Quello che non sapevamo delle élite staliniane Anni Cinquanta
- Postato il 7 dicembre 2025
- Di Il Foglio
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Quello che non sapevamo delle élite staliniane Anni Cinquanta
Attenzione assoluta per il racconto della costumista Olga Shaishmelaschvili e per i rapporti fra lo stili dei ricchi sovietici post-conflitto mondiale e la moda tedesca degli Anni Quaranta (“c’è sempre stata una divisione di classe in Russia, anche quando si raccontava il contrario, per questo ambientiamo l’opera fra l’élite moscovita a cavallo fra gli Anni Quaranta e i Cinquanta”), fiato sospeso per i due filmati performativi portati dall’artista Nico Vascellari sui limiti della ricerca individuale di libertà e indipendenza, molta filologia sulle successive rappresentazioni dell’opera, raccontate dal dramaturg Mattia Palma, direttore della “Rivista del Teatro alla Scala”, stretto collaboratore di Damiano Michieletto. Ridotto dei palchi affollatissimo per il quinto anno consecutivo, ieri, per il quinto appuntamento sulle arti del teatro sviluppato grazie al Teatro alla Scala da “Il Foglio della Moda” e Terra Moretti – Bellavista, ormai momento attesissimo per melomani e appassionati di costume. Quest’anno, attorno a “Una lady Macbeth del distretto di Mcensk”, (la pronuncia corretta, per favore, è “mtchensk”, quasi zero vocali, spasiba) in un confronto fra letteratura, moda e arte. Per l’opera di Dmitrij Shostakovich che inaugura la stagione 2026 del teatro, si è guardato all’essenza vera della protagonista, Katerina Izmailova, alla sua ricerca di libertà e autoaffermazione anche a costo di uccidere, guardando dunque alla filosofia che da de Sade arriva fino a Friedrich Nietzsche: "Volontà di potenza. Distruzione e autoaffermazione nella simbologia di "Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk". Introduzione a cura di Paolo Beana, direttore comunicazione del Teatro alla Scala, saluto iniziale di Valentina Moretti, architetto appassionata di scenografia, in sala appunto molti scenografi, come Margherita Palli e Leila Fteita, artisti come Alberto Loro e Caterina Crepax, imprenditoria e istituzioni della moda (Stefania Lazzaroni, Mauro Galligani), direttori di musei come Giovanni Morale e Ilaria de Palma (Gallerie d’Italia, Morando), stiliste-melomani come Raffaella Curiel, comunicatori come Furio Garbagnati, e moltissimi amici del Foglio. Fra poche ore si inaugura. Tantissimi, davvero molto preparati.
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