Quei pesticidi che arrivano dalla Cina (e ammazzano anche l’uomo)

  • Postato il 12 aprile 2025
  • Di Panorama
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Accedere al mercato nero di pesticidi e fitofarmaci illegali è più facile del previsto. Basta cercare sul web, contattare via WhatsApp i commercianti, quasi tutti con sede in Cina, e attendere il preventivo.
«Le quantità non sono un problema», spiega a Panorama uno dei grossisti contattati. Che sia Atrazina, un potente erbicida vietato in Italia dal 1992, o il Carbofurano, insetticida che le stesse autorità cinesi hanno messo al bando, non fa differenza. L’unico intoppo (ma solo per le forniture maxi): bisogna avere un appoggio in Cina per il trasporto. «Hai uno spedizioniere in Cina?» chiede Lu, la ragazza che si occupa di concludere l’affare e che nella foto del suo profilo WhatsApp si presenta in giacca e cravatta. E, così, scopriamo che per cento cartoni di Atrazina, per un totale di mille chilogrammi, si spendono 6.530 dollari. «Puoi pagare con un bonifico online», comunica Lu. Si paga tutto in anticipo: «Il 30 per cento in acconto e il 70 dopo l’invio delle foto della merce pronta per la spedizione».

E se per l’Atrazina la trattativa via chat avviata da Panorama fila liscia come l’olio, il venditore del Carbofurano, che con una piccola quantità può essere letale anche per gli esseri umani (è vietato nell’Unione europea dal 2008) è più cauto. In questo caso la chat è anonima. E la foto profilo è il logo dell’azienda. Il venditore fa molte domande. Chiede, per esempio, perché cerchiamo proprio quella sostanza. Spieghiamo che abbiamo un campo di mais da difendere dall’aggressione di insetti. Poi prova a sostituire il prodotto con il Carbosulfano, spiegando che «il primo è molto tossico, mentre il secondo lo è moderatamente». Per essere certo della richiesta scrive la formula chimica: «C12H15NO3?». E quando capisce che non ci sono margini arriva al dunque: «Approssimativamente quanto ne serve?». Anche in questo caso la trattativa va a buon fine. Il prezzo? Circa 40 dollari al chilo, spese di spedizione escluse. Ovviamente, se il pagamento fosse andato a buon fine, sarebbe stato possibile importare quantitativi notevoli di entrambe le sostanze. Proibite da decenni, ma ancora disponibili per chi sa dove cercare.

Nel giro di qualche giorno, insomma, un agricoltore senza scrupoli può mettere le mani su sostanze vietate, pericolose per la salute e per l’ambiente. Ma la Cina, che domina il mercato nero dei fitofarmaci, non è l’unico canale di approvvigionamento. È possibile rifornirsi anche dall’Europa dell’Est e persino in Italia, dove, come dimostrano le inchieste giudiziarie, il contrabbando è in piena espansione. Dietro il traffico di pesticidi illegali c’è un sistema che fa soldi sulla pelle di tutti: agricoltori che risparmiano a discapito della sicurezza, rivenditori compiacenti, criminalità organizzata che ha fiutato il business. E mentre i sequestri aumentano, il mercato nero evolve, puntando sull’e-commerce clandestino e sul commercio parallelo per aggirare la legge.

I numeri parlano chiaro: nel 2023 i controlli sui pesticidi illegali sono quasi triplicati rispetto all’anno precedente (1.411 contro 559 del 2022). Di pari passo sono cresciuti a dismisura i reati e gli illeciti amministrativi accertati (328 nel 2023 contro i 75 del 2022), le denunce (300 nel 2023 contro le 73 del 2022) e i sequestri (24 nel 2023, nessuno nel 2022). Un’indagine condotta il 16 ottobre 2024 dai carabinieri forestali, guidati dal tenente colonnello Giovanni Gianvincenzo, ha portato al sequestro di oltre cento confezioni di pesticidi non regolari a 15 imprese agricole della provincia di Novara, con sanzioni per 27 mila euro.

Il problema, però, non riguarda solo gli agricoltori: l’intera filiera, dal commercio alla distribuzione, è coinvolta nel meccanismo illegale. Da Torre Annunziata la Procura guidata da Nunzio Fragliasso ha disposto un sequestro da quasi otto milioni di euro provento di 46 mila litri di fitofarmaci adulterati. Nove persone sono state arrestate per associazione a delinquere finalizzata all’adulterazione di fitofarmaci e alla ricettazione di tali prodotti, riciclaggio e autoriciclaggio. Le indagini dimostrano che il traffico di pesticidi illegali sta mutando strategia. Le organizzazioni criminali sembrano puntare anche su piccoli carichi (fino a dieci litri o chilogrammi) per eludere i controlli, falsificano i marchi di prodotti fitosanitari legittimi e importano illegalmente le sostanze necessarie per produrre in proprio i pesticidi vietati. «Come sottolinea l’Europol nei suoi documenti», spiega Enrico Fontana nell’ultimo dossier di Legambiente, «c’è un ulteriore modus operandi che si sta affermando. Un prodotto fitosanitario autorizzato in un Stato membro può essere commercializzato in un altro, previa autorizzazione al commercio parallelo». Tale meccanismo viene sfruttato per aggirare i divieti e immettere nel mercato italiano pesticidi vietati sotto mentite spoglie.

Uno dei casi più eclatanti è l’indagine «Synergy», condotta dal Nas di Padova sotto il coordinamento della Procura di Verona. Il 10 ottobre 2024, i carabinieri del Nas hanno eseguito due mandati di arresto europeo nei confronti di imprenditori coinvolti in un’associazione criminale transnazionale. Gli indagati avrebbero utilizzato una rete di società fittizie e di tipografie compiacenti per stampare etichette false e commercializzare prodotti molto pericolosi per la salute.

Le operazioni hanno portato al sequestro di 450 tonnellate di sostanze illegali, per un valore commerciale di circa 15 milioni di euro. I pesticidi, si è scoperto, erano destinati all’uso su colture agricole per il consumo alimentare. A Orta Nova e Manduria, in Puglia, sono state individuate due aziende che detenevano e commercializzavano pesticidi vietati. Il sequestro ha riguardato fitofarmaci per un valore di 530 mila euro. E non è finita: la Guardia di finanza di Latina ha recentemente scoperto un altro aspetto inquietante del fenomeno: l’uso di fitofarmaci illegali in aziende agricole che sfruttano il lavoro nero. Durante un blitz in una cooperativa della piana di Fondi, il titolare, privo delle autorizzazioni per l’uso dei fitofarmaci, è stato sorpreso mentre preparava una miscela da ventimila litri con pesticidi pericolosi, destinata alle colture in fase di raccolta. E, coincidenza, sempre a Latina, a febbraio, un lavoratore agricolo indiano è stato ricoverato in condizioni critiche per le conseguenze di una «intossicazione da contatto prolungato con prodotti chimici». L’uomo ha sviluppato una grave necrosi agli arti ed è stato necessario amputargli una gamba. Prova che questi prodotti illegali sono più diffusi di quanto si immagini.

Autore
Panorama

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