Quo vadis Roma? La road map verso il futuro Capitale
- Postato il 13 giugno 2025
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Il Quotidiano del Sud
Quo vadis Roma? La road map verso il futuro Capitale
Stadio, rifiuti, trasporti e periferie: la road map verso il futuro Capitale; la tavola rotonda apre la seconda giornata di «Quo Vadis Roma?-Progetto per un futuro capitale»
«Sorrido un po’ quando si sminuisce l’entità di quest’opera». Con il suo sarcasmo garbato, l’assessore all’Urbanistica Maurizio Veloccia ha acceso la sessione mattutina della seconda giornata di «Quo Vadis Roma?-Progetto per un futuro capitale», il convegno promosso da L’Altravoce-Il Quotidiano che l’11 e 12 giugno 2025 è stato di scena all’auditorium del Maxxi. A coordinare i lavori il decano della cronaca romana Claudio Marincola, memoria vivente delle trasformazioni sociali e urbanistiche dell’Urbe. Il bersaglio di Veloccia è lo stadio della AS Roma che sorgerà a Pietralata: oltre un miliardo di euro di investimento e la promessa di un quartiere rifondato. Il progetto salda funzioni direzionali, il futuro polo dell’Università La Sapienza e il rilancio su ferro della stazione Quintiliani.
Palazzo Senatorio, ricorda l’assessore, ha già dichiarato l’interesse pubblico, concluso le indagini archeologiche preliminari e fissato un nuovo passaggio in Aula per sigillare l’impegno dell’Assemblea Capitolina, mentre la società giallorossa prepara il progetto definitivo entro l’autunno. Sulle infrastrutture interviene l’assessore alla Mobilità Eugenio Patanè: 3,9 miliardi per la Metro C, bandi per nuove tramvie, fondi Pnrr sull’anello ferroviario. «A Roma non mancano i capitali, bensì i fondi per gestire ciò che costruiamo», riassume. La riflessione coincide con l’appello di Antonello Aurigemma, che reclama accesso diretto al Fondo nazionale trasporti e uno status speciale per la Capitale.
Aurigemma, esponente di centrodestra alla Pisana, del cui consiglio è Presidente, sollecitato da una domanda sull’esistenza o meno in Parlamento di un partito «anti-romano», trasversale ai partiti nazionali, preferisce parlare di «diffidenza». Elemento che, a suo dire, blocca da quindici anni il pieno dispiegamento della legge su Roma Capitale, impantanata nella clausola dell’intesa Regione-Comune. È qui che la mattinata offre la sua lezione più politica: dall’aula del Maxxi parte un appello alla collaborazione istituzionale fra un’amministrazione comunale progressista, una Regione guidata dalla destra e un esecutivo nazionale che può sciogliere il nodo delle competenze.
Altrimenti, avvertono in molti, lo slalom normativo rischia di azzerare la credibilità che il Giubileo 2033 e i fondi europei hanno riportato sui tavoli internazionali. Quanto costi il disallineamento fra programmazione e spesa lo chiarisce il presidente dei costruttori romani, Antonio Ciucci: in città sono aperti cinquantacinquemila cantieri e altri diciassettemila rischiano lo stop per l’impennata del costo delle materie prime. Parliamo di ventidue miliardi di euro in lavori che avrebbero dovuto trainare il post-pandemia e che ora attendono un decreto in grado di compensare i rincari.
Se la liquidità non arriverà in fretta, avverte Ciucci, il settore perderà l’occasione di recuperare i sessantamila posti lasciati per strada fra il 2008 e il 2020. Più a sud, nel quartiere disegnato per l’Esposizione del 1942, Enrico Gasbarra, presidente di Eur Spa, ricorda che l’Eur vale da solo il due per cento delle presenze turistiche della Capitale: il laghetto, il Palazzo dei Congressi, il Palasport e, soprattutto, l’Acquario di Roma, progetto privato avviato nel 2006 e divenuto emblema di lungaggini amministrative. Il concordato dei promotori scadrà nell’ottobre 2025; Eur Spa è disponibile a prorogare la concessione al 2040 in cambio di nuovi capitali capaci di completare l’opera e trasformarla in attrattore culturale permanente. Anche qui la governance incrociata con Comune, Regione e Mef misurerà la volontà di fare squadra oltre gli slogan.
Infine, tocca a Walter Tocci portare al tavolo il progetto «Carme», piano di rinascita del Centro Archeologico Monumentale: un anello pedonale che cucirà Fori, Circo Massimo, Campitelli e Colle Oppio, sostenuto da un programma operativo da 150 milioni e da un piano strategico prossimo all’esame dell’Aula. Rivendicando apertamente l’ispirazione dalla lezione di Renato Nicolini, che ricollegò con la cultura la periferia al centro, Tocci vuole restituire l’area ai romani e aumentare i visitatori, segno di una collaborazione inedita fra Comune, Sovrintendenza e Governo. Dal Maxxi esce dunque una road-map serrata: progetto definitivo dello stadio entro novembre, appalto delle tramvie entro dicembre, decreto correttivo sui prezzi dei cantieri in estate, confronto pubblico sul Carme dopo le ferie, decisione sul destino dell’Acquario entro ottobre.
L’obiettivo condiviso è arrivare al Giubileo 2033 con la triade Campidoglio-Regione-Governo in cabina di regia permanente, capace di allineare fondi, competenze e scadenze. La tabella di marcia delineata al Maxxi prevede l’avvio entro gennaio 2026 dei lavori per la chiusura dell’anello ferroviario nord e, nello stesso periodo, l’approvazione di piano di gestione più unificata del patrimonio archeologico cittadino. Il parterre di amministratori riunito da l’Altravoce ha fotografato, per una volta, un ritrovato senso di responsabilità corale. Ora tocca agli attori della città – amministratori, imprese, cittadini – orientare quella responsabilità verso il risultato. Solo allora Roma potrà dire di essere uscita dalla sua lunga crisi e guardare al futuro.
Il Quotidiano del Sud.
Quo vadis Roma? La road map verso il futuro Capitale