Raducanu, la "doppia" partita contro Sabalenka e la giudice di sedia: il pianto disturbatore e la musica troppa alta
- Postato il 12 agosto 2025
- Di Virgilio.it
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Deve avere proprio un conto in sospeso con chi assiste ai suoi incontri, Emma Raducanu. Anche se stavolta il motivo per il quale la giocatrice britannica è finita sotto i riflettori ha un sapore differente rispetto a quanto accaduto a Dubai qualche mese fa, vittima di uno stalker che la inseguiva da giorni e che era riuscivo (chissà come) a prendere posto sugli spalti. Stavolta la “colpa” è tutta del pianto di un bambino, che avrebbe però finito per condizionare Emma nel corso della partita persa contro Aryna Sabalenka, dove il pronostico pendeva tutto dalla parte di quest’ultima, ma dove la britannica s’è fatta valere sfiorando l’upset.
- Il bambino che piange e la poca comprensione della giudice di sedia
- Il game chilometrico e la reazione del pubblico
- La musica alta e l'impossibilità di parlare con il coach
Il bambino che piange e la poca comprensione della giudice di sedia
Quel pianto proveniente dalle tribune, però, è rimasto davvero indigesto alla numero 39 del mondo. Che se n’è lamentata con il giudice sedia, senza però ottenere alcuna “comprensione” dalla stessa.
Il fatto è avvenuto nell’ottavo gioco del secondo set, sul punteggio di 4-3 per Sabalenka (che aveva vinto il primo parziale) e 40-40 sul servizio di Raducanu. Che sentendo il pianto del bambino ha interrotto il movimento consueto per andare a servire, lamentandosi immediatamente col giudice di sedia: “Va avanti così da una decina di minuti, cosa vogliamo fare?”, s’è domandata la britannica. Che pure non ha visto accolta la propria tesi: “Lo sente che è un bambino… cosa vuole che faccia, che lo cacci fuori dallo stadio?”, ha risposto intransigente la giudice di sedia, munita di occhiale da sole al punto da sembrare una poliziotta in perfetto stile telefilm americano degli anni 80’.
Il game chilometrico e la reazione del pubblico
Emma a quel punto è andata verso il suo angolo per asciugarsi il sudore, stupita più della risposta ricevuta che non del fatto che un bambino stesse piangendo in tribuna. Col pubblico che s’è schierato tutto dalla sua parte, senza però ottenere alcun risultato: “Posso fare un avviso, ma al momento dobbiamo continuare a giocare”, ha aggiunto la giudice di sedia.
Il gioco è ripreso all’istante, ma quell’ottavo game è entrato di diritto nella storia del torneo sia per l’accaduto così insolito, sia per la durata (oltre 20 minuti). Raducanu ha poi vinto il game e anche i due successivi, portando la partita al terzo set dove però ancora una volta Sabalenka s’è mostrata cinica, spuntandola per 7-6 4-6 7-6 dopo quasi tre ore di autentica battaglia.
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Nel match invero c’è stato anche un altro episodio controverso, anche se qui per ragioni di regolamento: è avvenuto nel primo set sul 5-4 per la britannica, che al termine del game s’è portata a ridosso del suo angolo per parlare con Francesco Roig. Anche qui la giudice di sedia è stata inflessibile: “Emma, conosci le regole, non puoi avvicinarti a lui in questo modo, né lui può spostarsi dalla sua postazione per avvicinarsi al campo”, le ha detto quando è tornata a sedersi in panchina.
La motivazione addotta dalla giocatrice è stata però quella dell’impossibilità di comunicare per via della musica troppo alta sparata dagli altoparlanti durante le pause di gioco. “Non sento ciò che mi dice, la musica me lo impedisce, per questo mi sono avvicinata”, ha replicato Emma. Ma ancora una volta senza trovare alcuna comprensione: “Se non riesci a parlarci, allora prova ad alzare la voce ma senza avvicinarti troppo, soprattutto una volta che è terminato un game”.
Raducanu a quel punto non ha potuto far altro che scusarsi, ammettendo di non essere a conoscenza di questo aspetto regolamentare e chiedendo al contempo di avvisare Roig della cosa, lasciando che lei si concentrasse soltanto sul gioco. E chissà che l’episodio avvenuto un’ora circa più tardi del pianto del bambino, con la risposta netta della giudice di sedia e l’impossibilità di farlo cacciare dallo stadio, non sia in qualche modo figlia anche di un po’ di tensione che s’era accumulata precedentemente dopo il conciliabolo sul coaching.