Referendum sul lavoro dell’8-9 giugno, dopo 300 assemblee in Liguria il comitato promotore lancia l’appello al voto
- Postato il 14 aprile 2025
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- Di Genova24
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Genova. Stop ai licenziamenti illegittimi, più tutele per le lavoratrici e i lavoratori delle piccole imprese, riduzione del lavoro precario, sicurezza sul lavoro, diritti di cittadinanza. Sono questi i temi dei cinque referendum sul lavoro ai quali, l’8 e 9 giugno anche in Liguria saranno chiamati al voto cittadini, nella nostra regione 1.305.118 elettori.
Per sensibilizzare l’opinione pubblica ai temi referendari a oggi sono state effettuate 300 assemblee territoriali e sui luoghi di lavoro che hanno coinvolto oltre 30mila tra lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, portate avanti da oltre 250 comitati territoriali, comunali, intercomunali, di quartiere.
A fare sintesi del lavoro sul territorio è il Comitato ligure per i sì ai referendum che è composto da molte associazioni, presentato, nel corso di una conferenza stampa a Genova. “Esistono solo due modi per fare rivolta – spiega il segretario della Cgil Ligure Maurizio Calá – nelle urne e nelle piazze, così come era negli anni passati quando abbiamo conquistato i diritti sul lavoro, la sanità, la scuola. Bisogna tornare a riempire le piazze e le urne perché quella è l’unica partecipazione democratica che può riportare al centro la maggioranza degli italiani che sono lavoratori”.
Nel corso della conferenza stampa sono state presentate anche le situazioni sulle quali questi referendum andranno a influire, e i dati sono preoccupanti. “I primi due referendum si riferiscono ai licenziamenti, quelli che sono fatti per ritorsione, per ragioni politiche, perché si protesta, perché si vuole i diritti – ricorda Calà – e che, per tutti gli assunti dopo il 2015, e per le aziende con meno di 15 dipendenti, non prevedono più l’articolo 18, e non possono più essere reintegrati”.
“La seconda questione, gravissima riguarda la sicurezza sul lavoro – continua – in Liguria ci sono stati cinque morti e circa 2600 infortuni nell’arco dei primi due mesi del 2025. C’è poi il referendum sulla precarietà, e ricordiamo che sono di più i giovani che vanno via dalla Liguria di quelli che rimangono, su 30mila liguri che negli ultimi 10 anni hanno deciso di andarsene via, 17mila erano giovani dai 18 ai 39 anni e questo è dovuto al fatto che c’è molta precarietà, tema che si connette con il referendum sulla cittadinanza, che non parla di clandestini ma di gente che paga le tasse in Italia, che lavora, che ha una casa, che ha una residenza”.
“In questa regione in 10 anni abbiamo perso circa 82mila abitanti, come la città della Spezia, ma se a queste sommiamo le 117mila persone straniere e italiane, che sono venute a lavorare in Liguria e poi andate via avremmo perso qualcosa come 200mila abitanti in Liguria, sarà il caso che ci facciamo due conti perché non c’è un problema solo di umanità o di solidarietà ma c’è un problema oggettivo del futuro della nostra regione”.