Quando Sgarbi definì Casalino una “checcha inutile”. La giunta della Camera si riunirà per decidere se l’ex parlamentare può essere processato

  • Postato il 13 novembre 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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La prossima settimana la giunta per le autorizzazioni della Camera inizierà a discutere il caso degli insulti dell’ex sottosegretario alla Cultura del governo Meloni, Vittorio Sgarbi, nei confronti di Rocco Casalino, già portavoce di Giuseppe Conte che da pochi giorni ha lasciato il Movimento 5 Stelle per dirigere un giornale online. I fatti risalgono al 30 gennaio 2020, quando Sgarbi era deputato: durante una puntata di Stasera Italia il critico d’arte attaccò diversi esponenti del governo Conte II prima di definire l’allora portavoce di Palazzo Chigi Casalino “una checca inutile”.

Casalino lo aveva querelato per diffamazione e nel 2023 Sgarbi è stato condannato a mille euro di multa dopo aver provato a fare marcia indietro durante il processo di primo grado spiegando che la parola “checca” non era offensiva ma soprattutto, come aveva spiegato Repubblica, gli avvocati di Sgarbi avevano sostenuto che quest’ultimo non doveva essere processato per una libera manifestazione del pensiero e soprattutto perché all’epoca era parlamentare e quindi non processabile per diffamazione senza autorizzazione della Camera.

Questione che ha ripreso in mano la Corte di Appello di Roma che ha inviato tutto l’incartamento alla Camera chiedendo l’autorizzazione a procedere nei confronti di Sgarbi. Mercoledì si è riunito l’ufficio di Presidenza della giunta e la prossima settimana sarà nominato un relatore per occuparsi del caso. Il risultato finale, però, appare già deciso: maggioranza e opposizione dovrebbero votare all’unanimità per non “scudare” Sgarbi e quindi mandarlo a processo. Per i parlamentari gli insulti a Casalino non sono una semplice libera espressione del suo pensiero.

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Il Fatto Quotidiano

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