Quando mangiavamo ostriche tutti i giorni

  • Postato il 8 ottobre 2024
  • Di Focus.it
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Oggi le ostriche (Ostrea edulis) in Europa sono una prelibatezza rara, ma un tempo erano così abbondanti che venivano vendute per strada come snack. Con la Rivoluzione industriale e l'avvento delle navi a vapore, però, è iniziato un rastrellamento dei fondali, un overfishing, che ha decimato questo "muro" di ostriche, che un tempo occupava sul fondale marino di 1,7 milioni di ettari attorno all'Europa, dalla Norvegia al Mediterraneo, un'area grande almeno come l'Irlanda del Nord.. Da quando mangiamo ostriche? Nel 2007, un archeologo dell'Arizona University, trovò in una grotta del Sudafrica i resti di un pranzo di Homo sapiens. Tra gli "avanzi" c'erano gusci di ostriche: la prova più antica che qualcuno si fosse nutrito di questi molluschi. Le ostriche erano considerate un piatto prelibato anche nell'antica Roma, tanto che Plutarco nella biografia dedicata a Lucio Licinio Lucullo (117- 56 a.C.) descrisse così uno dei suoi pasti "luculliani": "Vi erano d'obbligo, come antipasti, frutti di mare, uccellini di nido con asparagi e pasticcio d'ostrica (…)". Nell'Inghilterra elisabettiana, durante gli spettacoli, come snack in platea si aprivano ostriche a tutto andare, negli scavi del teatro The Rose, frequentato da Shakespeare e Christopher Marlowe, infatti gli archeologi hanno trovato 433 resti di molluschi marini, di cui il 77% erano gusci di ostriche. Al tempo, non erano ancora un lusso perché arrivavano dal vicino Atlantico e si vendevano per strada, a poco prezzo. Nell'Ottocento, l'avvento delle navi a vapore ha portato a una raccolta eccessiva di questi molluschi, rendendoli una rarità.. ... e quando abbiamo smesso. Un rapporto sulla pesca del 1879 dell'Isola di Man segnalava come una singola barca a vapore fosse in grado di prelevare 30.000 ostriche dal Mare d'Irlanda in una settimana. Mentre un resoconto francese denunciava la massiccia pesca delle ostriche già nel 1909: "Dal 10 aprile al 24 aprile il numero di ostriche pescate è stato di 16 milioni". Oggi, anche a causa dell'inquinamento, nelle nostre acque le scogliere di ostriche piatte si sono ridotte a pochi metri quadrati distribuiti sulla costa della Bretagna e sulle coste occidentali di Irlanda e Scozia.. Dove si concentravano. Spulciando tra più di 1.600 documenti storici, come carte nautiche, rapporti di pesca, documenti doganali e documenti scientifici risalenti al 1700, un team guidato da Ruth Thurstan dell'Università di Exeter e Philine zu Ermgassen dell'Università di Edimburgo è riuscito a ricreare una mappa dei luoghi in cui un tempo prosperavano le ostriche: la più alta concentrazione si trovava in 1.196 località al largo di Paesi come Regno Unito, Francia, Irlanda, Danimarca, Spagna, Germania e Paesi Bassi. Lo studio è stato pubblicato su Nature Sustainability.. cifre da record. Anche l'Italia non se la cavava male, secondo uno dei documenti più antichi, pubblicato nel 1715 dal naturalista Luigi Ferdinando Marsili, il Mare Adriatico era ricco di questi molluschi: "Il fondo del mare è pieno di ostriche, quasi poste l'una sull'altra come pietre, che formano un muro". Nel 1885, la pubblicazione The Fisherman's Practical Navigator rilevava la presenza di banchi di ostriche di "enormi dimensioni" nel Mare del Nord, con un'estensione di 320 chilometri per 110 chilometri. Un articolo scientifico parlava addirittura di scogliere di ostriche che raggiungevano i 7 metri di altezza nel Mar Nero.. Una risorsa per l'ecosistema. «Oltre a essere un cibo delizioso, le ostriche svolgono preziose funzioni ecologiche», spiega Dominic McAfee dell'Università di Adelaide «filtrano i nutrienti e l'inquinamento dall'acqua (sottraggono persino particelle virali all'ambiente per assimilarle, scomporle e trasformarle in cibo), inoltre migliorano le condizioni dei fondali marini, che contribuiscono a sequestrare carbonio. Nel corso dei secoli, le ostriche proliferando sulle scogliere hanno creato habitat favorevoli per la riproduzione di pesci e crostacei, tra cui la razza comune, il cavalluccio marino dal muso corto e lo storione europeo. Inoltre, hanno svolto un ruolo fondamentale nella protezione delle coste dalle tempeste».. Lavori in corso. Per questo motivo Thurstan e zu Ermgassen si sono uniti a un gruppo di scienziati della Native Oyster Restoration Alliance (NORA) che sta aiutando a ripristinare le popolazioni di ostriche nelle acque europee, ispirandosi a un progetto simile in corso negli Stati Uniti e in Australia. In Europa sono in corso circa altri 30 piccoli progetti di ripristino..
Autore
Focus.it

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