Regionali Calabria, Tridico: «Occorre andare oltre la Zes unica»

  • Postato il 23 settembre 2025
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Regionali Calabria, Tridico: «Occorre andare oltre la Zes unica»

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Pasquale Tridico, candidato presidente alle Regionali di ottobre per il centrosinistra, risponde alle domande di Unindustria Calabria


CATANZARO – «Sono qui per sollecitare interventi, ascoltare e dialogare. Per lo sviluppo del Paese – e ancor più della Calabria – considero fondamentali tre leve che devono stare “a sistema”: politiche industriali, politiche di sviluppo e politiche del lavoro. Troppo spesso, nelle Regioni e a livello nazionale, queste tre politiche hanno viaggiato su binari separati; il risultato è che la crescita non c’è, in Calabria e nel Mezzogiorno da trent’anni. Bisogna integrarle, a partire dall’industria».

PASQUALE TRIDICO AL VAGLIO DI UNINDUSTRIA


Il professore Pasquale Tridico, candidato alla presidenza della Regione per il centrosinistra in versione ampio campo progressista, passa al vaglio delle domande e prima ancora degli sguardi attenti della platea degli imprenditori calabresi che Unindustria ha riunito a Catanzaro.
Davanti a una Sala “Guglielmo Papaleo” gremita di imprenditori, il presidente degli industriali Aldo Ferrara ha guidato gli incontri attraverso un doppio binario: da un lato l’analisi del momento economico vissuto dalla Calabria e dall’altro le proposte del settore produttivo per affrontare adeguatamente le sfide del presente e dell’immediato futuro.

LE PROPOSTE PER AFFRONTARE LE SFIDE DEL PRESENTE

E Tridico non si è tirato indietro consegnando il proprio “triangolo della crescita”: politiche industriali che alzano tecnologia e produttività; politiche di sviluppo che ricuciono la Calabria e la federano al Mezzogiorno; politiche del lavoro che trattengono e attraggono capitale umano qualificato. «Solo così la Calabria può passare dalla frammentazione a un ecosistema integrato di crescita», ha detto.

«BISOGNA ALZARE IL LIVELLO TECNOLOGICO»

«L’industria è il settore con più alto valore aggiunto: assorbe manodopera, incorpora tecnologia e genera crescita. Ma, soprattutto nel Mezzogiorno, da sola non basta. Senza politiche industriali pubbliche, senza incentivi mirati e senza un forte sostegno all’innovazione, le imprese calabresi non riescono a fare il salto. Bisogna alzare il livello tecnologico, puntare su ricerca e competenze, stimolare gli investimenti. Così si innalza la produttività».

PASQUALE TRIDICO: «I MIGLIORI RISULTATI ARRIVANO DA STRUMENTI CONCRETI»


Tridico ha citato anche le esperienze europee: «I migliori risultati arrivano da strumenti concreti: crediti d’imposta, iperammortamenti, incentivi agli investimenti. Sono meccanismi che premiano chi innova davvero. Per la Calabria occorre andare oltre la cornice nazionale della Zes unica, che ha appiattito le differenze territoriali fino alle Marche. Servono strumenti calibrati sulle specificità regionali».

«IMMAGINO QUATTRO POLI TECONOLOGICI FORMATIVI»


Da qui la proposta: «Immagino quattro poli tecnologici e formativi nei quattro angoli della Calabria: Corigliano-Rossano, Vibonese, Crotonese e Reggino. In molte aree esistono già distretti vivi – dalla meccanica alle costruzioni, dal turismo all’agroalimentare – che vanno rafforzati. Bisogna mappare i fabbisogni con imprese e associazioni e costruire percorsi post-secondari e terziari su misura. Così rispondiamo a una delle più grandi criticità del sistema industriale: la carenza di manodopera specializzata. Questa è una responsabilità della politica regionale».

TRIDICO: «LO STATO DELLA RETE CALABRESE È PESSIMO»

Il secondo vertice del “triangolo” riguarda le infrastrutture. «Lo stato della rete calabrese è pessimo. Collegamenti scarsi tra città e aree interne, una Statale Ionica troppo spesso definita “strada della morte”, una Tirrenica a finta alta velocità, trasversali Est-Ovest insufficienti. I calabresi non si muovono dentro la loro regione perché la regione non è collegata. Senza mobilità non c’è sviluppo».

«C’È UNA CALABRIA DA RICUCIRE»


Tridico ha parlato di una Calabria «da ricucire e inserire in un triangolo naturale con Reggio Calabria, Napoli e Bari, che oggi non è federato. Un asse strategico che potrebbe generare valore e attrarre investimenti, se solo fosse messo in rete».
Sul Ponte sullo Stretto il giudizio è chiaro: «Non è la mia priorità. Con risorse pubbliche scarse, prima di investire 14 miliardi in un’opera che rischia di scaricare traffico su reti interne inadeguate, bisogna completare la connessione interna della Calabria e l’integrazione con il resto del Mezzogiorno. Servono litoranee moderne, trasversali efficienti, alta velocità reale, porti e retroporti competitivi. La politica è scelta di priorità, e la mia è rendere vivibile e connessa la Calabria prima di ogni altra cosa».

PASQUALE TRIDICO: «LA PRODUTTIVITÀ NON NASCE DAL NULLA»

Il terzo pilastro è quello del lavoro. «Il dialogo sociale funziona quando si mettono attorno allo stesso tavolo i protagonisti dell’economia. Credo in un patto industriale e sociale sul modello di Ezio Tarantelli: ieri serviva per entrare nell’Europa della stabilità, oggi serve per spingere la produttività».
E ancora: «La produttività non nasce dal nulla: è figlia di infrastrutture moderne, di investimenti, di innovazione e di lavoro qualificato. Oggi le nostre migliori risorse umane le stiamo esportando. I giovani calabresi cercano fuori imprese che usino tecnologie avanzate, che valorizzino le competenze e che paghino in funzione della produttività. L’affetto per la propria terra non basta se qui non trovano un sistema produttivo capace di assorbirli».

LA CONNESSIONE TRA UNIVERSITÀ E IMPRESE

La conclusione è rivolta al mondo accademico: «Per chiudere il cerchio serve una connessione stabile tra università e imprese. Le tre grandi università calabresi hanno fatto passi avanti, ma manca una vera continuità col mondo aziendale. I dottorati industriali possono essere lo strumento decisivo: percorsi di alta formazione e ricerca co-progettati con le imprese, finanziati dalla Regione e orientati a brevetti, trasferimento tecnologico e applicazioni produttive».
«Le borse di studio vanno concordate con i settori di riferimento, così la ricerca – ha concluso – risponde a bisogni reali e i dottori di ricerca vengono assorbiti dal tessuto produttivo. È questa la strada per trattenere capitale umano qualificato e costruire il futuro della Calabria».

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