratiche già attive sul territorio e che da anni la nostra associazione racconta: promuovere la diffusione degli impianti a fonti rinnovabili, a partire da fotovoltaico ed eolico, per marginalizzare le fossili, realizzare gli impianti industriali dell’economia circolare per chiudere la stagione delle discariche ed evitare nuovi inceneritori, fare investimenti all’altezza della sfida per la mobilità sostenibile, ferroviaria e cittadina, sostenere la transizione dell’agricoltura verso l’agroecologia e la nascita di nuove aree protette”.

“L’ambiente rappresenta un architrave fondamentale da cui partire e su cui lavorare da qui ai prossimi anni sia a livello nazionale sia a livello regionale e locale – continua Ciafani – ce lo ricordano l’emergenza climatica che avanza ma anche gli obiettivi al 2030, scadenza sempre più vicina, su cui l’Italia è in forte ritardo. Investire sull’ambiente e sulla sostenibilità, significa investire al tempo stesso anche sulla salute e sulla crescita economica del Paese accelerando così la transizione ecologica su cui l’Europa chiede a tutti gli Stati un forte impegno, costante e tangibile. Il Paese e la Liguria non perdano questa importante occasione”.

“Per la Liguria è urgente un piano di adattamento al cambiamento climatico – aggiunge Stefano Bigliazzi presidente Legambiente Liguria – Lo sviluppo della nostra regione passa dalla capacità di superare le sfide che il nostro territorio ci pone e non dalla volontà di aggirare le regole del nostro ordinamento giuridico. Chiediamo che le opere necessarie siano condivise con la popolazione, seguendo le regole della partecipazione”.

Ecco i 12 punti per il green deal della Liguria proposto da Legambiente.

1. Approvazione di una legge regionale sulla partecipazione per gli impianti, le opere, infrastrutture per la transizione ecologica, sul modello di quanto fatto da altre regioni, come ad esempio la vicina Toscana. La necessità di scelte condivise e partecipate, una politica dell’ascolto e dell’attenzione che tolga definitivamente dal campo la logica del!uomo solo al comando e del potere senza controbilanciamenti e verifiche. Vi sono da applicare regole e convenzioni di carattere nazionale ed europeo che portano ad una partecipazione attiva. Più in generale, nei casi di provvedimenti fondamentali per l’ambiente, il territorio e i diritti (per citare i campi a noi più cari ma si può estendere il discorso a tutto lo spettro governativo) non limitarsi alle pur auspicabili audizioni delle commissioni consiliari regionali ma attivare tavoli di confronto preventivi con associazioni e società civile che da un lato contribuiscano alla definizione dei provvedimenti e dall’altro affrontino il tema di qualità ed utilizzo di risorse naturali abbattendo gli sprechi, a partire da quello dell’acqua potabile.

2. Rivedere la realizzazione della pianificazione regionale in materia di: Piano Territoriale Regionale, evitando che questo sia una sorta di deregulation rispetto alle destinazioni urbanistiche del territorio, che bene erano state evidenziate nel Piano Territoriale di Coordinamento Paesistico, e di Piano Paesaggistico Regionale ai sensi del decreto legislativo 42/2004.

3. Approvazione di un Piano Energetico Regionale che porti alla totale della decarbonizzazione del sistema elettrico regionale entro il 2035 e di linee guida regionali per le aree idonee che permettano di realizzare oltre agli impianti fotovoltaici sui tetti, anche nei centri storici, quelli agrivoltaici sui terreni agricoli con coesistenza delle produzioni agricole con quella elettrica, fotovoltaici a terra nelle aree degradate o industriali, eolici nelle aree ventose con adeguata progettazione paesaggistica. La regione deve supportare la costruzione delle comunità energetiche e solidali.

