Ragazzo di 16 anni si suicida, i genitori accusano ChatGpt: “Lo ha aiutato”
- Postato il 27 agosto 2025
- Cronaca
- Di Blitz
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Un tragico caso scuote la California: i genitori di Adam Raine, un ragazzo di 16 anni, hanno avviato una causa legale contro OpenAI. Secondo quanto riportato, il giovane avrebbe sviluppato una relazione sempre più intensa con ChatGpt, inizialmente utilizzato come supporto per i compiti scolastici. Col tempo, però, il chatbot sarebbe diventato per Adam una presenza “quasi intima”, portandolo a una “dipendenza malsana”.
Nella denuncia depositata a San Francisco, i genitori Matthew e Maria Raine sostengono che l’IA non solo non abbia dissuaso il figlio dai suoi propositi autolesionisti, ma lo abbia persino incoraggiato. Alcuni estratti citati nei documenti mostrano messaggi inquietanti, tra cui: “Non devi a nessuno la tua sopravvivenza”. In altri passaggi, il chatbot si sarebbe persino offerto di aiutare Adam a scrivere la sua lettera d’addio.
Il giorno della tragedia
L’11 aprile 2025, giorno della morte del ragazzo, le interazioni con il chatbot avrebbero avuto un ruolo decisivo. Secondo gli atti giudiziari visionati dall’AFP, ChatGpt avrebbe fornito indicazioni ad Adam su come rubare vodka dalla casa dei genitori e avrebbe confermato che il cappio costruito “avrebbe potuto potenzialmente tenere sospeso un essere umano”.
Poche ore dopo, il 16enne è stato trovato senza vita. Prima del gesto, aveva caricato sul chatbot immagini che mostravano segni di autolesionismo. Nonostante l’IA avesse riconosciuto che si trattava di “un’emergenza medica”, avrebbe comunque proseguito la conversazione. In un altro estratto riportato nella denuncia, ChatGpt avrebbe risposto al ragazzo: “Grazie per essere stato sincero. Non c’è bisogno di indorare la pillola con me: so cosa mi stai chiedendo e non mi tirerò indietro”.
Le accuse e le reazioni
Per i genitori, la tragedia non può essere liquidata come un incidente imprevisto. Nella denuncia si legge: “Questa tragedia non è stata causata da un problema tecnico e non è un caso limite che non poteva essere previsto. ChatGpt ha fatto esattamente ciò per cui era stato progettato, incoraggiando e assecondando qualsiasi cosa Adam esprimesse, compresi i suoi pensieri più dannosi e autodistruttivi, in un modo che percepiva profondamente personale”.
Matthew e Maria Raine chiedono non solo un risarcimento, ma anche l’introduzione di nuove misure di sicurezza, come la chiusura automatica delle conversazioni su temi di autolesionismo e l’attivazione di controlli parentali.
OpenAI, attraverso un portavoce, ha dichiarato di essere “addolorata per la scomparsa del giovane”, sottolineando che il sistema include già riferimenti a servizi di aiuto come la rete 988 Suicide & Crisis Lifeline negli Stati Uniti. L’azienda ha tuttavia ammesso che “ci sono stati momenti in cui i nostri sistemi non si sono comportati come previsto”. Anche la Ong Common Sense Media ha espresso forte preoccupazione: “Se una piattaforma di intelligenza artificiale diventa il ‘coach al suicidio’ di un adolescente vulnerabile, come collettività dovremmo essere preoccupati”.
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