Quando il gigante inizia a scricchiolare: i motivi della crisi Porsche

  • Postato il 29 luglio 2025
  • Auto
  • Di Virgilio.it
  • 1 Visualizzazioni

La transizione verso l’auto elettrica, spesso dipinta come il destino ineludibile dell’industria automobilistica, sta ora proiettando ombre persino sulle fortezze inespugnabili dei costruttori di auto sportive di lusso. Mentre giganti dell’iperlusso come Ferrari e Lamborghini continuano a registrare risultati senza precedenti, apparentemente immuni a qualsiasi crisi, il panorama si fa più complesso per coloro che si trovano un gradino più in basso. Dopo le note difficoltà di Maserati e il quasi atterramento di Jaguar, è ora il turno del colosso di Stoccarda, Porsche, di mostrare i primi, inattesi scricchiolii. La dichiarazione di Oliver Blume, amministratore delegato di Porsche, risuona come un’ammissione di profonda svolta: “Il nostro modello di business non funziona più nella sua forma attuale“. Una frase di peso, pronunciata in una lettera diretta ai dipendenti, che segna un punto di non ritorno.

I numeri non tornano

Dopo decenni di crescita e profitti invidiabili, la Casa tedesca ha comunicato dati meno floridi. Nei primi sei mesi del 2025, le vendite globali hanno subito un calo del 6% rispetto all’anno precedente. Le consegne hanno subito un’emorragia, con una decrescita dell’8% in Europa (e un preoccupante -23% in Germania), e un drastico -28% in Cina, un tempo paradiso commerciale ma ora saturato da elettriche locali sempre più competitive. Anche gli Stati Uniti, altro pilastro della strategia del marchio di Zuffenhausen, sono diventati un terreno accidentato tra dazi, cambio sfavorevole e instabilità politica.

Nonostante queste sfide, la quota di veicoli elettrificati di Porsche ha mostrato un incremento. Dei 146.391 veicoli venduti complessivamente, il 23,5% è elettrico e il 12,6% ibrido plug-in, portando la quota totale di vetture elettrificate al 36,1%, con un aumento del 15% rispetto all’anno precedente. A trainare questa transizione è stata la Macan, la cui ultima generazione, disponibile nel Vecchio Continente da oltre un anno solo in versione 100% elettrica, ha rappresentato il 60% di tutte le auto elettrificate del Cavallino di Stoccarda con 25.884 unità. Tuttavia, questi numeri, sebbene dignitosi, restano distanti dall’ambizioso traguardo dell’80% di auto alla spina nelle vendite globali entro il 2030, un obiettivo che è stato “abbandonato da tempo”. La Taycan, l’ammiraglia elettrica di Porsche, continua a non sfondare nelle vendite, calando del 49% lo scorso anno e perdendo un ulteriore 6% nei primi mesi del 2025.

La Macan non sfonda

Proprio la Macan, nonostante il suo contributo all’elettrificazione, si sta rivelando una delle problematiche più rilevanti. Se le proiezioni iniziali dovessero confermarsi, il SUV chiuderà l’anno con circa 50.000 esemplari venduti a livello globale, la metà rispetto ai quasi 100.000 toccati dalla generazione precedente nei suoi anni migliori. Comprendendo che il mercato non è ancora pronto ad assorbire un numero così elevato di auto puramente elettriche, Porsche ha fatto marcia indietro, avviando lo sviluppo di una nuova Macan con motori termici, sebbene il suo arrivo non sia previsto prima di tre anni.

Con la Cayenne, un altro modello da circa 100.000 clienti all’anno, Porsche ha adottato una linea più prudente, decidendo di affiancare alla generazione attuale con motori termici, almeno fino al 2030, quella nuova con motori elettrici, in arrivo entro la fine del 2025. Meno graduale sarà la transizione per le prossime Boxster e Cayman: le serie attuali cesseranno di essere prodotte a ottobre 2025 per essere sostituite da modelli elettrici nel 2026, pur avendo subito ritardi per problemi al software e alla batteria.

Le difficoltà della transizione EV

Il rallentamento ha colpito anche progetti più avveniristici. La hypercar elettrica Mission X sembra sia stata cancellata, e il progetto K1, un grande SUV elettrico a 7 posti, pare sia stato ritardato o addirittura soppresso, con ripercussioni sulla piattaforma che avrebbe dovuto essere condivisa da Lamborghini e Bentley. Dietro a queste decisioni non vi è solo una questione tecnologica, ma soprattutto economica: le auto elettriche, infatti, rendono meno, molto meno, di quelle a benzina. Questa realtà ha portato a una revisione delle previsioni di produzione, che calerà da oltre 300.000 unità annue a 250.000. Le ripercussioni si avvertono anche sulla forza lavoro: dopo il non rinnovo di 1.500 contratti nel 2023, altri 3.900 posti, pari al 15% della forza lavoro attuale, scompariranno entro il 2029, sebbene senza licenziamenti diretti grazie a un patto sindacale che garantisce la stabilità fino al 2030.

Il segnale è chiaro: Porsche non si sente più invincibile. Il futuro, come delineato da Oliver Blume, sarà “ibrido, multiforme e adattabile, niente più corsa “forzata” all’elettrico”. I motori a combustione saranno ancora aggiornati, poiché “fanno cassa”, garantendo la solidità finanziaria necessaria per continuare gli investimenti in elettriche più sostenibili. È una marcia meno trionfale, più guardinga e pragmatica. Il lusso automobilistico sta attraversando una vera e propria crisi identitaria, in un delicato equilibrio tra un passato rombante e un futuro sempre più silenzioso, ma non ancora del tutto abbracciato.

Autore
Virgilio.it

Potrebbero anche piacerti