Referendum, Meloni andrà al seggio ma non ritirerà le schede: cosa comporta questa scelta per il quorum

  • Postato il 3 giugno 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Formula diversa ma il risultato non cambia. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante le celebrazioni del 2 giugno ufficializza la sua posizione sui referendum dell’8 e 9 giugno. Non invita la gente a “stare a casa” – come fatto dal suo collega di partito e seconda carica dello stato Ignazio La Russa – né fa appello “all’astensionismo politico” come il vicepremier e leader di Forza Italia, Antonio Tajani. Utilizza, invece, una frase più contorta che però ha lo stesso identico risultato: sabotare la partecipazione al voto.

Vado a votare ma non ritiro la scheda, sono state le parole pronunciate da Giorgia Meloni. Un modo per evitare di essere attaccata per avere disertato i seggi ma una strategia comunque finalizzata a far naufragare i cinque quesiti referendari, contribuendo – di fatto – al non raggiungimento del quorum (necessario per la validità della consultazione). Perché, in questo modo, l’elettore Giorgia Meloni verrà registrato come “Non votante” e sulla sua tessera elettorale non deve essere apposto il bollo della sezione. Un’opzione prevista dalla legge ma totalmente diversa da chi decide di votare “no” o consegna le schede bianche: in questi casi, infatti, gli elettori vengono conteggiati tra i votanti contribuendo all’eventuale raggiungimento del quorum. Tutto è spiegato nelle “Istruzioni per le operazioni degli uffici di sezione” predisposte dal ministero dell’Interno.

La premessa fondamentale è che per la validità della consultazione referendaria popolare è necessario che si rechino alle urne il 50% + 1 degli aventi diritto al voto. Solo con il superamento del quorum avrà valore il conteggio della percentuale dei sì e dei no per ciascun quesito. Questo perché, tra l’altro, per ogni quesito ci sarà una diversa scheda elettorale e il quorum verrà calcolato separatamente per ognuno: significa che alcuni quesiti potrebbero raggiungere il quorum e produrre effetti, altri no. All’elettore, infatti, è data la possibilità di “astenersi dalla partecipazione al voto per uno o più di essi e quindi può legittimamente ritirare la scheda per alcuni referendum e rifiutarla per altri”. Verrà considerato come votante per le schede ritirate, non votante per quelle rifiutate.

E se non ne ritira nessuna, come il caso della presidente del Consiglio? L’opzione è prevista nel capito 17 delle Istruzioni del ministero dell’Interno, dal titolo “Casi anomali nel corso della votazione“. Viene spiegato al presidente del seggio e agli scrutatori come comportarsi nel caso in cui un elettore viene allontanato dalla cabina o non restituisce la scheda o ne consegna una deteriorata o, addirittura, se non se non dovesse restituire la matita copiativa utilizzata per l’espressione del voto. Il punto 17.7 è dedicato, invece, proprio al “Rifiuto di ritirare la scheda“. Nel caso in cui “l’elettore rifiuta di ritirare tutte le schede“, si legge, “non può essere considerato come votante e non deve quindi essere conteggiato tra i votanti della sezione all’atto delle operazioni” di accertamento del numero dei votanti. “Pertanto – spiega il Viminale – per un corretto computo del numero effettivo dei votanti per ciascun referendum, qualora il seggio abbia già ‘registrato’ l’elettore nella lista sezionale e/o nel registro per l’annotazione del numero di tessera, occorre provvedere, nei relativi riquadri e colonne di tali documenti, a una ulteriore annotazione (ad es., con la dicitura: “NON VOTANTE”). Inoltre, sulla tessera elettorale, il bollo della sezione non deve essere apposto (a meno che, ovviamente, non lo sia già stato)”. Un “caso anomalo”, quello scelto da Giorgia Meloni, che pertanto ha la stessa identica conseguenza di chi – per sabotare il voto – sceglie di rimanere a casa senza recarsi al seggio.

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