4. La regione deve procedere all’istituzione di nuove aree protette per contribuire all’obiettivo del 30% di aree protette terrestri e marine che l’Italia deve perseguire per raggiungere gli obiettivi della strategia europea sulla biodoversità. Favorire lo sviluppo dei Parchi Naturali Regionali attraverso un cospicuo aumento dei finanziamenti regionali agli stessi, e definire una politica di supporto agli enti affinché, attraverso lo strumento dei bandi europei, sia tutelata la biodiversità e la cura del territorio. Ridefinire la governance degli enti Parco. La riforma che, ad esempio, portò a cinque i membri dei consigli direttivi senza una chiara valutazione sia delle estensioni territoriali dei parchi che delle componenti socio-economiche ed associative da coinvolgere, ha fatto il suo tempo. Incentivare politiche di rete tra i parchi stessi atte a concepire progettualità di carattere regionale, anche per superare la strategia di accentramento regionale sulla Direzione dei Parchi, mansione semmai da potenziare viste le sfide ambientali che ci attendono. Occorre correggere quelle falle nella normativa ambientale che in alcuni casi hanno permesso di bypassare il principio ineludibile che vede il Piano del Parco sovraordinato agli altri Piani che non siano quelli di Bacino”. Ripristinare la previsione del parco del finalese. Evitare, come nel caso di Porto Venere (ma ne esistono altri) i parchi affidati alla gestione diretta del Comune. Il Parco di Portofino, se diventerà nazionale dovrà comprendere una fetta consistente di territorio e coinvolgere il maggior numero di comuni.

5. Emanare una legge regionale contro il consumo di suolo, che dia indicazioni concrete ai comuni per rientrare negli obiettivi comunitari (2050 azzeramento del consumo di suolo) e che consenta corsie preferenziali per politiche di rigenerazione urbana, di costruire sul costruito, di recupero gli spazi verdi, di contenimento del rischio idrogeologico, prevedendo il divieto assoluto di costruire per qualsiasi opera nelle aree rosse a maggior rischio inondazione e similari. No al trasferimento dei volumi.

6. Pianificare per tempo il tema del Ripristino della Natura in conseguenza della nuova direttiva comunitaria, disegnando una rete ecologica regionale (alle varie scale) che non sia un mero esercizio retorico e funzioni invece come una trama che indirizzi le azioni prioritarie ottimizzando le ricadute e quindi gli investimenti con il fine di tendere verso una “rete” che sorregga la comunità ligure in termini di risorse naturali indispensabili al “ben vivere”.

7. Superare la concezione delle grandi opere “salvifiche” per l!economia e il territorio, soprattutto quelle infrastrutturali. Favorire gli interventi sulla rete ferroviaria (in primo luogo Pontremolese e raddoppio delle ferrovie del Ponente) evitando interventi, come la gronda autostradale, che incentivano l!uso della gomma. In particolare, rilanciare a tutti i livelli il Trasporto Pubblico Locale, partendo dalla revisione del contratto di servizio con Trenitalia, che deve diventare il punto di partenza di una vera alternativa all’utilizzo del mezzo proprio, anche se elettrico.

8. Una politica comune della portualità ligure, che velocizzi l’elettrificazione delle banchine, evitando il ricorso al gigantismo portuale – il discorso vale sia per il traffico containers che per il traffico passeggeri – favorendo processi legati alla logistica ed anche al turismo che portino beneficio sul territorio e che non siano un mero passaggio di merci e persone.

9. No a nuove e pesanti servitù energetiche nel nostro territorio. Chiusa la fase del carbone nelle tre centrali liguri (Genova, Vado Ligure e La Spezia) deve chiudersi anche la fase del gas (abbiamo un residuo ancora molto impattante nella centrale di Vado Ligure). Per cui non si dovrà né realizzare l’!impianto di rigassificazione a Vado Ligure né ampliare il sito di Panigaglia (Porto Venere). Su questo, essendo un impianto degli anni 70, si dovrà aprire la prospettiva della dismissione. Il nuovo presidente della Regione neghi l’intesa con SNAM sia per Vado che per Porto Venere.

10. Approvare un piano regionale sull’economia circolare per la filiera dei rifiuti urbani con cui realizzare impianti industriali per la produzione di compost e biometano, di trattamento dei prodotti assorbenti per le persone, di trattamento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche per il recupero delle materie prime critiche, di trattamento dei rifiuti da costruzione e demolizione, rendendo indipendente ogni comprensorio;

11. Favorire una politica di recupero e riciclaggio delle materie prime usate nello sviluppo delle nuove tecnologie informatiche e digitali. Non è pensabile che, per far fronte all’aumento continuo di domanda di dispositivi elettronici od informatici, si pensi ad aprire nuove miniere come nel caso del titanio nel parco del Beigua o di manganese rame e altri materiali nel levante ligure, province di Genova (Val Graveglia) e La Spezia (Val di Vara). La Regione dichiari la sua contrarietà a queste proposte.

12. Aumentare la quota di spiagge libere, sia attraverso un aumento della quota indicata con legge regionale sia attraverso il controllo del rispetto della normativa medesima anche a livello dei singoli comuni. Verificare che il rispetto sia reale, calcolando nella quota solo le aree effettivamente balneabili.

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Genova24

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