Referendum, il presidente dell’Anm cede: “Non andrò al duello in tv con Nordio”. E ora il confronto rischia di saltare

  • Postato il 12 novembre 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Alla fine la contrarietà dei colleghi ha prevalso: il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Cesare Parodi non sfiderà Carlo Nordio nel confronto televisivo sul referendum sulla separazione delle carriere. Dopo giorni di dibattito interno, Parodi ha comunicato la decisione mercoledì, in apertura della seduta della giunta del sindacato delle toghe: “Dopo attenta riflessione, condivisa con i colleghi dell’Associazione nazionale magistrati, non ritengo opportuna una mia partecipazione a confronti con il ministro Nordio, in quanto credo che costituirebbe una rappresentazione plastica, direttamente percepibile – e come tale fuorviante e strumentalizzabile – di una contrapposizione politica fra il governo e la magistratura, che non trova riscontro nella realtà”, dichiara in una nota al termine della riunione.

A questo punto il duello tv – che avrebbe dovuto tenersi a fine novembre a Porta a porta o su SkyTg24 – probabilmente non si farà: Parodi infatti era stato indicato dallo staff di Nordio come unico avversario possibile, in quanto “parigrado” del Guardasigilli. Il presidente avrebbe voluto accettare l’invito – e lo ha ammesso anche in pubblico – ma ha dovuto cedere di fronte allo scetticismo della maggioranza dell’Anm, dovuto anche ai suoi recenti scivoloni comunicativi. “È per me un sacrificio personale perché credo molto nella rilevanza dei confronti e li ho sempre affrontati”, dichiara. “Tuttavia, mio sforzo in queste settimane è stato quello di non giustificare in alcun modo” l’accusa di politicizzazione, “che certamente non corrisponde alla volontà della magistratura associata. Noi siamo vicini alla Costituzione sulla quale abbiamo giurato e non a qualsiasi partito politico, né mai lo saremo. Un eventuale confronto potrebbe avallare questa tesi e distogliere l’attenzione dei cittadini dal merito della riforma. Questa è la mia priorità, nell’interesse dell’associazione che presiedo ma credo anche del clima generale che il Paese deve percepire – e che mi sta molto a cuore – nel momento in cui i cittadini saranno chiamati a confrontarsi su valori costituzionali, come prevede l’articolo 138 della Costituzione”.

Per non entrare direttamente nella contesa, l’associazione ha creato un proprio comitato per il No, presieduto dal costituzionalista Enrico Grosso: sarà lui lo sfidante proposto al ministro, che però ha già messo il veto sul suo nome. “I cittadini italiani devono essere informati delle ragioni del sì e del no rispetto alla riforma, ma credo che questo debba avvenire senza avvalorare l’ipotesi – anche e soprattutto a livello di immagine – di una magistratura associata che si contrappone politicamente al governo. Non è così e nessuno deve essere indotto, anche indirettamente, a crederlo”, conclude Parodi.

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