Regionali Campania, esponente di Forza Italia arrestata per voto di scambio 4 giorni dopo la presentazione della candidatura
- Postato il 22 ottobre 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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Quattro giorni fa presentava in una convention a Caserta la propria candidatura alle Regionali campane per Forza Italia e oggi viene arrestata dalla Dda di Napoli. E’ la rapida parabola del vicesindaco di Santa Maria a Vico Veronica Biondo, uno dei nomi di spicco tra le misure cautelari eseguite stamane dalla Guardia di Finanza di Caserta. Nel video diffuso nei giorni scorsi dalla testata locale edizionecaserta.net, Biondo viene introdotta dall’europarlamentare Fulvio Martusciello, che poi commenta sui social: “Bravissima”. Lei aveva detto: “Sono tornata a casa, Fi è stata la mia prima tessera, la mia prima e unica”.
Biondo è ai domiciliari, stessa misura per il sindaco di Santa Maria a Vico Andrea Pirozzi, il consigliere di maggioranza Giuseppe Nuzzo e l’ex assessore Marcantonio Ferrara. Arresti disposti dal Gip di Napoli nell’ambito di un’indagine della procura anticamorra guidata da Nicola Gratteri e riguardante il clan Massaro, che ipotizza i reati di scambio-politico mafioso, induzione indebita a dare ed avere utilità, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio e favoreggiamento personale. Il Gip ha disposto invece il carcere per i due boss, Raffaele Piscitelli e Domenico Nuzzo.
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Una lunga nota della Procura spiega che la Finanza di Caserta guidata dal Colonnello Nicola Sportelli ha avviato indagini nel 2020 poco prima che si tenessero le elezioni comunali vinte da Pirozzi, che fecero subito emergere gli interessi del clan Massaro per i lavori di ampliamento del cimitero comunale. Lo sviluppo dell’attività ha poi aperto uno squarcio ancora più inquietante sui rapporti tra affiliati di spicco al clan e amministratori comunali, relativo proprio alle elezioni del 2020; è emersa una pianificazione della distribuzione di voti da parte del clan, capace di garantire un numero così alto di preferenze che fu sostenuta non solo la lista di Pirozzi, ma anche il candidato di una lista avversaria, che però era necessario far eleggere al Consiglio comunale per fargli mantenere il ruolo di consigliere provinciale. In alcune intercettazioni emerge con chiarezza come i due camorristi sapessero in anticipo l’esito delle elezioni comunali, tanto da preannunciare ai vari candidati anche quale sarebbe stato il loro ruolo nell’amministrazione una volta eletti.
Secondo le ipotesi accusatorie gli esponenti del clan, in cambio del sostegno elettorale, hanno preteso lavori, appalti, assunzioni. In particolare volevano realizzare un impianto di cremazione attiguo al cimitero con l’affidamento del servizio ad una società di cui uno degli affiliati al clan era socio occulto; sono inoltre riusciti ad ottenere dal Comune la concessione comunale per la gestione di un chiosco-bar nella frazione San Marco, senza versare alcun canone all’ente locale; peraltro il chiosco doveva essere abbattuto perché gravato da importanti abusi edilizi. Dalle indagini sono emerse anche le pressioni fatte sul rappresentante legale di una società che si era aggiudicata un appalto comunale per far assumere nell’azienda una persona vicina ad uno degli affiliati al clan, e gli interessi del clan Massaro per la gestione di un’area fieristica la cui realizzazione prevedeva l’emanazione di un apposito regolamento comunale per il quale si sarebbero attivati alcuni consiglieri comunali di Santa Maria a Vico.
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