Quella iniezione che rivoluziona la cura del cancro

  • Postato il 25 maggio 2025
  • Di Panorama
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Nell’ultimo decennio abbiamo assistito a un notevole progresso nelle cure di oltre duecento diversi tipi di cancro primario, cioè localizzato in un determinato organo. Tuttavia, le cellule tumorali possono diffondersi in altre parti del corpo attraverso il sangue o la linfa dando origine a metastasi, cioè tumori secondari. Così succede che molti pazienti che sono stati operati con successo si riammalano un’altra volta, talvolta senza molte probabilità di sopravvivere. Da decine di anni la ricerca sta cercando una strategia vincente per bloccare questo meccanismo perverso ma si è dovuta scontrare con innumerevoli complicazioni.

Le cellule tumorali creano in primis un microambiente che facilita il formarsi dei tumori secondari dove l’interazione tra cellule cancerogenee, cellule immunitarie e tessuto malato è difficile da controllare.
Tuttavia, una cosa risultata chiara è che esiste una piccola popolazione di cellule immunitarie anti-metastasi, che potrebbero essere paragonate a sentinelle di quelle cancerogenee. Negli ultimi anni gli scienziati hanno cercato di intervenire su queste cellule per promuovere la loro capacità di combattere quelle malate e prevenire le metastasi.
Questo filone di ricerca segna oggi un enorme passo avanti grazie al lavoro di un gruppo di scienziati giapponesi della Shinshu University School of Medicine di Matsumoto i quali sono riusciti a produrre una versione di Rna messaggero sintetico (s-mRna) in grado di attivare due tipi di cellule immunitarie anti-metastasi, le cosiddette «cellule natural killer» (Nk) e i linfociti T citotossici (Ctl), così da renderle capaci di distruggere le cellule tumorali.

Qualora trial clinici sugli esseri umani dovessero confermare l’efficacia di tale strategia (per ora dimostrata sperimentalmente solo sui topi e in vitro su cellule umane di tumore al colon e al polmone), questo mRna sintetico potrà essere somministrato per via endovenosa a chi è stato colpito da un tumore in un organo per impedire la formazione di degenerazioni cancerose secondarie.
«Lo studio è l’ultimo di una serie di ricerche che mirano a inibire le proteine che il tumore produce per riprogrammare o distruggere le cellule del nostro sistema immunitario» dice Paolo Vezzoni, dirigente dell’Istituto di Ricerca genetica e biomedica – Irgb del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche), «la novità sta nell’essere riusciti a costruire un Rna sintetico capace di non degradarsi come accade con l’mRna naturale che non ha subìto manipolazioni».

Negli esperimenti dei ricercatori giapponesi è risultato che i topi ai quali veniva rimosso il tumore primario, dopo il trattamento con l’mRna avevano significativamente meno focolai di metastasi rispetto al gruppo di controllo. Non solo. Gli scienziati hanno prelevato cellule immunitarie umane rese disfunzionali dal cancro al colon e vi hanno inserito l’mRna sintetico con il risultato di metterle in grado di uccidere il 70 per cento delle cellule cancerogene.
Meno di un anno fa era stato ideato un vaccino terapeutico basato proprio sull’Rna messaggero per la prevenzione del cancro ai polmoni. Si chiama BNT116, è prodotto da BioNTech ed è indicato per il cancro al polmone non a piccole cellule, che rappresenta il 90 per cento del tumore che colpisce quest’organo. Capace di istruire il sistema immunitario a scovare e uccidere le cellule malate, prevenendone il ritorno, lo sviluppo del vaccino è in sperimentazione clinica sugli esseri umani.

Nel leggere il termine «mRna» a proposito del lavoro dei ricercatori molti lettori si chiederanno se vi sia una relazione con il vaccino sotto sperimentazione. «Le due strategie sono diverse tra loro» spiega Vezzoni. «Mentre il vaccino BNT116 stimola la produzione di proteine associate al cancro polmonare, facendo sì che l’organismo monti una risposta immunitaria contro le cellule tumorali che le contengono, l’mRna sintetico somministrato dagli scienziati giapponesi inibisce la produzione di citochine che bloccano le cellule immunitarie anti-metastasi. In generale, i primi vaccini si basavano su batteri o virus disattivati che stimolavano il sistema immunitario a reagire.

Adesso, nel caso del tumore al polmone, si è fatto un passaggio ulteriore: a essere introdotto nell’organismo è direttamente l’Rna messaggero che entra nella cellula e stimola la produzione di proteine con un ruolo che combatte la malattia. In questo studio, al di là delle differenze, vediamo un ulteriore progresso: la modificazione dell’Rna messaggero che lo rende maggiormente resistente alla degradazione, prima dell’introduzione nel paziente».
I ricercatori giapponesi hanno anche eseguito un trapianto di linee cellulari umane di paziente affetto da tumore al polmone sui topi. Questi animali non hanno cellule immunitarie NK e T come noi, ma hanno un alto tasso di attecchimento delle nostre cellule.

I risultati hanno mostrato che il trattamento con l’mRna sintetico ha ridotto le metastasi polmonari indotte sui topi. Nello studio sono quindi state valutate le metastasi polmonari, ma non altri tipi di degenerazioni.
Così gli scienziati hanno concluso che per quanto riguarda quelle ad altri organi diversi dal polmone c’è bisogno di un’ulteriore valutazione, sebbene sia probabile che si possa applicare anche in quei casi la terapia antimetastatica basata su s-mRna. «Solo quando saranno effettuati trial clinici sugli esseri umani potremo essere certi dell’efficacia della cura» avverte però Vezzoni. «Non bisogna dimenticare che le strategie terapeutiche di successo emerse recentemente funzionano in alcuni pazienti ma non in altri e spesso non si comprende bene il perché. È lecito immaginare che, nel migliore dei casi possibili, l’Rna messaggero sintetico migliorerà i tassi di sopravvivenza eventualmente somministrato in combinazione con altre terapie».

Autore
Panorama

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